Disobedience: recensione del film

A052_C003_01141DDisobedience è un film del 2017 di Sebastián Lelio con protagoniste Rachel Weisz (tra le altre cose, splendida in The Constant Gardener del 2005) e Rachel McAdams (ovvero Irene Adler nello Sherlock Holmes di Guy Ritchie). L’ho visto al cinema qualche giorno fa e ammetto che non mi ha entusiasmato. La storia è semplice. La Weisz torna dopo parecchi anni da New York a visitare la sua famiglia a Londra per il funerale del padre. Lì ritrova il fratello (Alessandro Nivola) che ha sposato quella che inizialmente sembra fosse soltanto una grande amica, e poi capiamo che in realtà era ben di più. L’amore tra le due si riaccende velocemente, e questo scuote l’intera comunità ebraica dove vivono. E qui mi fermo per evitare ulteriori spoiler!

Ci sono cose che mi sono piaciute. Per esempio, è un film che esplora la vita di persone appartenenti ad una comunità ebraica ortodossa nel nord di Londra in maniera molto realistica. D’altronde la Weisz, che ha anche prodotto il film, viene da una famiglia ebrea! Il film mi è parso molto onesto nel presentare una comunità chiusa e restìa ad accettare gli outsider come il personaggio della Weisz e a comprendere il personaggio della McAdams che come unica colpa hanno soltanto quella di essere omosessuali.

E quindi è un film che parla di fede, di amore, di libero arbitrio, e di libertà. Tutti temi che meritano di essere trattati e sui quali il film riesce a farci riflettere, che è certamente una cosa positiva. Sono tante le domande che il film ci pone. Il marito della McAdams è un maltrattatore? La colpa di non riconoscere la sofferenza della moglie è sua? O è il risultato di un indottrinamento a cui non ha potuto né voluto sottrarsi per tutta la vita? E perché lei non ha fatto come la Weisz che abbandonò la comunità molti anni prima?

Tutto è molto interessante, ma purtroppo il film ha un ritmo un po’ blando e alcune delle performance sono tutt’altro che convincenti. Per esempio, mentre la McAdams è fantastica, la Weisz sembra quasi stanca, tanto che non si capisce benissimo la motivazione del suo personaggio. Per il resto non c’è niente di particolarmente entusiasmante: la regia, la colonna sonora, il modo di raccontare la storia… sono tutti fatti con mestiere, ma nulla più, tanto che ammetto di essermi anche un po’ annoiato a vedere ‘sto film! Quindi ve lo consiglio solo se vi piacciono i film romantici, o se siete interessati al lato più “informativo” del film sulle comunità ebraiche a Londra. Ciao!


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3 risposte a "Disobedience: recensione del film"

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