Juno: recensione del film

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A undici anni dalla sua uscita nelle sale finalmente ho visto un film che ebbe un discreto successo: Juno, del 2007, diretto da Jason Reitman (figlio d’arte: su padre Ivan Reitman diresse tra le altre cose Ghostbusters, Gli Acchiappafantasmi, nel 1984). Penso che vada visto assolutamente. E perché?

Prima di tutto, Ellen Page, la protagonista, è fantastica. Credibile nella parte della 16enne incinta (aveva 20 anni al tempo), è uno spettacolo da guardare ed ascoltare col suo slang giovanile freschissimo (i dialoghi di Diablo Cody sono impeccabili). Ma anche gli altri attori con parti minori ci regalano tutti personaggi riuscitissimi: il padre J.K. Simmons (Jonah Jameson negli Spiderman di Sam Raimi), la coppia Jennifer GarnerJason Bateman, e Michael Cera che interpreta l’unico personaggio che Michael Cera ha dimostrato di saper interpretare (lo stesso di Scott Pilgrim Vs. the World di Edgar Wright, per capirsi).

La trama pure è davvero interessante e non scade mai nelle trappole di banalità che le si presentano davanti in più occasioni. Non cade nel buonismo né nel cinismo, mantenendosi su un piano realistico e presentandoci un’evoluzione della storia che potrebbe facilmente essere vera. Le coppie scoppiate non tornano magicamente insieme, i problemi di una mamma adolescente non sono dimenticati con un “e vissero tutti felici e contenti”, le lezioni di vita del padre sono calate nel suo contesto di uomo divorziato e non particolarmente di successo lavorativo… vediamo una parte di Stati Uniti povera ma buona, ma non per questo irrealistica.

E poi i colori mi sono piaciuti tantissimo, così come l’uso delle stagioni che accompagnano la gravidanza di Juno. E la colonna sonora è davvero bella! Non solo la musica che ascoltiamo, ma anche quella che “vediamo” sulle magliette e sulle musicassette che appaiono sullo schermo (dai Sonic Youth agli Alice in Chains passando per i Soundgarden).

Insomma, Juno mi è parso un film freschissimo, divertente ma serio quando serve, ben fatto, ben recitato, e con un gran ritmo. Davvero carino! Mi ha ricordato il più recente Ladybird (2017) di Greta Gerwig, ma un po’ più leggero e allegro. Ciao!


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