
Siamo nel periodo della roba della Marvel, e ogni nuovo film di questo fortunato filone viene preso come se fosse la venuta di cristo in terra: i siti di cinema sparano voti altissimi, recensori che si affannano nel dire la propria, tutti che ne parlano in modo compulsivo, Youtube si ritrova improvvisamente piena di esperti e lo hype pre e post film vola alle stelle.
E sia chiaro che a me piace il cinema commerciale, ci sguazzo dentro come un bimbo e adoro analizzarne, per quanto posso, i vari aspetti che compongono questa ricerca del vendibile alla massa. Inoltre possiamo considerare questo fenomeno come un moderno cinema epico e di richiamo, come poteva essere il colossal negli anni ’60, ovviamente rapportato alla visione che il cinema e le produzioni hanno del commerciale oggi. Ma il cinema commerciale ha sempre seguito le mode e sé stesso, e spesso le decadi cinematografiche sono facilmente identificabili oltre che dall’immaginifico che portavano in schermo anche dall’ostentata ripetizione di un genere o di certi cliché che poi componevano l’andazzo generale del cinema di quel periodo. Nel 2008 esce Iron Man e dà inizio a quello che poi sarà il Cinematic Universe Marvel che a quanto pare sta sforando questa regola non scritta dei dieci anni per infestare i cinema almeno fino al 2020, da quello che leggo sulla rete.
Grandissimo successo questa idea di colossal moderna che porta al cinema ogni tipo di persona e accontenta grandi e piccini, ovviamente la maggior parte della roba commerciale che ci si puppa in questo periodo è un po’ tutta marvelizzata e se in certi casi è un bene spesso si finisce per ricalcare cose fuori contesto, basti vedere l’ironia del nuovo Star Wars Episode VII che, anche se a me piace molto, è molto di stampo marvelista con personaggi petulanti e autoironici e situazioni anticlimatiche a iosa. Avete visto le nuove armature del reboot dei Power Rangers? Ovviamente sembrano tutti Iron Man! Cosa porta la gente al cinema in questa decade? Iron Man!
Ma la Marvel in questo suo fortunato periodo non sta solo sfornando cinecomix colossali dal budget stratosferico e dal rimbombo esasperante, ha avuto anche la buonissima idea di puntare di tanto in tanto su prodotti in cui vengono iniettati molti meno soldi e che quindi provano a smuovere corde differenti da quelle a tratti stucchevoli dei prodotti di punta.
In questo ritrovo per prodotti diciamo alternativi al classico marvel grossone troviamo due film molto interessanti: Ant Man che secondo me è il Marvel visivamente più interessante, e Deadpool. Su cui ci facciamo una chiacchierata oggi e che ricordiamo è dalla parte del cinecomics Marvel X-Men quindi prodotto e distribuito dalla 20th Century Fox e non da Disney.
Per adesso lasciamo perdere tutto quello che si potrebbe dire sull’universo cinematografico della Marvel e teniamocelo per una analisi più approfondita nel futuro quando sentirò questo mostro gargantuesco ad un punto di arrivo.
Dicevamo di Deadpool: è inutile parlarne come tanti hanno fatto, se volete leggere la solita recensione sui pregi e i difetti del film penso che il web vi possa soddisfare a pieno. Proviamo a fare un ragionamento sì sul film ma prendendolo leggermente alla larga: la percezione personale e il provare a discernere un prodotto da come è a come poi lo recepisci.
Una delle cose che ho sempre reputato più difficile quando si parla di cinema, o di qualsiasi altra cosa, è il provare a dare un giudizio imparziale e uno più emotivo, tentando di discernere i due aspetti per poi incorniciare meglio il prodotto preso in analisi. Questa cosa secondo me è fondamentale con praticamente ogni cosa con cui ci si rapporta, con Deadpool io sono arrivato alla massima espressione di questo concetto considerando il film obiettivamente buono ma personalmente ripugnante.
Avete presente quando parliamo di cinema con degli amici meno fissati e viene sempre fuori il tizio a cui piacciono le cose ma non sa spiegarti il motivo? O che accusa un film di qualcosa che non inficia minimamente sulla sua qualità? Questa è emozione, e ci piace così, il cinema alla fine non è asettico come una recensione tecnica ci vuole far sembrare, il cinema è emozioni sentimenti e battito cardiaco. Questi individui prendono ogni cosa di petto e è bello che sia così, ci danno l’idea del perché alcune emozioni non possono essere catalogate. Arrivano e basta.
E poi di sicuro avete l’amico con la faccia da “sento odore di merda da tutte le parti” che analizza tutto e non si diverte davanti a nulla, che ci piace meno perché ci fa meno ridere, è palloso come un cadavere e ci fa vedere la roba di Visconti a forza, quando lo sappiamo tutti che il cinema d’autore è per universitari e sessantenni. A trent’anni vuoi chiaramente Iron Man che si pesta con l’alieni. E’ così, anche se tutti lo nascondiamo. Non credete ai trentenni che si fanno belli con Fellini, non esistono.
Il difficile è unire in una sola persona questi due individui in eterna lotta tra di loro come il bene e il male, ma quando ci si arriva secondo me si riesce a godere di praticamente ogni film che ci viene sottoposto.
E’ il raggiungimento del Nirvana cinematografico.
E queste entità in lotta per un attimo si sono placate durante la visione di Deadpool, e alla fine sedendosi attorno ad un tavolo hanno emesso un verdetto. Molto particolare.
Come mai mi fa ribrezzo ma non mi pare un brutto film? Spesso quando finisco di vedere qualcosa vado su IMDB a dare un voto, per questo non l’ho fatto. Quando dovrei dare su una scala da 1 a 10? 3 e 7? Non avrebbe senso. Faccio la media? 5?
Assolutamente no.
Ma quale delle due mie parti è stata appagata e quale è morta dentro appassendosi come in una nuvola venefica?
Deadpool che mi piace
Deadpool è un film tecnicamente molto azzeccato. Prima di tutto evita sempre di strafare con la troppa roba in schermo e misura sempre le scene d’azione che se sono ricche di particolari e personaggi vengono tagliate in sezioni narrative così da poterne godere a piccoli bocconi, oppure usa dei sapienti ralenty per enfatizzare la scena. Spesso questi sono usati come espediente ironico più che come amplificatore di epicità come spesso vediamo nei film del solito genere, ponendo la tecnica del rallentare in un luogo molto distante da quello che ci è sempre stato fatto vedere dagli anni ’80 a oggi e facendo bene dove spesso altri avevano fallito, se pur sfruttando la solita idea. Infatti per sua natura Deadpool sminuisce ogni accenno di epico relegandolo al grottesco, interessante quindi che anche le tecniche di ripresa e gli espedienti di montaggio siano affetti da questo alone di demenza che pervade tutto il film. Una scelta lucida e molto coerente che mischia la narrazione con tutto il visivo che il film ha da offrire.
A questo proposito, un elogio verso Tim Miller, regista esordiente al suo primo lungometraggio che dimostra come sia possibile accontentare i palesi paletti imposti dalla natura commerciale del film ma comunque riuscire a girare un prodotto coerente che sposa una regia propedeutica alla narrazione senza dimenticare poi il suo vero scopo.
Vorrei soffermarmi sulla scelta, ottima, dello scandire del tempo, e soprattutto sul montaggio delle scene di sesso. Prima di tutto la narrazione non è lineare e ci ritroviamo catapultati all’inizio in una scena d’azione incasinatissima per poi ripercorrere gli eventi pregressi che la scateneranno. La cosa certamente non è nuova, ma in questo film è dotata di una forza autoironica molto prorompente che, come già detto, mette tutto sotto questo piano anticlimatico costante che invoglia maggiormente lo spettatore nello scoprire come mai siamo finiti all’interno di un furgone che si ribalta dentro un’esplosione. Devo dire che effettivamente non sai mai cosa aspettarti da questo prodotto e tentare di ricollegare gli eventi è di per sé una scelta azzeccata per smuovere l’interesse del pubblico.
Ad un certo punto il film si trova davanti ad un dilemma: come veicolo una storia d’amore che si estende in un lasso di tempo molto dilatato e che comunque deve rispecchiare il tono della narrazione e dei personaggi? Bella domanda: con tutto questo scazzo continuo che Deadpool ci vomita contro sarebbe stato molto difficile riuscire a veicolare come questo imbecille totale si possa essere legato alla bella di turno (una Morena Baccarin che più bona di così credo che non si vedrà mai più nella storia del mondo).
Allora un bel montaggio!
E che palle, già negli anni ’80 avevano ampiamente rotto i coglioni con il montaggio musicale. Delle volte serve, ma spesso è un espediente quasi meccanico sfruttato in modo banale. In questo periodo e in questo genere di film pochi riescono a tirare fuori qualcosa da questo espediente, e si parla sempre dei soliti geni: Burton, Wright, Fincher, Boyle. Pochi altri. Quindi?
Ecco che scoppia la scintilla: siccome questi due sono dei totali deficienti e pensano praticamente solo a scopare si fa sì un montaggio, ma di loro che si inventano delle fantasie sessuali a tema con le festività del periodo. Questa scelta potrebbe sembrare molto stupida ma invece funziona alla grande, le scene sono simpatiche, comunicano bene lo scorrere del tempo e dipingono la demenza in cui questi tizi sguazzano inserendo perfettamente Deadpool nella cornice del film.
Ottimi anche gli effetti speciali che sono relativamente pochi e ben dosati.
Alla fine tutto il comparto visivo ne esce più che vincente risultando moderato quando deve esserlo e esagerato quando la scena lo richiede, comunque senza mai prendersi troppo sul serio, che è un bene, e appagando lo spettatore con una bella fotografia molto colorata e delle scene ottimamente costruite in grado di sfruttare i personaggi in campo e di dipingere le ambientazioni.
Deadpool che non mi piace
Ecco che le due entità si confrontano perché al contrario di quanto possa aver detto prima per me la visione di questo film è stata un incubo surreale, perché? COME SI FA A TROVARE QUESTE BATTUTE SIMPATICHE?
Io non ho capito cosa c’è di simpatico, o ilare, in questo grottesco personaggio. E non fraintendetemi: ho capito che la sua natura è questa, Deadpool è fatto così e non è un errore, è il suo io, la sua genesi. E nel film questo essere incredibilmente stupido riesce alla grande, sono riusciti a creare un prodotto coerente e che dimostra una lucidità quasi esasperante, prendendo come base le battute sul puzzo di merda.
Sono… io sono… Stordito. Non so se sono dei geni o di completi beoti.
La cosa che mi preoccupa è che anche Neri Parenti con i suoi natali trash post 2000 era lucido nel creare le battute sul mangiare le minestre alla piscia, come sono lucide le commedie demenziali parodia di altri famosi film, vedi Treciento o The Hungover Games, in cui le battute nel trailer sono dei peti.
Quindi questo Deadpool è a quel livello? Assolutamente no, ma la mia percezione lo mette a quel livello, alla fine quanto è distante? Si discosta ovviamente il visivo, che come detto è veramente ben fatto, il genere che ricade nel cinecomics, e perché talvolta fa qualche battuta intelligente che prende il giro il brand in cui è calato.
Per il resto ci troviamo davanti una caterva di battute sul puzzo di piscio, i rutti, la merda, le leccate di topa, i buchi sui pantaloni all’altezza del culo, le prese di culo ai vecchi.
Sinceramente, fa ridere questa roba? Alle battute che sfondavano la quarta parete, magari sul brand degli X-Men, nessuno batteva ciglio. Mentre le mutande smerdate: “AHAHAHHA”
Ecco, io mi sono spaventato. Alla visione di questo film mi sono spaventato. E riconosco la fedeltà con il personaggio fumettistico anche lui irriverente, stronzo, menefreghista, molto poco politically correct. Forse c’è una differenza di mezzi di comunicazione, dal cinema al fumetto il passo è abbastanza lungo, anche se il periodo ci vuole far credere differentemente i due prodotti vivono di una dialettica completamente differente e se una cosa funziona in un determinato contesto non è automatico che funzioni se inserita in un’altra cornice.
La percezione sensoriale cambia e se magari ti fa ridere il Ninja Murasaki di Dragon Ball che prende in culo il bastone di Goku strabuzzando gli occhi… ecco magari vedere un ipotetico live action che tramuta quella scena in un contesto visivamente e percettivamente differente potrebbe risultare tutt’altro che divertente. Deadpool al cinema soffre di una maledizione: è un personaggio parodistico del tutto avulso dalla realtà ma che in un suo singolare modo ne fa parte, e questa forza presa come testata Marvel che scazza se stessa in un ambiente fumettistico riesce, ma al cinema stona. Ha portato in schermo un tipo di battute a mio avviso di cattivo gusto e lo sfondare continuamente la quarta parete decontestualizza l’aspetto narrativo della vicenda che invece è molto serio, risultando quindi di difficile fruizione. Forse questo funziona in carta, non molto in pellicola.
Deadpool è molto delicato come personaggio, il suo egocentrismo lo rende utilizzabile esclusivamente in prodotti stand alone che fanno di Ryan Reynolds il solo e unico mattatore della scena, un continuo one man show molto marcato. Questo lo rende una bomba ad orologeria: se lo cali in altri brand come comparsa o sidekick automaticamente schianta ogni possibilità di serietà del prodotto e sminuisce la forza prorompente del personaggio, da solo ti deve proprio piacere tanto questo tipo di simpatia grottesca e mindless per apprezzare a pieno il film.
Che poi quando tutti ridono e io rimango impassibile sulla sedia del cinema cittadino mi preoccupo. Tanti si vanterebbero, ma io no. Mi viene l’ansia. C’è qualcosa di sbagliato in me? Cosa non capisco?
Sinceramente detesto questa trasposizione cinematografica, però tecnicamente è un film davvero fatto con coerenza e lucidità. E anche bene.
Ma lo detesto. Detesto il personaggio, non mi pare a suo agio nella cornice cinema, reputo le battute di questo film infantili e stupide e spero sinceramente che non lo utilizzino mai più per via della sua natura instabile e destabilizzante.
Quindi, come stanno le due realtà? Quella emotiva e quella Razionale?
Stanno male, e sapete perché? Perché il film doveva far leva su quella emotiva e sopprimere quella razionale ma per me è stato differente. La mia metà emotiva si sentiva intrappolata in un incubo dove Carlo ed Enrico Vanzina combattevano il buon senso travestiti di Iron Man e Thor, stordita e catatonica. E quella razionale mi impediva di godere di questo frastuono grottesco ripetendomi: “Guarda, ridono tutti. Ridi anche te. Fa ridere. Le scurregge. La merda. Ridi. RIDI INSIPIDO E NOIOSO TRENTENNE. Ridi pezzo di merda! Non Ridi? Allora passiamo ad analizzare in modo asettico e noioso un film che non dovrebbe esserlo. Sei vecchio dentro.”
Ritorno quindi all’inizio.
Mi stupisco di quanto sia ben fatto, ma mi contorco nel dolore da quanto lo trovi disgustoso. Per questo delle volte è meglio l’amico super entusiasta, o l’intellettualoide di Sokurov. Perché sai cosa ti aspetta, cadi in piedi, e magari basta una singola parola sincera: “Fa schifo” / “E’ bellissimooooo!!” Per arrivare ad un punto e chiudere la faccenda, piuttosto che scrivere 3000 parole senza trovare una conclusione decente al discorso.
Perché alla fine va bene che Deadpool sia fatto così, e va bene che piaccia o non piaccia, si pone in mondo molto schietto ed emotivo e questo non è un problema, va preso in mondo schietto ed emotivo. Lo senti nel petto e se ti fa ridere… Bon per te. Certo obiettivamente talvolta subisce qualche inciampo narrativo, il plot è un mero espediente per costruire le battute e nulla più e i personaggi oltre al protagonista sono abbastanza standard e poco interessanti. Ma lo sapevamo, lo sapevate.
Però questo non vale per ogni cosa che possiamo considerare grottesca e stupidamente volgare? Non siamo difronte all’intelligenza di South Park che sfrutta degli espedienti di cattivo gusto ma che inseriti brillantemente in un contesto sociale assumono un valore del tutto contrario al loro apparire, né si intravede di lontano un Super o un meno riuscito Kick Ass (il primo titolo, il secondo è un disastro) che sfruttano la violenza grottesca per mandare un messaggio e dipingere dei personaggi, forse non siamo nemmeno davanti a Boldi che levita nel nulla narrativo propellendosi con i peti. Sarebbe esagerato. Ma concettualmente quanto siamo distanti dal dover ammettere che: “è fatto così e deve piacerti così“
Cosa che alla fine è un buco nero concettuale. Se fai due chiacchiere con una mosca non ti parlerà male degli escrementi di cane consumati per pranzo.
Non sarà che in questo periodo diamo troppo peso al cinecomics e talvolta gli attribuiamo meriti e particolarità che non hanno? Alla fine dove porta questo film, questa sua volgarità dove ci conduce? E’ considerato intelligente ma non né vedo il motivo. Perché talvolta parla del Professor X riferendosi all’attore invece che al personaggio? Un po’ debole.
Se non si riesci a godere della sua irriverenza, se non ridi della sua ironia, dove conduce questo frastuono di demenza? Da nessuna parte.
Ecco cosa è alla fine Deadpool, un film dove non ci sono messaggi di nessuna natura, dove si scambia il grottesco fine a sé stesso come un guizzo di genialità, e dove anche i peti fanno ridere. Cosa rimane? Se non ridi cosa rimane? Un frastuono di stronzate con personaggi piatti e poco interessanti inseriti in una storia di vendetta che… Sinceramente… ha molto poco da offrire.
A me i peti non facevano ridere prima e, colpo di scena, non fanno ridere adesso.
Forse il lato razionale mi sta facendo pensare troppo ad un film che ho, emotivamente sinceramente e ingenuamente percepito…
COME UNA MERDA COLOSSALE
Sarà che a me piace una comicità differente? Forse il sentirne parlare bene da tutti mi aveva fatto pensare ad altro?
Non lo so. So che: “è fatto così e deve piacerti così“
Continua a ripeterlo e forse ne uscirai indenne.
3 risposte a "Deadpool"