Peter’s Friends: recensione del film

jzkm77hlqtqeq7dl3eguer6nuetPeter’s Friends (Gli amici di Peter) è un film del 1992 con Kenneth Branagh alla regia e che vanta un incredibile cast di attori inglesi. Si tratta di un film corale sull’amicizia, tanto per continuare con questo tema dopo la visione di Beautiful Girls (1996) di Ted Demme già recensito su questo blog. Ne consiglio la visione? Assolutamente sì, e ora ve ne scrivo il perché.

L’idea dietro a Peter’s Friends è la seguente: Stephen Fry, rampollo ribelle di una famiglia nobile inglese, alla morte del padre invita i suoi vecchi amici con cui aveva avuto anni prima una strampalata compagnia teatrale a passare due giorni a cavallo di capodanno a casa sua. Sono passati dieci anni dall’ultima memorabile serata passata tutti insieme di cui vediamo qualche momento all’inizio del film. Film che quindi ci mostra questa riunione di amici trentenni e poco a poco ce li fa conoscere, ognuno con le sue storie personali e con le sue stranezze. E chi sono questi amici?

Hugh Laurie (che tutti conosceranno per essere Dr House) e Imelda Staunton (ovvero Dolores Umbridge nei film di Harry Potter) sono non solo amici ma sono pure sposati, e li vediamo nelle vesti di genitori premurosi che danno dettagliate istruzioni alla baby sitter prima di lasciarle il figlio per i due giorni che passeranno da Fry. Kenneth Branagh (che negli anni ha fatto un po’ di tutto, da Shakespeare fino al professor Gilderoy Lockhart di Harry Potter) arriva con la sua moglie statunitense, Rita Rudner, dopo aver fatto successo proprio negli Stati Uniti grazie a un programma televisivo. Emma Thompson (la professoressa Trelawney di Harry Potter e mille altre cose, ovviamente: pure moglie di Branagh, al tempo di Peter’s Friends!) è una specie di hippie vestita con dei teli di iuta che appare inizialmente come una persona sola ed insicura. E infine la spumeggiante Alphonsia Emmanuel arriva con l’ennesimo dei suoi amanti che durano tutti troppo poco perché qualcuno riesca a conoscerli davvero.

Già da qui si capisce la ragione per la quale questo film funziona: la maggioranza degli attori erano amici per davvero! Molti di loro si conoscevano sin dai tempi dell’Università, dove alcuni avevano anche fatto parte di una compagnia teatrale. Inoltre Fry and Laurie era un duo comico già di successo (e alcuni dei loro sketch sono memorabili: ma lei come si chiama?), e naturalmente Branagh era abbastanza intelligente da non far loro ripetere i loro sketch, bensì praticamente limitandone l’interazione al massimo (al contrario dei comici della TV italiana a cui vengono fatti “film” in cui ripetono quello che propongono in TV).

Ma allora è una commedia, esclamerete voi! No. Ma proprio per niente, anzi, mancopegnente come dice una mia amica di Bari. Nell’arco del film scopriamo (warning: SPOILERS AHEAD!!!!) di un trauma fortissimo che impedisce la normale vita di coppia al duo LaurieStaunton, capiamo dell’impossibilità di avere relazioni amorose normali da parte della Emmanuel, viviamo il dramma dell’amore non ricambiato della Thompson, assistiamo al disfacimento del matrimonio di Branagh, e veniamo pure a sapere che Fry è sieropositivo! Siamo negli anni 90, dopotutto: fosse un film di oggi probabilmente avrebbe una malattia diversa. Per esempio, Philadelphia di Jonathan Demme è del 1993, e forse il primo film a trattare il tema dell’AIDS fu An Early Frost (Una gelata precoce) del 1985. Ma sto divagando. Torniamo a Peter’s Friends.

Vi sto quindi consigliando un dramma tutto da piangere? No, ed è questo il bello del film. Ci sono momenti tristi, ci sono momenti drammatici, ma ci sono anche momenti divertenti (per lo più grazie alla moglie statunitense di Branagh ossessionata col suo peso e grazie all’attuale compagno della Emmanuel che semplicemente è un completo idiota), così come momenti a cuor leggero. Inoltre, non tutti se ne andranno dalla residenza di Fry più tristi o più soli di come ci sono arrivati! Giustamente, imdb affibbia tre generi a questo film: comedy, drama, romance, e direi che ci azzecca in pieno.

La qualità migliore del film per me è questa atmosfera gioiosa, nonostante la drammaticità di alcune scene, dovuta al fatto che si nota come tutti si stessero divertendo a fare il film. L’intera cosa è molto metacinematografica: i personaggi del film sono contenti di rivedersi e allo stesso tempo gli attori pure sono contenti di lavorare insieme. I personaggi hanno memorie vecchie di almeno dieci anni in cui avevano fatto cose insieme, e lo stesso hanno gli attori che li interpretano. Pure la cuoca che lavora per Fry era di famiglia: Phyllida Law era la madre di Emma Thompson, e quindi suocera di Branagh! Per quest’ultimo non deve essere stato difficile dirigere i suoi amici, e lo dimostra il fatto che tutto il film fu girato in dieci giorni. E per aggiungere un’altra ragione di metacinematografia (si dirà così?), il personaggio di Fry è gay, proprio come Fry. Insomma, la sceneggiatura gioca molto con le vite degli attori tanto che si capisce come i personaggi siano stati creati con delle scelte precise riguardo a chi li avrebbe interpretati.

Un’ultima cosa: se vi piace la musica anni 80, questo film fa per voi. Al contrario di Singles (1992) e Beautiful Girls (1996) con le loro colonne sonore rock anni 90, qui si va da Tina Turner a Cindy Lauper, passando per Elton John e The Pretenders. Immancabili anche gli orridi Queen, e come poteva essere altrimenti?

Insomma, vi ho convinto a dargli una possibilità? Io credo che non ve ne pentirete…


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6 risposte a "Peter’s Friends: recensione del film"

  1. Un giorno dovrò fare una retrospettiva di Branagh come ho fatto di Scott… [dovrei farne anche una di Burton, di Nichols, o comunque di registi privi di “Castorino” ufficiale… però poi eh…]

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