
Leggete anche Matavitatau che riesce ad esprimere il suo punto di vista su questo film con un articolo conciso e chiaro.
Qui invece vi linko un articolo de Il Post che identifica ed associa i personaggi fittizi del film con la loro controparte reale. Per una cosa del genere preferisco raccomandarmi ad una fonte esterna piuttosto che affidarmi alle mie intuizioni, anche perché non mi interessa parlare di questo.
Sorrentino torna al cinema dopo la veloce capatina televisiva con la serie Young Pope, e torna in grande spolvero con un soggetto tanto controverso quanto interessante: Silvio Berlusconi. Quindi un ritorno all’idea narrativa de Il Divo, con un film che ha come perno centrale una figura storica del nostro panorama politico sviscerata e analizzata, no?
Heem… No…
Loro 1 infatti usa il nostro Silvio nazionale come pretesto per parlarci dell’inafferrabilità onirica in cui certe caste sociali aleggiano, queste si pongono sopra alla società in un modo così surreale da sembrare quasi un sogno distorto che trasuda opulenza e morbosità da ogni poro.
Quindi Silvio sì, ma anche no. Berlusconi più come scintilla che da fuoco alla miccia della narrazione che come protagonista, che per tutto il film pare essere il potere e l’eccesso, calati in uno strano ed inafferrabile onirismo.
Loro 1 (madonna come è brutto ‘sto titolo!) è più vicino a La Gande Bellezza che al Divo, a cui potrebbe venire erroneamente paragonato se visto con superficialità.
Loro 1 ci parla della corruzione morbosa che serpeggia alle alte sfere del comando sociale e lo fa mostrandoci i vizi e gli eccessi carnali delle persone che compongono queste logge dell’abbondanza. Ci mostra i favori scambiati in cambio di una puttana, la cocaina sniffata sotto gli occhi innocenti di alcuni bambini, le feste a base di troie e stupefacenti a cui Berlusconi pare aver partecipato reiterate volte, le escort di alto borgo, le ragazze felici di essere usate come strumento di baratto tra i potenti, il giro di favoritismi tra pesci piccoli e pesci grossi. E in questo è una Grande Bellezza 2 (tanto per rimanere in tema di titoli di merda) che a sua volta sviscerava l’insipido ed effimero incanto che c’era dietro il mondo dell’alta borghesia e dell’appariscenza, riprendendo un po’ quell’idea della Milano da Bere e riportandola alla più iconica Roma, anche stavolta capitale degli eccessi e centro di potere di questi inafferrabili e impalpabili uomini.
Il paragone con Il Divo però è quasi obbligatorio, alla fine entrambi i film parlano di uomini che hanno segnato il nostro paese e le cui vite sono state sviscerate pubblicamente in più occasioni. Ma Loro 1 si distacca da quest’ultimo film dal momento che ne capisci gli intenti surreali. Il Divo è un dipinto di un uomo indaffarato nella sua ricerca di mantenere il proprio status quo in una perpetua stasi di costante potere ed influenza. Si dipingono gli incastri politici, le molteplici facce che si susseguono nella vicenda, gli eventi salienti di una vita che tutto sommato viene dipinta come umana, realistica, tangibile. Il Divo era ritmato, ironico, scorreva bene nella sua incredibile ricchezza di situazioni ed eventi. E Giulio Andreotti era quasi umano, oscillava tra il reale dei dibattiti politici e il surreale della propria sfera intima, colorato con ironia e divertimento.
Loro 1 no. Non ha spazio per la realtà, non vuole essere realistico. E’ un’ampollosa visione rarefatta di un mondo inarrivabile per i comuni mortali e infatti è dipinto come un sogno. Il sogno di potere delle puttane che bramano clienti influenti, dei magnaccia che provano a far abboccare i pesci grossi con i vermi (per definizione nudi) migliori, dei politicanti di basso rango che bramano a detronizzare gli Dèi dell’Olimpo ma che vengono subito messi in riga da saette e fulmini. In questo sogno non c’è spazio per l’uomo normale, nulla è normale, tutto è un artificio. I dialoghi artefatti, pesanti, finti, costruiti, preponderati irreali. Le situazioni surreali, inquadrate, meticolosamente geometriche. La fotografia brillante, quasi fotosensibile.
Questo è Loro 1. Loro stanno là, loro sono quelli che contano, loro sono un inarrivabile sogno per i mortali. Loro contano e vivono nell’Olimpo, irreale, divino, fatto di eccessi e vizi dal vago ricordo mitologico. Sesso, cibo, divertimenti senza sosta, luoghi paradisiaci, banchetti luculliani, orge interminabili. Loro 1 è quasi un dipinto dall’occhio mitologico verso queste figure discutibili e che vogliate o no sono realmente viste come divinità, almeno da una parte della popolazione. Basti vedere la costruzione politica di Berlusconi che si basa tutta sulla forza dell’apparire, con la sua figura da trombatore provetto e ricco possidente che fa tanto presa sulla massa. Il controllo dell’informazione mediatica, il potere di vita o di morte sui suoi sottoposti.
Loro è un dipinto di Dèi, nel loro mondo divino che per forza di cose è distante da quello dei mortali.
Loro 1 però è di Sorrentino, che deve per forza esasperare ogni suo nuovo film in un eccesso di artisticismo fine a se stesso davvero insopportabile e tutto questo onirismo di cui si è parlato fino ad ora scade tremendamente nella ricerca forzata della perfezione registica. Sorrentino calca la mano e rende il suo film un enorme ed indigeribile mostro estetico che spinge sull’acceleratore del cinema d’essai per piacere a chi al cinema ci va per tirarselo, per darsi un tono. Il film purtroppo non beneficia di questa autorialità esasperante che era stata snocciolata anche nella Grande Bellezza e che sinceramente rompeva le palle dopo poco. Non ne beneficia perché tutto finisce per essere fine a se stesso e l’ingranaggio si inceppa. I toni artificiosi del film si ingigantiscono fino a mostrare la loro debolezza e quelle atmosfere oniriche da sogno inarrivabile si trasformano in un tecnicismo piatto ed inconcludente finendo per mostrare un comparto narrativo povero e scritto in un palese delirio di onnipotenza registica. Dialoghi distanti, così esasperatamente perfetti nella loro composizione che il film sembra muoversi in un eterno monologo disperatamente in cerca della frase cult.
Tipo uno dice: Voglio mangiare la pizza.
Risposta: L’essere introspettivo aleggia sopra l’Io fisico tentando di obnubilare la ragione introspettiva tanto cara a Platone. Non trovi?
Ma ti levi di culo! Sembra di sentire un eterno delirio del Robot Edonista di Futurama. “Meravigliosamente decadente!”
E tutto gravita attorno a questa esasperante ricerca della perfezione, mai trovata. Il montaggio frammentato, la regia scivolosa e metodica, le musiche onnipresenti, i ralenty artistici.
Io mi rendo conto che Sorrentino vorrebbe essere Refn, ma non ne ha la forza, né l’impatto, tanto meno il coraggio. Forse un tempo quando aveva meno paura di sé stesso e del giudizio della critica poteva portare delle zampate più marcate: L’uomo in Più, struggente ricerca di equilibrio da parte di un uomo affogato nella solitudine, o nell’Amico di Famiglia in cui si dipinge in modo tremendo la natura dell’uomo.
Adesso è infangato in questo citazionismo felliniano che davvero non porta da nessuna parte, in questi simbolismi da due soldi inseriti con nonchalance come a dire: Guarda cosa mi è venuto in mente, ti grazio con il renderti partecipe di questa incredibile scena.
E in questo vortice di effimera bellezza che il film naufraga e non lascia superstiti; la narrazione si perde in elucubrazioni ricercate tra un monologo e l’altro, arrivano dei tremendi spiegoni da parte di Silvio sotto forma di nipote che fa le domande giuste così da innescare le risposte giuste, fino a scadere nei personaggi sorrentiniani più biechi come il maggiordomo di Silvio che ricorda tremendamente Ebony Maw dal recente Avengers Infinity War, con il suo tono distaccato da paggetto vissuto a metà tra il filosofo e l’assassino di un film dei Coen. Tremendo. E alla fine, complice l’idea di spezzare il film in due parti, Loro 1 si chiude in un tremendo anonimato senza nessuna scena di spicco, senza sottolineare nulla di quello che vorrebbe dirci, senza lasciare traccia.
A Sorrentì, hai rotto er cazzo. Fai tutte ‘ste manfrine e poi non concludi nulla!
Tanti plausi però al cast del film, Scamarcio credibile e bravissimo non ci fa addormentare nella prima parte del film esageratamente e inutilmente morbosa, Kasia Smutniak è sinuosamente splendida, Bentivoglio drammaticamente divertente nei panni del viscido Recchia e in fine un sempre piacevole Servillo che ci porta in schermo questo Silvio a metà tra la caricatura fatta con gusto e la commedia nera. Azzeccatissime e divertentissime le parti in cui lo vediamo interagire con la sempre bella e brava Elena Sofia Ricci che da sola riesce a portare un tocco di commedia inaspettato in un pappone altrimenti inaffrontabile.
Tante altre spruzzate di divertimento in giro per il film che sicuramente non guastano, sottolineo tra tutte il bambino sboccato che risponde in malo modo alla povera moglie di Bentivoglio, la comparsata di Concato e i pochi minuti in schermo di Ricky Memphis che con il suo accento romano ci fa sempre sorridere.
Loro 1. Un film che ho trovato abbastanza brutto, inconcludente artefatto e artistoide non conclude nulla lasciandoci annoiati ma indenni da una visione che certo poteva essere peggiore di quanto appena visto ma che ci riporta a quella terza palla che ci era cresciuta tra le gambe durante La Grande Bellezza o Youth. Certo, come detto possiamo dare molteplici connotati narrativi a quanto appena visto, però Sorrentino non si discosta da questo esasperante ed inconcludente tecnicismo vuoto e alla ricerca di citazioni ed appigli del tutto fuori luogo, tratto che si addice di più ad uno studente di cinema al primo anno di corsi che ad un regista navigato e capace come lui che sicuramente potrebbe fare di meglio se scendesse da quel podio di egocentrismo che lui stesso ha creato negli ultimi anni.
Loro 1. Abbastanza tremendo. Attendiamo comunque la seconda parte con curiosità! Voglio vedere dove va a parare.
Addio!
Non ti dico le parolacce e gli insulti che mi sono preso a suo tempo quando ho detto più o meno le stesse cose su La Grande Bellezza; Youth invece mi era piaciuto molto.
Non ho ancora visto Loro 1,ma lo farò presto; se lo terranno in sala ancora una settimana potrebbe scapparci la doppia e vedere entrambe le parti in un colpo solo! Comunque sì, Sorrentino se la tira un sacco; la cosa migliore su di lui sono le parodie che ne fa Crozza, mi fa morire!
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Peccato però, ci sono delle idee narrative interessanti, così come nella Grande Bellezza. Si perdono tutte in questi tecnicismi inutili e in questa esasperante voglia di cinemone d’autore forzato. Perde del tutto il senso. Sembra una parodia di Capatonda. Diventa una presa di culo di se stesso. Quanto era bello quando non aveva soldi ne questa fama ingigantita da se stesso. Più onesto, più sanguigno. Ora è artefatto. Peccato però… ci avevo creduto.
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un’ottima recensione, complimenti… più o meno arriviamo alle stesse conclusioni ma percorrendo strade diverse, talvolta addirittura antitetiche (ma eccezionalmente)…
intanto, io credo che quello di Sorrentino in questo film non sia onirismo felliniano (come era in la grande bellezza), bensì pura metafora, esasperata quanto vuoi, ma talvolta suggestiva e comunque riuscita nel suo intento (la pecora – gregge – che crepa davanti alla tv commerciale guardando il condizionatore – condizionare -)… il rinoceronte che corre per la città, che è chiaramente una metafora contemporaneamente di B. e di Tarantini, che scappano dal loro zoo e arrivano a Roma in cui sono totalmente fuori luogo…
nel complesso tuttavia, il festival degli eccessi della prima ora non mi ha detto nulla ed anzi, dopo un po’ iniziava ad essere pesante…
passo a leggere di Loro 2… ancora complimenti per la tua analisi, ciao
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Grazie Vincenzo.
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