Sesta puntata del nuovo The X-Files che si avvia dunque verso una fine prevista per marzo con il decimo episodio, almeno così ho sentito dire.
Intanto la storica creatura di Chris Carter fa una piccola piroetta narrativa e si pone l’onerosa questione di sviluppare un altro personaggio al di fuori di Mulder e Scully, Skinner.
L’episodio apre con Walter Skinner impegnato in una delicata missione in Vietnam, (siamo quindi a cavallo degli anni ’60) che vede lui e i suoi compagni dover scortare una cassa contenente un non specificato gas allucinogeno in grado di aumentare l’aggressività di chi lo inala.
La cosa va storta e un loro compagno, John James detto Kitten per la sua innocenza, ne inala un’enorme quantità trasformandosi in uno spietato assassino che colleziona orecchie Vietcong come trofei di guerra.
Quando a Skinner viene recapitato per posta un orecchio umano reciso le memorie di quel periodo tornano a galla portando Walter ad indagare.
Scopriremo in seguito che il figlio di John James, Davey, accusa Skinner di aver abbandonato il padre nella solitudine e nella sua follia post conflitto senza averlo mai aiutato, anche se questo parlava spesso di Skinner come un grande amico. Da qui una trappola che sa di vendetta carica di rancori ed odio in cui Davey tenterà di uccidere Skinner con degli espedienti da guerriglia Vietcong.
Mulder e Scully salveranno la baracca strappando Walter ad una prematura fine.
Kitten rientra negli episodi seriosi di questa ultima stagione proponendo tante idee carine da analizzare e narrare. Notiamo infatti una buona impostazione di partenza per questo sesto episodio, soprattutto nella regia e nella fotografia.
Kitten apre nel Vietnam si diceva, non solo come ambientazione narrativa ma anche come tono fotografico usando un effetto da pellicola simile a quello delle famose pellicole Super 8 Kodak. Alcune riprese in queste scene vogliono richiamare l’amatorialità o il docufilm di guerra a metà tra il reportage e la ripresa da mandare alla famiglia. Nota di colore interessante e ben accetta che dà quel tono di unicità poco presente fino ad adesso.
Ottime le scenografie soprattutto negli interni, ben fotografati e perfettamente arredati, interni che riflettono il carattere dei loro personaggi: Skinner asettico e senza legami in un appartamento pulito ma impersonale, e il nostro villain di turno preciso calcolatore mosso dall’emotività in una casa nel mezzo del bosco ordinata e piena di ricordi.
Kitten è quindi un episodio modellato con cura ma realizzato con superficialità.
Gli attori secondari dell’episodio sono tutti abbastanza mediocri partendo da John / Davey, Haley Joel Osment (il bimbo del Sesto Senso) e finendo per lo sceriffo della piccola cittadina in cui Davey abita, per giunta stereotipo base dello sceriffo svogliato che trae conclusioni affrettate e arresta la persona sbagliata.
Il montaggio e lo screenplay in Kitten sbagliano più volte. Kitten salta di palo in frasca omettendo dei piccoli passaggi necessari ad una narrazione più sciolta: Scully appare sul luogo della colluttazione tra Mulder e Davey quando invece sembra che dovesse allontanarsi, Skinner esce dalla trappola nel terreno anche se gravemente ferito e apparentemente impossibilitato a muoversi, le minacce dello sceriffo e tutta quella manfrina del “lo troveremo prima noi di voi, è un uomo pericoloso” (riferito a Skinner) cadono nel nulla non risolvendosi, il perché Davey uccidesse innocenti abitanti del luogo non si capisce molto bene.
Kitten finisce per essere una puntata cacofonica, dalle intenzioni nobili ma tecnicamente povera e confusionaria. Finisce per metterci sul piatto un intruglio poco brillante che finiremo per dimenticare presto.
Skinner ringrazia Mulder e Scully per il loro intervento e confessa loro la sua devozione, spiegandoci come mai non ha mai fatto carriera nell’F.B.I.. Dopo quello che ha visto in Vietnam, la sua fiducia verso il governo e i poteri forti è crollata e l’arrivo di Mulder e le sue complottistiche teorie hanno rafforzato queste convinzioni spingendo Walter a scegliere una posizione sospettosa verso i suoi superiori, cosa che lo ha frenato nella carriera. Scena devo dire un po’ forzata visto le ultime posizioni che pare siano a favore di un compromesso con l’Uomo che Fuma.
La fine dell’episodio ci vorrebbe far intendere che i gas che vengono spruzzati come diserbanti sono in realtà una copertura dei governi per sperimentare allucinogeni in grado di controllare la popolazione mondiale. La scena inquadra un aereo che sfreccia in cielo, chiaro riferimento alle scie chimiche.
Fine.
C’è da dire una cosa su questa nuova stagione: come succedeva negli anni ’90, X-Files ci parla delle leggende del periodo. In questa nuova stagione abbiamo visto l’effetto Mandela, adesso si fa un riferimento palese alle scie chimiche perpetrate dai governi per controllare la popolazione.
Questo è un punto a favore del nuovo X-Files che dimostra di stare attento alle paure sociali attuali prendendole ed analizzandole, proprio come era solito fare al tempo. Però il decennio è cambiato, i media rispetto a queste notizie sono cambiati e i mezzi di comunicazione si sono dilatati di fatto banalizzando certe leggende metropolitane fino a renderle parodistiche. Non tanto per la leggenda in sé ma per il rimbombo ridondante di informazioni che ad un utente attento del web di sicuro non saranno sfuggite.
Negli anni ’90 quello che sapevi su un mostro, su una leggenda o su una storia spaventosa, spesso veniva tramandato oralmente, c’erano le voci che sentivi da piccolo o dovevi informarti su riviste che avevano l’onere di porti in modo credibile qualcosa di incredibile. E dovevi fidarti.
Adesso di una leggenda puoi trovare informazioni ovunque. Di un mostro esistono immagini e fotografie ovunque, finte o vere non importa, e di cose come scie chimiche o l’effetto Mandela ne hai sentito parlare così tanto, da ogni bocca e sotto ogni campana, che l’atmosfera che emana X-Files finisce per venire fagogitata da questo calderone di informazioni e non riesce ad emanare correttamente quello che vorrebbe: paura, angoscia, ansia.
Invece sembra di sentire qualche fruttariano gimnopodista complottista che alla cena a base di arbusti della tua nuova fidanzata di scientology ti attacca un pippone assurdo su qualche improbabile cazzata.
Non è colpa di X-Files, lui sotto questo punto di vista fa quello che ha sempre fatto. Forse è colpa del nuovo millennio, del nuovo espandersi delle informazioni e del bombardamento mediatico e di informazioni a cui una persona è sottoposta ogni giorno. Del cambio della società e di come la tolleranza allo strano e all’insolito sia cambiata. Questo secondo me influisce molto sulla percezione, almeno la mia, rispetto a questo genere di prodotti.
Mi raccontano di qualcosa che percepisco come una vaccata, perché purtroppo non riesco più a sorprendermi in questi termini. L’ho già visto in un filmato di Youtube dove sotto qualche cretino ha scritto: FAKE! Anche per questo, secondo me, X-Files ha fatto il suo tempo ed era giusto che rimanesse contestualizzato nel suo bozzolo anni ’90, sotto le prime luci di internet, sotto l’ombra del nuovo millennio, avvolto da un alone di mistero che contribuiva a creare. Invece adesso ne è un rifl(e)usso, uno dei tanti. Che come tanti risulta sbiadito sullo sfondo di questo nuovo suffragio universale internettiano. Che come tanti sparisce in uno sfondo di opinioni e fatti, e che purtroppo non riesce più a farsi sentire come un tempo.
Addio.
Che è un gimnopodista? O_O
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Sono quei tizi che non si mettono mai le scarpe.
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