Non so da dove iniziare.
Allora… vediamo di dare una forma alle cose che ho in testa…
Quando è uscito il bluray di The Last Jedi è iniziato per me il mese Star Wars, cioè un periodo in cui mi riguardo tutti film, cosa che di solito faccio ogni anno sotto Natale perché Star Wars mi ricorda il periodo festivo invernale. Credo sia un lascito delle maratone anni novanta di Italia Uno che sfruttavano l’ultimo dell’anno o la vigilia per riproporre grandi classici di avventura. Comunque quest’anno il mese Star Wars è partito ad aprile/maggio e si è dilungato fino a ieri (ventidue giugno) perché ho voluto mettermi in pari con alcune cose che, non so per quale motivo, avevo tralasciato.
Una di queste è Star Wars: The Clone Wars, serie animata del 2008 / 2014 firmata da Dave Filoni che è anche il supervisore del progetto, ovviamente con il sempre presente George Lucas.
E nulla, che dire: è strafiga.
Vi faccio un riassunto veloce della questione: Lucas aveva in mente di raccontare in dettaglio delle guerre dei cloni sin dal 2002 e offrì il progetto a Genndy Tartakovsky di Cartoon Network che concretizzò quest’idea nella splendida serie Clone Wars del 2003 / 2005. Questa serie animata ha i connotati tipici dei progetti di Tartakovsky sviluppati per Cartoon Network: le animazioni veloci e scattose, i colori monocromatici, le facce squadrate. Il prodotto si avvicina molto ad altre ottime pensate del regista come Samurai Jack o Dexter’s Laboratory condividendo con questi progetti non solo lo stile visivo ma anche lo stile narrativo che fa di Clone Wars una serie principalmente d’azione senza troppi fronzoli attorno alla trama né profonde parti narrative. Questo però non le impedisce di essere una delle migliori cose venute fuori dalla nuova trilogia di Lucas, proponendo al pubblico un ottimo prodotto d’intrattenimento che costruisce un perfetto legame tra Star Wars Episode Two Attack Of The Clones e Star Wars Episode Three Revenge Of The Sith. Altro pregio di questo piccolo tassello nel vastissimo mondo di Star Wars è quello di dipingere in modo quasi perfetto, forse addirittura necessario, uno dei personaggi più iconici della nuova saga di Lucas, General Grievous. Il povero Grievous appare per la prima volta in Star Wars Episode Three Revenge Of The Sith e viene dipinto come il temibile generale dell’armata dei droidi dei separatisti. Purtroppo il film non rende giustizia a questo villain che fa la fine del riempitivo lasciandoci con l’amaro in bocca. Serviva la serie di Tartakovsky (che in questo caso secondo me fa meglio di quella di Filoni) per farci capire quanto questo individuo fosse pericoloso e quanto i Jedi avessero patito la sua presenza durante tutta la guerra.



Lucas però vuole qualcosa di più, forse una serie narrativamente più completa che esplori più profondamente i vari aspetti della guerra dei cloni e approfondisca alcuni personaggi e certe dinamiche che fino ad ora erano rimaste oscure. Quindi nel 2008 nasce Star Wars: The Colone Wars che riprende l’idea di Tartakovsky e la espande riuscendo a creare un universo narrativo complesso e profondo che si muove parallelamente con la nuova trilogia di Lucas. Inizialmente però l’idea di Dave Filoni era leggermente differente. Questi infatti voleva distaccarsi dalla linea narrativa dei film di Lucas e portare in schermo qualcosa che gravitava attorno alle guerre dei cloni ma che non si focalizzava su queste. Lucas ribalta l’idea di Dave prendendo invece come focus narrativo la guerra e le situazioni accennate nei film sviluppando con più profondità (inesistente nei lungometraggi) personaggi e incastri narrativi.
Star Wars: The Clone Wars si sviluppa su un film dall’omonimo nome e che fa anche da episodio pilota alla serie. Sei stagioni, cinque delle quali facilmente reperibili mentre la sesta è più ostica da trovare in quanto è stata rilasciata in formato fisico solo in Germania, Stati Uniti, Canada e in formato digitale su Netflix. Ed inoltre ecco le ancora più oscure novelle di Clone Wars Legacy, una serie di prodotti che chiudono o espandono alcuni archi narrativi:
- Il fumetto Star Wars: Darth Maul – Son of Dathomir.
- Il romanzo Dark Disciple.
- Otto puntate della serie che purtroppo non sono mai state completate e che dovevano essere inserite nella sesta stagione che infatti è di soli tredici episodi in confronto ai canonici venti / ventidue delle altre.



Nel 2016 è stato pubblicato un romanzo dal nome di Ahsoka che dovrebbe raccontare le vicende che accompagnano Ahsoka Tano da quando lascia l’ordine dei Jedi a quando poi si unisce alla ribellione sotto il nome di Fulcrum. Non credo che questo romanzo sia contato in Legacy ma mi sento comunque di farne menzione.


Per quello che mi riguarda ho visto tutta la serie escluso le puntate Legacy non finite, che come era facile prevedere sono introvabili in formato fisico e che forse cercherò in un secondo momento online. E mi sono cuccato il film, molto carino. In questo periodo mi sono mobilitato per trovare il fumetto e i romanzi, così da completare tutto quello che gravita attorno alle guerre dei cloni. Quindi se tralascio qualcosa contenuto nei media che non ho esplorato sono scusato, no? Magari ne approfitterò per parlarne in seguito.
Prima di iniziare a parlare della serie vi lascio il link della pagina di The Clone Wars da Wookieepedia, che approfondisce quello che vi ho gentilmente riassunto e contiene ogni riferimento e link a tutti i prodotti che questo fenomeno ha generato.
Star Wars: The Clone Wars – Wookieepedia
Dicevamo, come mai The Clone Wars è una serie riuscita?
Perché in più punti riesce a fare quello che Lucas non ha fatto con i film e di fatto ci restituisce una narrazione più profonda e dettagliata per capire le dinamiche delle guerre dei cloni che purtroppo George non esamina con i lungometraggi. Parliamoci chiaro: ho capito benissimo l’intento di Lucas con la trilogia di Anakin e Padme, non faccio il finto tonto! Voleva chiaramente focalizzarsi su Anakin, appunto, e la sua ascesa (discesa?) a Darth Vader. Questa però non è una scusa, anche perché i film più volte fanno leva su situazioni ed eventi di contorno ad Anakin e Padme, situazioni che dovrebbero sviluppare l’arco narrativo di Sheev Palpatine (si chiama Sheev, lo sapevate? Adesso lo sapete. E viene da Naboo. Lo sapevate? Sapevatelo… su Rieduchescional Ciannel) e la sua ascesa al comando della galassia e che invece fanno una gran confusione senza raccontare un cazzo.
Ecco dove interviene The Clone Wars, che potrebbe sembrare un grosso tappa buchi ma che invece si scrolla di dosso questo fardello e riesce ad essere una bella serie propedeutica alla fruizione dei film da cui è tratta. Forse troppo propedeutica. Diciamo che è fondamentale sennò non ci si capisce una mazza.
Quindi The Clone Wars riempie le lacune dei film e crea un interessantissimo prodotto per il fan di Star Wars. Ma in che modo riesce a fare questo? Come tappa questi buchi? Come riesce ad elevarsi sopra i film? Come può una serie rendere interessante una trilogia che nasce e muore nella sua incomunicabilità narrativa? Beh… i motivi sono tanti, così tanti che è meglio se inizio a parlarne facendo uno schema.
Partiamo!
(Spoilero a tutta valvola, non vi lamentate! Vi ho avvertito!)
Regia, messinscena e tono narrativo
Il vero grande problema dei film nuovi di Lucas (oltre alla narrazione sconclusionata) è la piattezza totale nel tono registico, nell’impatto visivo e nelle scelte narrative che ci mostra. I film sono diretti banalmente escluse poche scene in qua e là come la corsa dei Podracer o la battaglia iniziale di Revenge Of The Sith. La messinscena, soprattutto in Attack Of The Clones, è scialba e abbozzata con le scene posticce e gli attori che si muovono spaesati e insicuri. Il tono narrativo incerto e altalenante che spazia dal film per bambini al dramma greco dà la botta finale.
Invece The Clone Wars ha un idea chiara che sviluppa con determinazione per tutte le sue puntate proponendo sì toni narrativi leggermente differenti, ma rimanendo solida sulla sua idea di partenza senza mai scordarsi da cosa è stata tratta. The Clone Wars gioca con la regia, soprattutto nelle stagioni finali in cui il successo dell’opera era stato consolidato. Questo porta ad una libertà registica invidiabile che surclassa di varie spanne la trilogia cinematografica su Anakin. Inquadrature dal basso, grandangoli, riprese che rincorrono le navi e i mezzi, soggettive dalle cabine di pilotaggio, scorci western durante i duelli. C’è di tutto. Certo, il tono registico così arioso e libero contrasta spesso con il movimento di macchina digitale che certe volte risente della fluidità necessaria a non far percepire l’esistenza della macchina da presa (in questo caso del punto di regia, visto che la macchina materialmente non esiste) riportandoci spesso con i piedi per terra. Questo forse è causa della scelta di creare tutta la serie in CGI, scelta pericolosa ma ben pensata.
The Clone Wars è stato creato in CGI, e come tutti sappiamo tende ad invecchiare con il tempo. Questo avviene per due principali motivi: il cervello nota lo stacco tra un componente reale e un componente generato digitalmente perché il dettaglio di un elemento reale e la sua collocazione nello spazio non inganna la nostra percezione mentre un’illusione sì. E il secondo motivo sta nell’elemento digitale che risulta troppo irreale rispetto a qualcosa che si muove realmente nel nostro piano di esistenza. The Clone Wars fa la cosa migliore per superare questi due problemi. La prima è che crea tutto in CGI, impedendoci di fare confronti con elementi reali. La seconda è che omette del tutto un tono creativo realistico e la butta pesantemente sul cartoon camuffando il fatto che la prima stagione della serie abbia ormai dieci anni. Questa idea funziona e la serie risulta ancora largamente godibile. Purtroppo adesso alcune textures usate per degli elementi in secondo piano come il terreno o gli alberi sulla distanza sono ormai bruttine da vedere. e il movimento degli elementi di scena non sempre è fluido e naturale. Questo succede spesso nelle animazioni dei componenti organici (creature, persone, piante) che non sono i protagonisti, che invece sono quasi sempre animati perfettamente soprattutto nelle azioni veloci in cui l’occhio fatica maggiormente a identificare un movimento realistico rispetto a qualcosa di più artefatto. Con il tempo la serie migliora sé stessa e gli strumenti che la compongono fino ad arrivare alle ultime stagioni di quattro o cinque anni fa che sono largamente più godibili delle prime.
Ahsoka Tano VS The Death Watch su Youtube
The Clone Wars quindi è un cartone e sa di esserlo, però pur essendo conscio della sua natura e del suo target da adolescenti riesce ad essere molto più crudo e profondo dei film da cui è tratto. Infatti propone sia puntate leggerissime come l’arco narrativo che inizia con Secret Weapons (Stagione 5), in cui R2-D2 e un gruppo di droidi sono chiamati a risolvere una missione segreta per conto della Repubblica, che puntate molto più oscure come l’arco narrativo di Krell che inizia con Darkness on Umbara (Stagione 4) in cui vediamo il generale della Repubblica Krell mandare alla morte in battaglia i cloni come se fossero numeri o pedine di una scacchiera.
Intelligenti le citazioni estemporanee al mondo del cinema, come Bounty Hunters (Stagione 2), chiara citazione a i Sette Samurai di Akira Kurosawa, o The Zillo Beast (Stagione 2), chiaro omaggio a King Kong con spruzzi di Godzilla. E The Box (Stagione 4) è un chiaro omaggio a The Cube (1997) di Vincenzo Natali.
Questo altalenarsi di toni narrativi rimane sempre fedele alla sua forma originale da cartoon riuscendo a proporre un prodotto serio, spesso simpatico, molto spesso lievemente drammatico, ma senza uscire dal seminato dosando molto bene la violenza che viene fuori nelle puntate più oscure senza scadere in inutili toni gore o sanguinolenti o in scene fuori luogo.
Grande pregio del tono narrativo di The Clone Wars è il ritorno del fantasy che nella trilogia nuova di Lucas ci aveva quasi del tutto abbandonato. Splendido invece il suo ritorno in grande stile proponendo puntate mistiche e di introspezione spirituale come quelle in cui Yoda segue la traccia che Qui Gon Jinn ha lasciato nella Forza per scoprire come poter unirsi ad essa dopo la morte nell’arco narrativo del finale della sesta Stagione che inizia con Voices. O nelle deliranti puntate di Mortis, in cui Anakin, Obi Wan e Ashoka Tano dovranno affrontate degli esseri così vicini alla Forza da sembrare quasi delle divinità (arco narrativo di Mortis che si compone delle puntate Altar Of Mortis e Ghost Of Mortis, Stagione 3).
Navi Stellari
Un altra cosa che ho apprezzato molto di The Clone Wars è il design di molte delle navi stellari che prendono parte alle avventure dei nostri eroi. Questa cosa viene sfruttata molto dalla regia degli episodi che spesso gioca con i meccanismi mobili di questi mezzi intergalattici per creare qualche buona inquadratura, altra cosa che manca alla nuova trilogia di Lucas che il più delle volte si limita solamente a farci vedere le navi senza inserirle armonicamente negli shots. Certo, anche i film talvolta ci mostrano qualcosa di interessante come i fantasiosi Podracer o gli splendidi Caccia Droidi Vulture, ma spesso falliscono spingendo troppo su uno stile da primi anni Duemila che ripulisce di grasso e ammaccature i mezzi di trasporto e li rende finti ed asettici. In The Clone Wars ritorniamo leggermente alla tecnologia sporca e meccanica dei primi film con le navi nere e fumose, i mezzi mal funzionanti e i rumori minacciosi che provengono dalle loro viscere.














Personaggi e narrazione
Ecco dove The Clone Wars fa molto meglio dei film di Lucas: nei personaggi e nella narrazione. Ammettiamo che in una serie di centoventuno episodi più un film hai tutto il tempo di sviluppare i personaggi il più a fondo possibile. Quello che invece non tollero è che si debba vedere The Clone Wars per riuscire a comprendere alcuni passaggi inseriti nella trilogia cinematografica da cui è tratto! E’ chiaro a tutti che la trilogia di Anakin di Lucas ha dei buchi di sceneggiatura e delle omissioni di trama abbastanza evidenti, cosa che porta ad avere personaggi apparentemente beoti e al non capire un cazzo da parte dello spettatore che si trova avviluppato dagli eventi senza che questi siano un minimo introdotti. La serie principale uscita al cinema dovrebbe essere comprensibile da chiunque, così come è stata la prima trilogia e come adesso è il nuovo filone narrativo di Rey e compagnia bella. L’universo espanso, cioè tutto quello che esula dall’appuntamento cinematografico principale può invece prendersi più libertà narrative giocando sull’immensità della lore di Star Wars e sui riferimenti più marcati ad altri prodotti.
Solo – A Star Wars Story ad esempio tira in ballo Darth Maul, che è apparso in questa serie, in alcune graphic novel e in Rebels. Rogue One ci mostra gli attimi finali della vita di Saw Gerrera, che è sviluppato in Rebels e non nel film. Anche se questo comportamento da parte dell’establishment cinematografico rischia di rendere un film meno fruibile per il pubblico io lo comprendo maggiormente. Alla fine Rogue One e Solo possono essere paragonati a The Clone Wars o a un romanzo di Star Wars. Ci inganna il mezzo con cui sono distribuiti (il cinema) che è più popolare di una serie televisiva fatta per i fan più giovani o di un romanzo che invece cerca ancora un altro target, ma la loro natura è la solita. Fanno parte dell’universo espanso e in quanto tali ne sondano alcuni angoli spesso bui, talvolta incompleti, sicuramente poco digeribili da chi va al cinema senza conoscere gli immensi contorni della saga.


Attenti! Non scuso assolutamente questo comportamento, un film dovrebbe sempre essere comprensibile e fruibile autonomamente o nel contesto di una saga affine come mezzo di dialogo, vedi la roba Marvel. Dico che lo capisco perché questa roba è più vicina all’universo espanso che alle saghe da cinema per il grande pubblico.
Lucas qui toppa.
Forse il suo tentativo era quello di spingere tutti ad appassionarsi all’universo espanso, o forse no… sono scritti a cazzo e basta. Quello che fa male però è il potenziale inespresso dei film che invece questa serie riesce a sfruttare a pieno, pur con qualche piccolo inciampo.
Anakin Skywalker, Ahsoka Tano e Padme Amidala



Anakin Skywalker è un bel personaggio! Incredibile ma vero! E’ paradossale come nella trilogia cinematografica a lui dedicata questo povero personaggio sia dipinto oscenamente e interpretato goffamente da quei due cani senza precedenti di Jake Lloyd e Hayden Christensen che con le loro goffe performance affogano nella merda un personaggio potenzialmente splendido. Ancora più devastante il passaggio del tuo cervello che adesso associa alla figura di Darth Vader questi due goffi attori che nulla hanno a che vedere con lo splendido cattivo che tutti conosciamo. Spezziamo una lancia nei confronti del povero Hayden Christensen che nel terzo capitolo è anche decente, ma purtroppo era ormai troppo tardi.
Anakin Skywalker nei film subisce uno sviluppo goffo e frettoloso che si basa su dei pretesti poco chiari e un po’ estremi. Vediamo infatti Anakin apparire come un bulletto di periferia che non dà retta ai genitori in Attack Of The Clones, per poi mostrarsi saggio e motivato nella prima parte di Revenge Of The Sith, fino alla trasformazione in Darth Vader alla fine del film, spietato dittatore di un impero tirannico. Questi passaggi sono veloci e poco sviluppati. I film perdono tempo su facezie del tutto inutili tipo le corse con i Podracer o gli inspiegabili movimenti politici che ci sono dietro alle guerre dei cloni e perdono di vista il suo protagonista che involontariamente veicola un messaggio del tipo: Se sei un bullo poi diventi un dittatore.
Anakin in The Clone Wars ha uno sviluppo che mette varie toppe a questa mancanza di comunicazione dei film e lo rende un personaggio bellissimo, come doveva essere.
Prima di tutto l’Anakin della serie animata non somiglia per nulla a Hayden Christensen, cosa positiva. Secondo, il suo carattere è stato rivisto e muta dal bulletto adolescente al maestro Jedi passionale ed emotivo che mette in pericolo la sua vita o cade preda a tremendi attacchi di gelosia o sconforto quando le cose non vanno per il verso giusto. Veicoli indispensabili per lo sviluppo di Anakin sono: la moglie di Anakin e senatrice di Naboo Padme Amidala che nei film è Natalie Portman, e il padawan di Anakin, Ahsoka Tano, personaggio inserito da The Clone Wars e che non appare mai nei film.
Anakin sviluppa un attaccamento morboso per Ahsoka al punto di mettere a repentaglio la sua stessa vita e spesso la vita dei cloni sotto il suo comando pur di salvarla da situazioni pericolose o ambigue. Questo suo comportamento si estende su Padme in cui però trova uno sfogo nella gelosia che spesso sfocia in espressioni di violenza immotivate.
Anakin quindi non appare più come un bulletto ma come un uomo vulnerabile che non riesce a controllare le proprie paure né le proprie emozioni e che spesso ne cade vittima. Questo sviluppo del personaggio giustifica quello che poi vediamo nei film, soprattutto nel terzo capitolo della saga in cui assistiamo alla mutazione più importante di tutto Star Wars: Anakin diventa Dart Vader. Ma in che modo? Nei film la cosa viene abbozzata con una sceneggiatura che in pochi dialoghi ci spiega le visioni di morte su Padme che ha Anakin che lo spingono a passare al lato oscuro sotto le promesse di Palpatine che giura di poterla salvare. Per quanto la spiegazione abbia un senso, assistiamo però ad una mutazione troppo veloce di Anakin che da marito passionale si trasforma a infanticida. The Clone Wars sfrutta Padme per farci capire quanto il ragazzo tenesse alla sua amata e quanto questo amore impossibile lo stesse consumando dall’interno.
Impossibile non citare la gelosia incontenibile nell’arco narrativo che inizia con Senate Spy (Stagione 2) e che poi prosegue con An Old Friend (Stagione 6) in cui Padme incontra un suo vecchio spasimante, Rush Clovis. Anakin durante il secondo incontro della moglie con Clovis quasi lo uccide di botte, rischiando di perdere la fiducia di Padme.
Bellissime le puntate in cui vorrebbero amoreggiare ma gli eventi e le loro vite non permettono loro nemmeno di avvicinarsi, come in Hostage Crisis (Stagione 1) in cui un normale pomeriggio da innamorati si trasforma in una situazione politica e militare delicatissima e i due, Anakin e Padme, si trovano a dover controllare la loro ambigua situazione sotto gli occhi di amici e nemici.
Anakin trasporta questo suo comportamento sul suo padawan Ahsoka Tano che ripone una fiducia così cieca verso il suo maestro da giustificare più volte le scelte spericolate e non sempre ponderate prese dal cavaliere Jedi. Assieme formano una coppia bellissima e sulla solita lunghezza d’onda per quanto riguarda l’approccio in battaglia e le situazioni di cuore. Ahsoka è una leva importantissima per lo sviluppo di Anakin perché diventa quasi come una figlia per lui rendendolo instabile e poco misurato nei momenti in cui questa si trova in pericolo.
Il loro rapporto di fiducia si sviluppa per tutta la serie arrivando a due punti importantissimi:
- A War on Two Fronts (Stagione 5) – Arco narrativo in cui Ahsoka ritrova Lux Bonteri, un giovane separatista di cui è innamorata. Questi, non sapendo dell’affetto della Jedi, si legherà sentimentalmente ad un altra persona. In questa puntata Ahsoka è confusa, non sa se il suo affetto è giusto o sbagliato perché il codice Jedi le impedisce di legarsi materialmente ed affettivamente a qualcosa o qualcuno. Anakin in questo frangente fa una cosa splendida: oltre a consolare il padawan dicendole che è del tutto normale perché i sentimenti sono alla base della compassione le dice che la capisce, praticamente confessando il suo rapporto con Padme. Ricordiamoci che Anakin non ha confessato nemmeno a Obi Wan del suo rapporto d’amore!
- Sabotage (Stagione 5) – Arco narrativo importantissimo per Ahsoka in cui i Jedi la espellono dall’ordine perché sospettano che sia implicata in un attentato al tempio quando solo Anakin crede della sua innocenza. Quando i Jedi si rendono conto dell’errore commesso Ahsoka ha completamente perso la fiducia nell’ordine e lo lascia per sempre. Anakin è devastato, fallisce come maestro, come amico e come padre e anche se lei lo solleva da ogni fardello emotivo lui accusa il colpo.
Questi eventi ci portano a Revenge Of The Sith in cui Padme annuncia l’arrivo di un bambino (che poi saranno due gemelli, Luke e Leia) che normalmente dovrebbe essere un evento lieto ma che invece getta sul giovane Jedi un’aura di malinconia greve e oscura. Anakin ha già perso un figlio! Ha già fallito sotto questo punto e non fallirà di nuovo! I Jedi hanno espulso Ahsoka, i Jedi sono responsabili della sua discesa verso il lato oscuro! La sua morale sempre più distante da quella dell’ordine, il fatto che questo abbia allontanato da lui Ahsoka, lo spettro della perdita di Padme e la paura del fallimento con il nuovo figlio trasformano Anakin in quello che poi verrà ricordato come Darth Vader e finalmente rende un po’ di giustizia a questo personaggio sviluppato malissimo nei film ma che trova una sua dimensione emotiva e caratteriale qui.

I Cloni
Altra cosa che manca ai film è l’umanizzazione dei cloni della Repubblica, meccanismo fondamentale per la riuscita del piano di Palpatine. I cloni nei film sono alla stregua dei droidi, senza personalità e tutti uguali si vedranno per pochissimo tempo facendoci intendere che potrebbe esserci un legame emotivo tra queste persone e i generali Jedi ma senza esplorare mai nulla. Questa omissione è tremenda perché il punto focale per cui i Jedi vengono presi in contropiede dai cloni è che questi si fidano ciecamente delle loro truppe e in alcuni casi questi sono diventati amici, come nel caso di Ahsoka e Rex, o di Obi Wan con Cody. The Clone Wars umanizza i cloni proponendo alcune puntate molto belle su come questi cerchino una loro identità e di come provino ad elevarsi da semplice carne da macello a uomini. I cloni di The Clone Wars si danno dei nomi, si pitturano e acconciano i capelli, si tatuano, hanno personalità differenti, ragionano con le loro teste, si interrogano sul perché sono stati creati e certi cercano una vita differente a quella della carriera militare forzata.
In The Deserter (Stagione 2) vediamo un clone che ha disertato e si è fatto una famiglia lontano dalla guerra, quando gli altri cloni lo trovano sono messi davanti ad un dilemma morale: denunciarlo o accettare la sua individualità?
In Storm Over Ryloth (Stagione 1) dei cloni disobbediscono agli ordini e si allontanano dalla loro truppa per salvare dei bambini diventati loro malgrado profughi di guerra.
In Rookies (Stagione 1) dei cloni sono demotivati dalla loro posizione sul fronte e dovranno ritrovare una fiducia in loro stessi ormai svanita.
Nello splendido arco narrativo di Krell, che inizia con Darkness on Umbara (Stagione 4) i cloni saranno messi davanti ad un dilemma morale ed etico molto spinoso: seguire le tattiche di guerra del generale Krell che tratta le sue truppe come pedine sacrificabili o agire secondo una morale più umana e andare contro gli ordini per salvare i propri fratelli da un inevitabile massacro? Molto belle queste puntate, trattate poi con un piglio registico molto realistico, quasi sembra il Vietnam.

Gli Altri
Prima cosa giusta di The Clone Wars è lo sviluppo dei cattivi, bersaglio assolutamente mancato dei film. Sotto questo aspetto in realtà c’è molto poco da dire. Possiamo però prendere atto di un fortissimo focus su questi personaggi con l’introduzione di nuovi volti come il sindacato criminale degli Hutt al completo o il cacciatore di taglie Cad Bane. Questa forte partecipazione dei cattivi estende la narrazione dei film rendendoci finalmente dei personaggi sfaccettati e complessi che nelle pellicole appaiono mal descritti e frettolosamente dipinti. Grandi beneficiari di questa linea di pensiero sono il Conte Dooku, primo villain della serie che finalmente lascia la sua impronta nella saga dimostrandosi un personaggio molto più complesso di quanto non si sia visto nei lungometraggi; il bellissimo Grievous che non subisce nessuno sviluppo caratteriale ma che è perfetto nella parte della minaccia sul campo di battaglia; Darth Maul, che dopo aver fatto la figura di merda più grossa della galassia in The Phantom Meneace torna in gioco con le migliori puntate di tutta la serie; e Darth Sidious che finalmente mostra il suo lato doppiogiochista e subdolo da signore oscuro e capo della Repubblica.
A questo proposito vi segnalo l’arco narrativo delle Nightsisters che dipinge perfettamente il lavoro fatto da tutta la serie con i cattivi di Star Wars. Questo arco è composto da molteplici puntate che si snodano in più stagioni e analizza praticamente tutti i villain principali della saga: Dooku, Asajj Ventress, Savage, Darth Maul e Darth Sidious.
- Nightsisters – Monster – Witches of the Mist – (Stagione 3)
- Massacre – Brothers – Revenge – (Stagione 4)
- Revival – Eminence – Shades Of Reasons – The Lawless (Stagione 5)






The Clone Wars non si scorda certo dei Jedi e soprattutto di Obi Wan Kenobi che prende parte ad alcune bellissime puntate ma che secondo me viene lasciato troppo in disparte. Obi Wan purtroppo non è un personaggio su cui si possa giocare più di tanto essendo un integerrimo Jedi senza macchia e senza troppe sfaccettature. The Clone Wars comunque ci prova e riesce talvolta a stupirci con un personaggio che nell’immaginifico dello spettatore è irremovibile e granitico ma che invece si dimostra sensibile ed umano.
Molto belle le puntate che coinvolgono la duchessa Satine Kryze, un tempo amore di Kenobi e adesso distante per motivi di lavoro e dovere verso il suo popolo. Qui Kenobi dimostra quello che Anakin poi confermerà ad Ahsoka e di cui abbiamo discusso prima: l’amore non è proibito, l’attaccamento lo è. Kenobi infatti dirà a Satine che sei lo avesse chiesto lui avrebbe lasciato l’ordine per il loro amore. Arco narrativo della seconda Stagione che inizia con The Mandalore Plot.
Molto bella la rabbia controllata e repressa che il maestro Jedi tenta di gestire quando Maul, in cerca di vendetta per la sconfitta su Naboo, la giustizia di fronte ai suoi occhi nella puntata The Lawless (Stagione 5).
Bellissime le puntate in cui Obi Wan è costretto a fingere la sua morte per infiltrarsi in un gruppo di cacciatori di taglie che vogliono assassinare Palpatine. In queste puntate Obi Wan sarà costretto ad andare contro la sua morale e la sua indole aiutando dei pericolosi criminali per ottenere la loro lealtà. Non sarà sempre facile sopportare la poca mancanza di rispetto per la vita che dimostrerà Cad Bane in reiterate occasioni. Arco narrativo che inizia con Deception (Stagione 4)


Come detto The Clone Wars non si scorda dei Jedi che in questa serie risultano molto più interessanti che nei film, dove praticamente sono dei beoti a pedali. Cosa che eleva il consiglio Jedi da dementi a decenti è il fatto che finalmente l’arco narrativo pone questi infallibili detentori di pace su un piano molto più umano facendoci vedere che molte delle scelte prese durante le guerre dei cloni sono state fatte sbagliando. Errori gravi che hanno portato a conseguenze ancora più gravi. I Jedi dunque sbagliano e lo fanno perché la guerra non è il loro campo di competenza. Questo ci viene ricordato da un giovane Grand Moff Tarkin che dialoga con Anakin durante l’arco narrativo del salvataggio del maestro Jedi Even Piell che inizia con la puntata The Citadel (Stagione 3), dallo stesso Anakin che spesso contraddice il consiglio sulle scelte che prende, e da Yoda nelle splendide ultime puntate della serie in cui i Jedi scoprono cosa è successo al maestro Sifo Dyas (citato per la prima volta in Attack Of The Clones e mandante della commissione ai Caminoiani dell’esercito dei cloni) e prendono atto che usare i cloni è stato un errore, che questo è stato dettato dalla fretta e dalla pressione degli eventi e che adesso saranno loro stessi a pagare la colpa della loro poca saggezza. In questo frangente i Jedi svelano un insolito lato oscuro ammettendo che l’opinione pubblica non può venire a conoscenza di tale errore altrimenti perderebbe fiducia nei Jedi e nei cloni. Tremenda questa scelta da parte del consiglio che gioca con le vite dei civili che l’esercito repubblicano è chiamato a difendere. I Jedi quindi si dimostrano vulnerabili e non sempre all’altezza, troppo intrappolati nei loro dogmi pragmatici e inattuabili se poi ci si rapporta con la realtà dei fatti che la guerra porta alla luce. I Jedi funzionano in pace ma non in guerra in cui spesso le emozioni e le scelte in campo si scontrano con la morale, gli affetti personali e la compassione.
Questi aspetti sono chiari nei finali della quinta e sesta Stagione: Sabotage – The Jedi Who Knew Too Much – To Catch a Jedi – The Wrong Jedi – (stagione 5) / The Lost One – Voices – Destiny – Sacrifice – (Stagione 6)

Ricordandosi dei Jedi e quindi della Repubblica, The Clone Wars dimostra lungimiranza e voglia di esplorazione delle tematiche più delicate che potrebbero esserci in una guerra. Questo lo porta a non scordarsi dei Separatisti, fazione contrapposta alla Repubblica nelle guerre dei cloni. I Separatisti si staccano dalla Repubblica perché pensano che il sistema burocratico e politico che governa la galassia si corrotto, o almeno questo è quando fanno credere Sidious e Dooku ai sistemi che volontariamente si uniscono alla loro causa. Tutti sappiamo la reale motivazione che spinge Dooku e Sidious in questa guerra: la conquista della galassia. Ma la facciata politica che viene suggerita è un altra. Questo porta The Clone Wars ad esplorare la politica separatista e quella dei sistemi che hanno deciso di rimanere neutrali al conflitto portando in schermo molte linee narrative interessanti che giocano con i grigi della guerra staccandosi dalla dicotomia netta che esiste tra Jedi e Sith.
Su tutte troviamo la puntata Heroes on Both Sides (Stagione 3) in cui Padme e Ahsoka viaggiano fino al cuore della confederazione separatista per trovare una vecchia amica della senatrice, Mina Bonteri. Oppure nelle controverse vicende di Mandalore nell’arco narrativo della seconda Stagione che inizia con The Mandalore Plot in cui l’amministrazione planetaria pacifica e neutrale deve fare i conti con una cellula di guerrafondai insoddisfatti dall’attuale amministrazione e con le pressanti richieste di alleanza della Repubblica
Quindi… The Clone Wars! E’ perfetta? No. Ma cazzo, che roba! The Clone Wars nella sua figaggine incontenibile e nel suo lodevole sforzo di mettere i puntini sulle I ai nuovi film di Lucas fa un lavoro eccellente andando oltre il semplice tappa buchi ed evolvendosi a serie completa senza nulla invidiare ai migliori prodotti partoriti per questa decennale saga. Talvolta inciampa dimenticandosi di alcune cose come ad esempio il dialogo tra Dooku ed Anakin all’inizio di Revenge OF The Sith in cui il giovane Jedi dice al Sith “la mia forza è raddoppiata dall’ultima volta che ci siamo incontrati” riferendosi palesemente al duello finale di Attacks Of The Clones, ma nella serie lo vediamo combattere molte altre volte contro Dooku. O all’omissione delle dieci volte in cui Anakin avrebbe salvato la vita al suo maestro e migliore amico Obi Wan, anche queste citate in Revenge Of The Sith ma mai mostrate dalla serie… sarebbe stato carino.
La CGI con cui è fatto sta invecchiando e forse con lo scorrere del tempo risulterà ancora più indigeribile dal punto di vista grafico.
Molte puntate sono indirizzate ad un target un po’ troppo giovane risultando poco digeribili ad un pubblico maturo anche se fan sfegatato (come me).
Però quando la serie ingrana spara delle bombe incredibili che, oltre a dare un senso ai film da cui è tratta, espande l’universo di Guerre Stellari nel miglior modo possibile riuscendo ad emozionare ed appassionare, facendoci tornare adolescenti infoiati per le spade laser e i colpi di scena e finalmente tirando fuori qualcosa di più che decente dallo Star Wars di stampo primo Duemila.
The Clone Wars ci lascia soddisfatti e felici, chiude molti interrogativi sui film di Lucas e riesce a divertire ed emozionare. Purtroppo questa serie poteva fare una cosa che invece omette brutalmente lasciandoci con un po’ di amaro in bocca che sinceramente poteva facilmente lavare via. Mi riferisco alle motivazioni che hanno portato a questo conflitto galattico che rimangono purtroppo ancora poco chiare. The Clone Wars avrebbe potuto approfondire quei poco chiari giochi di potere che vediamo in The Phantom Meneace e che ancora adesso rimangono insondati. La serie finisce lasciandoci un bel comparto narrativo di questa immensa guerra spaziale ma facendoci storcere il naso per qualcosa che poteva essere davvero un prodotto perfetto e definitivo e che invece lascia ancora qualche piccolo enigma.
Ci proverò io con un articolo a fare chiarezza. Siete contenti?
Tre piccole curiosità:
- Nella serie, il Generale Grievous non ha la tosse che invece è continuamente presente in Revenge Of The Sith. Questo perché Mace Windu colpisce con la Forza il petto del generale dei droidi durante il tentativo di salvare Palpatine dalle sue grinfie, appena prima della scena iniziale di Revenge Of The Sith. Questa scena è stata omessa in The Clone Wars, mentre invece è presente in Clone Wars della Cartoon Network che nel finale si lega direttamente al terzo film della nuova trilogia.
- Notluwiski Papanoida è un personaggio che vediamo nella puntata Sphere of Influence nella terza Stagione della serie. Questo personaggio era già apparso in Revenge Of The Sith come cameo di George Lucas nella scena in cui Anakin si dirige allo spettacolo teatrale per incontrare Palpatine.
- Ma lo sapevate che i clonatori di Camino sanno del piano di Darth Sidious di usare i cloni per prendere il controllo della galassia? A quanto pare sono complici. Si scopre nell’arco narrativo della sesta stagione che inizia con la puntata The Unknown.



Dopo aver visto tutto questo ben di dio posso affermare che adesso i tre nuovi film di Lucas brillano di una nuova luce, che è sempre quella della merda fatta male, ma con un senso. The Clone Wars infatti riesce ad inserire i tre film nella sua narrazione e fa sembrare le pellicole da cui è tratto delle lunghe puntate della serie animata che servono da apripista a qualcosa di veramente interessante ed azzeccato. Possiamo adesso guardare ai film come una base per qualcosa di molto più emozionante e ponderato provando ad apprezzarli leggermente di più.
Provando ho detto. Provando. Non facendolo.
Ho detto tutto? Spero di sì.
Vi ho rotto le palle? Spero di no.
Addio.
Da NON fan di Star Wars, credo che questo articolo sia la cosa che mi è piaciuta di più della trilogia I, II e III di Lucas! Super interessante!
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