The Nile Hilton Incident: recensione del film

maxresdefaultThe Nile Hilton Incident (Omicidio al Cairo il titolo italiano) è un film del 2017 del regista di origini egiziane Tarik Saleh. Si tratta di un thriller ambientato nei giorni intorno allo scoppio della cosiddetta rivoluzione egiziana del 25 gennaio 2011 e, lo dico subito, ha una forza incredibile. Consigliatissimo! Visto che suppongo che pochi abbiano avuto la possibilità di vederlo, eviterò spoiler e scriverò soltanto le ragioni per cui, secondo me, The Nile Hilton Incident è un film da vedere.

Prima di tutto, è un film che usa un evento storico realmente accaduto come cornice di una storia di fantasia, ma realistica. La coniugazione delle due cose funziona alla grandissima, ed è davvero azzeccata la scelta di fare protagonista un poliziotto visto il ruolo chiave giocato dalla polizia egiziana negli ultimi anni del regime di Mubarak e negli scontri durante le manifestazioni del 25 gennaio 2011. Il film è una vera e propria denuncia del regime corrotto del tempo. Vediamo poliziotti incassare mazzette e torturare prigionieri (noi italiani non siamo sorpresi affatto dopo il caso di Giulio Regeni), vediamo un regime clientelare dove chi ha potere la fa franca e chi non ne ha subisce le peggiori angherie… insomma, vediamo una società sporca in tutti i sensi della parola. Con quest’ambientazione a fare da sfondo, il film ci racconta una storia chiaramente ispirata all’assassinio di Suzanne Tamim, cantante libanese fatta uccidere nel 2008 da un potente uomo d’affari egiziano.

Insomma, The Nile Hilton Incident è tutto tranne che una pubblicità per invogliare la gente ad andare in vacanza in Egitto! Non è certamente un caso che alla produzione sia stata negata la possibilità di girare al Cairo, e che quindi abbia dovuto fare tutto a Casablanca. In ogni caso, il film funziona sia come giallo sia come una sorta di documentario sull’Egitto di Mubarak. Mi viene in mente un esempio opposto, in cui non funziona né la storia né l’ambientazione realistica in cui essa si svolge, cioé Jupiter holdja (Jupiter’s Moon, anch’esso del 2017) di Kornél Mundruczó. Ma sto divagando…

Il film funziona perché gli attori sono bravissimi a farci sembrare credibili tutti i personaggi, tanto che a volte ci si domanda se siamo di fronte a un vero e proprio documentario. Le situazioni sono tutte assolutamente realistiche. Il protagonista, Fares Fares, è ipnotico col suo sguardo disilluso e la sua sigaretta sempre accesa. Più in generale, tutti gli attori riescono a trasmettere il senso di marcio e di decadente della società in cui si muovono i loro personaggi. Diciamo che se avessi avuto voglia di andare in vacanza al Cairo, questo film me l’avrebbe di sicuro levata!

Le musiche sono taglienti, così come i dialoghi che fanno avanzare la storia. Tutto l’impianto sonoro è davvero ben fatto, con il costante rumore delle strade piene di vecchie auto e gente rumorosa a fare quasi sempre da sottofondo. In questo il film a tratti sembra quasi un noir: tante le scene nell’oscurità, sempre presente il fumo di sigaretta, e la trama avanza non tanto grazie alle azioni del protagonista, ma più per un senso di inesorabile destino che si sta compiendo ‘nonostante’ le azioni dei personaggi. Il costante rumore di sottofondo non fa che sottolineare l’inutilità dell’agire per andare contro il sistema costituito.

Interessante notare anche che il film non ci nasconde che all’inizio della narrazione mancano pochi giorni alla rivoluzione. Questo senso di shock imminente è come un’ombra che accompagna ogni momento dell’indagine del nostro Fares. C’è tensione e allo stesso tempo c’è anche un senso di sconfitta annunciata. Un’atmosfera davvero particolare!

Insomma, non so come altro dirlo: The Nile Hilton Incident è un film da vedere. Tratta di molti argomenti e non lo fa in maniera banale. Ci fa pensare al nostro ruolo nella società in cui viviamo, a come viviamo i rapporti interpersonali e a come si cristallizzano nel tempo senza che ci fermiamo anche solo un attimo a metterli in discussione, al cambiamento e alle nostre aspettative sulla stabilità del futuro… Mi è parso un grande esempio di buon cinema europeo (è una coproduzione svedese, danese e tedesca)! Ciao!


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