Il listone del 2017, primo semestre

91t2bhimyyxl-_sl1500_Questo post è frutto di un’idea cretina che mi è venuta in chiusura dell’anno: perché non scrivere due o tre frasi su ogni film che ho visto quest’anno (in ordine rigorosamente cronologico)? E perché scriverle, vi chiederete voi? Non importa, se volete potete non leggere… La seconda parte arriverà presto (spero – update: eccola qui!).

Young Sherlock Holmes (B. Levinson, 1985). Questo film almeno una volta all’anno me lo riguardo: scritto da Chris Columbus nel suo periodo d’oro, ispirato agli scritti di Arthur Conan Doyle, è una splendida avventura che non ha nulla da invidiare a The Goonies (1985) o Stand By Me (1986). Non mi stancherò mai di rivederlo!

I Origins (M. Cahill, 2014). Film a metà tra il romantico e la sci-fi un po’ alla stregua di The Eternal Sunshine Of The Spotless Mind (2004). Ho trovato più interessante la premessa e l’intera prima parte del finale che secondo me avrebbe potuto essere più stimolante e meno mieloso, ma comunque lo reputo un film da vedere.

The Bridges of Madison County (C. Eastwood, 1995). Come sempre un film di Clint va visto per sapere cosa ha combinato. Il film romantico non è proprio il mio genere favorito (ci siamo lontanissimi, diciamo la verità), ma questo è ben girato e Clint mi è piaciuto parecchio anche se avrei preferito che avesse tirato fuori una 44 Magnum o almeno una Colt a 6 colpi da qualche parte. Meryl Streep è molto credibile come italiana. Davvero.

Terminator 2: Judgment Day (J. Cameron, 1991). Altro film che almeno una volta all’anno mi tocca. James Cameron è uno dei miei registi di riferimento e in questo film non delude, anche se continuo a preferire la prima che trovo assolutamente perfetta (in questa seconda in un paio di punti il ritmo scende un pochino).

The Shining (S. Kubrick, 1980). Era tanto che non rivedevo questo capolavoro assoluto, e non ho potuto fare a meno di notare come effettivamente sia un capolavoro assoluto. E’ semplicemente un film perfetto, tutto funziona come deve funzionare, e non vedo l’ora di avere l’opportunità di vederlo in un cinema…

The Princess Bride (R. Reiner, 1987). Film con cui sono cresciuto e continuo a vivere, è un altro classico che rivedo sempre volentieri. Nella seconda parte si perde un po’, ma non mi stanca mai ed è anche uno dei film da cui prendo a piene mani quando mi partono le citazioni cinematografiche (da Vizzini a Iñigo Montoya!).

The Witches of Eastwick (G. Miller, 1987). Dopo Mad Max Miller non poteva che abbassare un po’ i suoi standard, ma questo film con Jack Nicholson, Cher, Susan Sarandon, e Michelle Pfeiffer si fa guardare più che volentieri. Ha tante cose non riuscite dentro, ma anche tanti spunti originali. Da vedere!

T2 Trainspotting (D. Boyle, 2017). Danny Boyle è un altro di quei registi che può facilmente tirar fuori dei film fantastici così come delle ciofeche. In questo caso siamo nel mezzo, ma la cosa positiva è che mi ha fatto venire voglia di rivedere la prima che non vedevo da tanto tempo e… vedi sotto!

The Omen (R. Donner, 1976). Donner è un regista di cui si sente parlare poco ma che ci ha regalato una marea di film che meritano di essere visti. The omen è sicuramente uno di questi, con un grande Gregory Peck (che un po’ si vergognava di questo suo lavoro, a dire la verità) e una storia che ha poi ispirato quei geni di Terry Pratchett e Neil Gaiman per il loro Good Omens: fosse anche solo per questo, grazie Donner!

High Fidelity (S. Frears, 2000). Una commedia simpatica, con un John Cusack molto in forma (anche Jack Black, pur se in una parte minore!), e uno dei pochi film di cui sopporto la voce narrante che qui è usata in una maniera quasi simpatica, con Cusack che rompe il fourth wall spesso e volentieri e le dà un ritmo notevole.

Star Trek VI: The Undiscovered Country (N. Meyer, 1991). Probabilmente il film più riuscito di tutti gli Star Trek: avvincente, con dialoghi sempre azzeccati, pieno d’azione, e con anche un sottotesto molto attuale basato sulla Guerra Fredda e la crisi dell’URSS. Ridatemi questi Star Trek qui!!!

Bram Stoker’s Dracula (F. Ford Coppola, 1992). Era tanto che non lo vedevo e ne avevo un ricordo negativo, ma con un po’ di conoscenza in più del cinema classico a cui si rifa devo ammettere che l’ho apprezzato parecchio di più di quanto non ricordassi. Belle atmosfere, bravissimi attori (Gary Oldman su tutti), e tanti omaggi al cinema classico del genere. L’ho rivalutato tanto.

El dìa de la bestia (A. De la Iglesia, 1995). Basta, devo smetterla con Alex De la Iglesia. Si vede che è anche uno bravo, ma tanto inevitabilmente butta tutto in vacca in ogni film che ho visto. Questo è tra quelli che si salvano di più, ma in ogni caso per me siamo a livelli di un Robert Rodriguez (che già non mi fa impazzire) minore.

Edward Scissorhands (T. Burton, 1990). Tim Burton al suo apice, in questo periodo non sbagliava un film. In Edward Scissorhands funziona tutto, dalle musiche ai colori e alla fotografia, dagli attori alla sceneggiatura, dalla storia alla regia. Era tanto che non lo rivedevo e non farò passare troppo tempo prima di riguardamelo un’altra volta.

Unforgiven (C. Eastwood, 1992). Un western epico, sudicio, genuino… da vedere. Fu un successo strepitoso quando uscì e a occhio fu l’ultimo western ad essere riconosciuto come un grande film (dovrei fare delle ricerche, ma ho altri 80 film di cui scrivere…). L’ho visto quest’anno per la prima volta e tra un po’ ho intenzione di rivederlo per formare un giudizio che non sia basato solo su una visione.

Ghost in the Shell (R. Sanders, 2017). Ne abbiamo scritto qui sul blog. Non mi voglio ripetere: per ma la cosa migliore è che mi ha fatto venire voglia di vedere l’originale, che non conoscevo.

Ghost in the Shell (M. Oshii, 1995). Ha una forza dirompente incredibile, ancora di più se lo si pensa calato nell’anno in cui uscì. Confusionario, oscuro, incasinato… potente ed imperfetto, da vedere più volte per apprezzarlo a pieno, probabilmente.

Nieve negra (M. Hodara, 2017). Un thriller con un attore molto bravo (R. Darín) che perde molta della sua forza, se non tutta, visto che dopo tre quarti d’ora si capisce perfettamente dove va a parare. Altri che l’hanno visto con me al cinema però si sono sorpresi, quindi forse il mio giudizio è troppo negativo. Guardatelo e fatemi sapere!

Life (D. Espinosa, 2017). Un remake di Alien, peggio dell’originale, con effetti speciali incredibili per quanto riguarda le scene a zero gravità. Ma sinceramente non ho nessuna voglia di rivederlo.

The Goonies (R. Donner, 1985). Un classico e un cult, anche se l’ho trovato invecchiato un po’ peggio di quanto pensassi. Nonostante questo ha tante di quelle scene memorabili e tante di quelle frasi da ripetere ad libitum, che rimane un film da guardare e riguardare.

Airplane! (J. Abrahams & Zucker bros, 1980). Non lo vedevo da venti anni almeno, e ci sono morto dalle risate. Rimane una delle commedie più divertenti che abbia mai visto, e tra un po’ me lo riguardo di sicuro!

The Thing (J. Carpenter, 1982). Capolavoro assoluto. Su John Carpenter non riesco a scrivere nulla di diverso da “capolavoro”, “inarrivabile” e “meraviglioso”! E questa è nella mia top 10 assoluta senza dubbio alcuno! Incredibile che quando uscì lo massacrarono, se ci pensiamo…

Trainspotting (D. Boyle, 1996). Finalmente ho visto ‘sto film in lingua originale per la prima volta. Fortissimo, pieno d’energia, e certamente migliore del suo tardivo seguito. Finalmente ho capito perché fu un successo strepitoso quando uscì.

Gremlins (J. Dante, 1985). Ancora dalla fantasia di Chris Columbus (che si ispirò ai rumori degli scarafaggi che gli infestavano casa quando non aveva un soldo e tentava di vendere sceneggiature a Hollywood) e ancora dalla mano alla regia di Richard Donner, ecco un altro film da guardare e riguardare. E il 7 gennaio me lo vo a vedere al cinema, grazie al mio cinema di fiducia dietro casa! Non vedo l’ora!

Raiders of the Lost Ark (S. Spielberg, 1981). Che dire di questo film? Divertente, pieno di scene d’azione memorabili, con un Harrison Ford in piena forma… mi piaceva da bimbo, e mi piace adesso esattamente allo stesso modo.

Indiana Jones and the Temple of Doom (S. Spielberg, 1984). Peggiore del primo film, con alcune scelte abbastanza poco riuscite/squallide (la caduta in gommone dall’aereo è un po’ come sfuggire a un’atomica in un frigorifero, e davvero pessime le scene con gli indiani poveracci che festeggiano i bianchi che li hanno liberati dai cattivi), ma anche con tante belle scene horror e d’azione (l’inseguimento sui carrelli!) che è difficile dimenticare.

Duel (S. Spielberg, 1972). Impressionante: basso budget, fatto per la TV… ed è un film davvero bello, avvincente, e che posso guardare e riguardare senza stancarmi. D’altronde se si chiama Spielberg un motivo ci sarà.

Indiana Jones and the Last Crusade (S. Spielberg, 1989). Sarà anche oggettivamente peggio del primo film, ma a me piace allo stesso modo, e ne apprezzo gli spunti comici che trovo quasi sempre riusciti. Vedere Sean Connery al fianco di Harrison Ford è puro piacere cinematografico!

Batman Beyond: The Return of the Joker (C. Geda, 2000). Oltre a bei disegni e una buona animazione, ha una scena in flashback che merita la visione dell’intero film. E anche la voce di Mark Hammill!

Soldados de Salamina (D. Trueba, 2003). Un’onesta rappresentazione cinematografica di un bellissimo libro di Javier Cercas. Se non l’avete letto, fatelo, e non guardate il film prima di averlo fatto!

The Babadook (J. Kent, 2014). Un’impressionante opera prima, uno horror intelligente e ben girato, con attori sempre convincenti, una storia molto seria e più piani di lettura… è già entrato tra i film che ho voglia di vedere regolarmente!

Quién puede matar a un niño? (N. Ibañez Serrador, 1976). Film a basso budget per la TV sorprendentemente coraggioso e impattante. Dovrei fare delle ricerche serie per vedere quanto abbia preso dallo horror italiano del tempo, ma l’ho trovato molto originale. Un film ingiustamente dimenticato?

Relatos salvajes (D. Szifron, 2014). Film argentino a episodi. L’avevo visto al cinema e mi aveva impressionato favorevolmente, e la seconda visione in DVD ha confermato tutto. A parte l’ultimo episodio che trovo un po’ troppo lungo e negativo, è tutto da godere!

Night of the Living Dead (G. Romero, 1968). Qui nasce il cinema del mitico George Romero, che ci ha tristemente lasciato proprio quest’anno. Questa sua opera prima fatta con due lire e con attori praticamente non professionisti ha una forza incredibile e già faceva intuire senza ombra di dubbio la grandezza del genio di Romero.

The Truman Show (P. Weir, 1998). Questo film risultava intelligentissimo nel 1998, e forse lo risulta ancora di più oggi dopo tutti i recenti avanzamenti tecnologici volti a controllare tutto quello che facciamo in ogni momento. Jim Carrey è sinceramente impressionante, evidentemente diretto molto bene da Weir (che in realtà poi non ha fatto grandi cose…).

Get Out (J. Peele, 2017). Altra opera prima, altro horror spettacolare. Fortunatamente me lo sono goduto al cinema, e ora me lo sono pure preso in DVD per riguardarmelo. Davvero un film fantastico, è un piacere vedere che un genere come lo horror ancora offre cose interessanti ogni tanto!

Pink Floyd: The Wall (A. Parker, 1982). Visto al cinema pure questo, e ci tornerei anche oggi se ne avessi la possibilità. Adoro la musica dell’album e Parker ha fatto un gran lavoro per attaccarci delle immagini. Un classico.

From Dusk Till Dawn (R. Rodriguez, 1996). Scritto da quel folle di Tarantino, se forse l’avesse pure diretto sarebbe uscito un prodotto diverso… ma comunque rimane un film che ho sempre curiosità di rivedere. Ogni volta ne esco con una sensazione diversa, e quest’anno mi ci sono divertito un sacco.

La comunidad (A. De la Iglesia, 2000). Certamente il film più quadrato di De la Iglesia, ma comunque è bene che smetta di guardare i suoi film, che tanto non mi convince mai fino in fondo.

Assault on Precinct 13 (J. Carpenter, 1976). Capolavoro assoluto per me. Mi canticchio la musica praticamente ogni giorno, e spesso lo uso come colonna sonora cucinando o pulendo casa. Non mi stanca e non mi stancherà mai.

Escape from New York (J. Carpenter, 1981). Idem come sopra, con in più il bonus di poter citarlo ogni tre per due: “I thought you were dead“, “It’s about the survival of the human race, something you don’t give a shit about”, “Call me Snake”, “It’s not funny, Plissken“…

The Wizard of Oz (V. Fleming, 1939). Un grande classico, da guardare anche solo per leggerne i trivia su imdb e capire come funzionava il cinema in quegli anni lì.

Mad Max Fury Road (G. Miller, 2015). Il miglior film d’azione mai girato, una fotografia che da sola vale la visione del film, Tom Hardy e Charlize Theron che insieme sullo schermo hanno una forza da non credere… almeno una volta all’anno va visto!

Dead Poets Society (P. Weir, 1989). Altro film che ricordavo bello bello e che ho rivalutato un po’ in peggio… un po’ troppo tragico per quello che vuole dire, e un po’ troppo basato sulla performance di Robin Williams per reggersi in piedi da solo. Rimane un buon film, secondo me, ma nulla più.

Zoolander (B. Stiller, 2001). Commedia divertente, non l’avevo mai vista, lo ammetto. C’ho riso, ma non a crepapelle, comunque prima o poi ho intenzione di rivederla per tentare di capire come mai fu un fenomeno così grande quando uscì.

Shaun of the Dead (E. Wright, 2004). Edgar Wright è uno che per me non ha sbagliato nemmeno un film fino ad ora, e questo è il mio preferito dei 5 che ha fatto. Assolutamente perfetto in tutto e per tutto, e ad ogni visione ne cogli aspetti nuovi che ti erano sfuggiti prima. Fantastico.

Baby Driver (E. Wright, 2017). Grandissimo film, ne ho scritto una recensione qui sul blog quindi non scrivo altro.

Kill Bill Vol. I & Vol. II (Q. Tarantino, 2003 & 2004). Altro regista che per me non ha sbagliato nulla fino ad ora. Nonostante siano 4/5 ore di film, non mi stanca mai rivederlo. Epico, divertente, triste… davvero meraviglioso!

Broken Flowers (J. Jarmusch, 2004). Divertente commedia di quel matto di Jim Jarmusch, con un Bill Murray che trasporta il film dall’inizio alla fine. Interessante il finale che non spiega nulla (e metacinematografico, col vero figlio di Bill Murray che gli passa davanti) e lo fa volutamente (se siete curiosi, cercate come Jarmusch creò la lettera che dà il via alla storia).


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