Siamo quasi alla fine di questa stagione di X-Files che devo ammettere ci ha regalato tante emozioni negative e positive. Non faccio distinzione, quello che conta è l’impronta che è rimasta sulla sabbia. E questo undicesimo blocco di X-Files sicuramente ha calcato il terreno con forza, però è ancora presto per trarre delle conclusioni anche se già è possibile scorgere l’orizzonte di questa nuova avventura del mistero e tirare le somme (suona così anni cinquanta ‘sta frase…). E questa impronta si fa ancora più marcata grazie a questa inaspettata Familiar, ottava puntata.
La trama è abbastanza semplice ma molto intrigante. In un piccolo villaggio del Centro America si sta consumando un amore adultero che coinvolge due coppie i cui mariti sono ufficiali della polizia locale. La moglie di uno di questi scopre l’infedeltà del marito e, affidandosi alla magia nera, tenta di maledire il marito, ma così facendo apre le porte per un mondo oscuro che non riesce a controllare.
La situazione peggiora quando il piccolo Andrew, figlio di una delle due donne coinvolta nella tresca, rimane ucciso da una forza misteriosa.
Mulder e Scully arrivano sul luogo del delitto e devono fare i conti con una comunità che protegge se stessa ad ogni costo, con il bigottismo degli abitanti del luogo e con le vecchie leggende sulle streghe che pare però siano vere.
Familiar è un episodio disturbante ed inquietante, che gioca a carte scoperte sin da subito senza nemmeno guardarci in faccia. Forse per la prima volta nelle ultime due stagioni ci troviamo davanti ad un vero X-Files condito sapientemente con tutti i crismi del caso: la leggenda americana, un po’ di sano e non troppo esagerato gore e tanta, tanta inquietudine.
Quello che pensavamo perduto di questa serie è tornato e senza nemmeno salutare ci tira un calcione nello stomaco.
Interessante infatti il tono Lovecraftiano dell’intera faccenda, con la piccola comunità timorata di Dio e spaventata da esso, con i continui e sapienti rimandi alla caccia alle streghe che scosse il nuovo continente a cavallo del 1600 (impossibile infatti non pensare a Salem mentre guardiamo la puntata), con la folla inferocita che lincia senza remore un innocente accusato dell’uccisione del bambino, o coi ritrovamenti di sostanze e simboli usati nei rituali di evocazione satanica.
Insomma, ci siamo. Torna l’horror ben fatto dai toni scuri e dai risvolti truculenti.
Familiar però fa di più, scava anche nell’horror moderno proponendo delle forti strizzate d’occhio al più famoso degli autori contemporanei di questo genere, Stephen King. Lo fa mettendo in campo un mostro inquietantissimo che come setup e dinamiche ci ricorda il nuovo cinematografico IT del 2017, o lo splendido Max von Sydow di Needful Things (1993). Questa entità può apparire sotto qualsiasi forma e visto che il suo scopo è punire gli adulteri per i loro peccati sceglie di manifestarsi sotto forma di mascotte televisive che i rispettivi bambini delle coppie coinvolte amano. Ma queste apparizioni sono deviate, inquietanti, spaventose, ricordandoci appunto le trasposizioni live action di alcuni mostri Kinghiani (termine osceno scusatemi).
Forse talvolta la vicinanza con questi prodotti è troppo marcata e si rischia un deplorevole effetto scopiazzo, ad esempio si poteva sicuramente evitare quell’inequivocabile impermeabilino giallo addosso a Andrew che subito ci ricorda una e una cosa sola: Lo vuoi un palloncino? O le dinamiche, sempre molto vicine a prodotti come IT, con cui la seconda piccola vittima vede i suoi eroi preferiti apparire alla porta di casa, seguendoli e finendo nelle fauci del mostro.
Questo insolito parallelismo comunque non rovina l’atmosfera né le aspettative dello spettatore finendo per renderci una puntata molto interessante costruita sulle paure dell’uomo, giocata sulle ansie, sui peccati carnali, sulla debolezza umana, e per la prima volta nel nuovo X-Files narrata in un modo così diretto da far davvero paura.

Familiar ha comunque delle pecche evidenti, una su tutte il plot che forse è abbastanza prevedibile rischiando di rivelarsi a metà dello svolgimento, la fotografia che ho trovato troppo luminosa e colorata non rendendo giustizia ai luoghi lugubri e uggiosi dell’ambientazione, e forse Scully che fa la scettica dopo aver visto alieni e mostri vari risulta un po’ forzata.
Detto questo però c’è da ammettere che Familiar è un fervido e impeccabile esempio di vecchio X-Files trasposto nel nuovo millennio. Questa puntata non ha nulla da invidiare alle vecchie glorie della seconda o terza stagione, non ha nulla da invidiare ad un film horror moderno riuscito e sicuramente si posiziona tra le puntate più belle di questi ultimi due blocchi narrativi del telefilm. Forse tra le più interessanti di tutto X-Files nel genere mostro.
E qui si solleva un quesito, seconda faccia di una medaglia che avevo già lanciato sulle scorse puntate: Meglio qualcosa di completamente innovativo anche se fuori dall’idea del brand, come Rm9sbG93ZXJz o The Lost Art of Forehead Sweat? Oppure meglio qualcosa in tema con il brand, magari anche poco interessante, ma che alla fine abbiamo già visto e rivisto mille volte? Come questa puntata che è perfetta nello svolgimento ma che alla fine ricalca la classica idea della puntata tipo di X-Files.
Che ne pensate?
Comunque gran bella puntata secondo me.
Addio.