
Tempo fa un’amica su Facebook mi chiese di fare un giochino: Avrei dovuto comporre un immagine contenente dieci personaggi immaginari che hanno segnato la mia crescita culturale o che amo particolarmente. Non per forza dal mondo del cinema. In generale.
Come successe per il post delle venticinque domande io a questi stimoli da social network reagisco a fasi alterne: prima lo sconforto per il giochino spastico che snobbo con sufficienza tipo “Mmpfh, sono un uomo di cultura io” (anche no). Dopo passo per la fase in cui il cervello non riesce a pensare ad altro, tipo “Cazzo dieci personaggi! Quale saranno i miei? Cosa ci metterò? Perché ci sto pensando alle tre e venticinque di martedì notte?”. E poi c’è la fase della rassegnazione in cui cedo al mio Io interiore e colto da un ondata di euforia risolvo il giochino spastico scoprendo che poi così spastico non è.
Questo in particolare mi ha portato a dover fare uno scorporo gigante di tutte le cose che assimilo fino ad arrivare ai dieci personaggi richiesti dal test. Sì prima era un giochino scemo adesso è un test. Psicologico. SERISSIMO.
Come potete capire ho faticato come un matto per riuscire ad essere felice del risultato finale ma credo che quello che ne è venuto fuori mi rispecchi abbastanza e porti in superficie parti di me che definiscono il mio carattere, la mia morale e la mia etica.
Credo. Oppure no. Cioè, ti sei masturbato per quindici anni su Madoka Ayukawa! Non è che ci sia tutta ‘sta grande psicologia dietro. C’è tanta solitudine, quello sì. Tanta…
Vedo che ho perso leggermente il filo del discorso.
Dicevo: ecco i miei dieci personaggi che in un qualche modo mi rappresentano. C’è da dire però che hanno una validità relativa perché magari leggo o vedo cose nuove e mi innamoro di una nuova tizia a caso e quindi dovrei rivedere tutto da capo. Questo succede sì e no ogni quaranta giorni. Per fortuna sono un tipo molto razionale e metodico e tento di non farmi trasportare troppo dalle fisse stagionali.
Tornando a bomba! Il gioco non prevede spiegazioni, solo l’immagine. Però fa un po’ schifo così, quindi aspettatevi delle spiegazioni per ogni personaggio.
Via, si inizia.

Han per me è l’eroe di un infanzia passata a guardare Star Wars. La magia dell’ambientazione da piccolo mi catturava tantissimo e il ruolo da antieore buono di Solo mi ha fin da subito catturato. Ammetto che questo mio attaccamento al personaggio mi ha fatto sopportare molto male il suo ritorno da anziano in The Force Awakens e nel nuovo film a lui dedicato, Solo. Per me Han Solo ha la faccia di Ford! E’ giovane e bello, pronto a tutto e spavaldo. Incarna perfettamente il significato di libertà che reputo più vivido e compatibile con l’umana esistenza. E’ da sempre il mio personaggio preferito della saga e lo sarà per sempre anche se delle volte devo ingoiare dei rospi un po’ amarognoli.

Perché Rey e non Jyn Erso? O Leia Organa? Ahsoka Tano? Padme Amidala? Asajj Ventress? Ci sono tredicimila personaggi femminili in Star Wars che reputo bellissimi. Perché Rey? Prima di tutto perché mi serviva un rappresentante dello Star Wars nuovo: se Han rappresenta quelli vecchi, Rey rappresenta i nuovi. Secondo, perché rispetto sempre le quote rosa. Più politically correct del PD (Badum – Tish!). E terzo perché è una figura di donna forte che stimo tantissimo. Rey è da sola, senza amici né una famiglia, ha sempre combattuto per sé stessa senza mai perdersi d’animo ma comunque cercando le sue radici e il suo passato. Si innamora, soffre, combatte, ha fiducia negli altri, crede al suo istinto e si prodiga per i suoi affetti. E’ umana. Ma nel modo giusto.
Poi mi piace Daisy Ridley. S’era capito.

Esattamente come per Han Solo ecco che torna Harrison Ford. Esattamente come per Han Solo anche Indy ha segnato la mia infanzia con le sue avventure al limite del soprannaturale che mi facevano (fanno) sognare di luoghi esotici e segreti millenari. Esattamente come per Han Solo fanno i film con lui sulla sedia a rotelle con il pannolone. Esattamente come per Han Solo a me ‘sti film nuovi mi fanno incazzare come una biscia. Ospizio Jones. Indiana Jones è una specie di James Bond delle tombe Etrusche! Ha la figa bòna, la pipa durante le avventure, si ficca nei casini a capofitto, è bello, atletico, audace. Non deve essere un signore distinto con le tasse da pagare e i pannolini da pulire! Comunque Indy è il mio eroe d’azione preferito e proprio come per Han Solo mi comunica questa libertà da scavezzacollo anni ’80 che si sposa perfetta con la natura umana ma che riesce sempre a trovare una sua morale nella giustizia e nel bene.
Ah, e Indiana Jones 4 non esiste. E’ stata un allucinazione collettiva.

John McClane. Con i capelli. Ci sono anche due John McClane senza capelli che ci piacciono poco, diciamo uno poco uno per nulla. John McClane anni ’90! Ci siamo capiti? Che c’è da dire su John? Nulla! Si racconta da solo! Anche i Die Hard, soprattutto il terzo capitolo, sono dei punti fermi nella mia passione per il cinema. Mi accompagnano da decenni e non mi vengono mai a noia. Mi diverto come uno scemo e lui è il mio modello preferito di eroe action puro, senza intrusioni di fantascienza né soprannaturale.
Ma con i capelli. Ricordate sempre. I capelli.

Non devo spiegarvi come mai Hans Gruber no? Alan Rickman in una delle sue performance migliori? Il ricordo delle festività natalizie? Il mio film di Natale preferito? Guardate, facciamo così, mi esprimo con un meme:


Ecco, in controtendenza con quello che ho detto prima Spock mi piace anche da vecchio. Forse di più che da giovane. Chiaramente siamo parlando dello Spock di Nimoy, non del povero Zachary Quinto, che secondo me fa anche un lavoro decente ma… Nimoy. Spock per me è importantissimo perché rappresenta quello che vorrei fosse la società. Attenzione, non parlo della società Vulcaniana, parlo di Spock come modello sociale. Spock è calcolatore e logico ma anche amico fedele e compassionevole, sa essere giusto e razionale ma è innegabile il suo attaccamento emotivo per gli affetti. Ha senso del dovere, è onesto e imparziale verso ogni essere vivente. Ecco, Spock attualmente è il contrario della nostra società. Per me rappresenta un punto fermo per l’evoluzione Umana, intesa come razza.
Però magari un po’ più d’animo figliolo. Delle volte è moscio pare gli sia morto il gatto. Il sabato sera esci du’ orette, vai a ballà’ che ne so’. Vai a prende ‘na birra (Romulana eh, quella blu). Comunque personaggione, in tutta la sua struttura.

Perché Souther? O Sauzer chiamatelo un po’ come vi pare. Perché non ci sono più i cattivi davvero cattivi. Quelli che sconfiggono l’eroe guardandolo soffrire, che ammazzano la gente per il gusto di farlo. Che sono stronzi. Ma no stronzi poco, proprio dei pezzi di merda demoniaci. Sauzer è il mio cattivo spietato preferito di sempre, e dovrebbe esserlo di tutti perché emana una malvagità gratuita annichilente e è uno dei pochi che riesce a mettere in difficoltà Ken, cosa non da poco. Questo tizio fa costruire una piramide (completamente inutile, lo fa solo perché può farlo) a dei bimbi schiavi tenuti digiuni da giorni e che poi tortura psicologicamente facendoli assistere ai suoi banchetti luculliani. Se parli ti becchi una scarpata nel muso, che se ti va bene ti ammazza. Se osi allungare una mano verso il cibo lui ribalta il tavolo con tutta la roba sopra. E anche da terra guai a te se la prendi. La spiaccica con il piede. E nemmeno lì la puoi mangiare. La punta della piramide (un macigno di varie tonnellate di pietra) la fa posare al povero signor Shu che cieco e dolorante si fa tutti gli scalini del monumento per poi venire schiacciato dalla pietra stessa. Mentre i bimbi guardano. Ovviamente. E se parli, botte. Botte serie, non quelle della tu’ mamma. Il Nanto tra capo e collo.
Bellissimo. Sauzer è un cattivone spietato e sanguinario come non se ne sono visti mai, e la cosa che fa più paura è che non è folle. E’ completamente lucido.
Lo adoro da sempre. Da piccolo mi faceva venire i brividi.
Madoka Ayukawa. Per me Orange Road (Johnny è Quasi Magia) è importantissimo perché rappresenta l’adolescenza che avrei voluto avere. I poteri psichici con cui modificare gli eventi, le fighe senza precedenti a cui fare la corte, il romanticismo di quello che ti rimane addosso per una vita, le avventure i misteri. Orange Road mi accompagna da sempre, da quando lo guardavo su Bim Bum Bam, mutilato e censurato come non mai, a quando poi comprai e lessi il manga e fino a poco tempo fa in cui mi sono preso il cofanetto dell’anime e posso guardarmelo senza censure quando mi pare! Madoka in tutto questo è da sempre il mio sex symbol tra le donne di pura finzione. E’ bellissima, mora con il capello lungo gli occhi verdi, un po’ bassina ma non troppo e con le forme giuste dove devono stare. E poi è intelligentissima e molto matura per la sua età. Madoka ha un lato oscuro che la rende per me irresistibile, fuma ma non vuole essere vista, fa la fìa con i teppistelli per scroccare i passaggi in moto, è un maschiaccio e te mena se necessario. Non si fa mettere i piedi in testa da nessuno ma è responsabile e saggia. Anche lei è un personaggio femminile che rispetto moltissimo e che propone una figura di donna forte, tremendamente femminista come accento ma che non perde mai di vista la sua femminilità né la sua natura.
E in adolescenza credevo avesse un accordo con gli ottici della mia città perché un conto è l’onanismo, un conto è Madoka.

Guardate, c’è da dire molto poco su Megaman. Semplicemente che da piccolo, con il Nintendo otto Bit tra le mani, mi sono imbattuto in questa saga videoludica che non mi ha più abbandonato. Nemmeno ora! Infatti ho il Nintendo Switch con la collezione dei Megaman vintage sopra. Mi ha sempre divertito e lo considero un simbolo imprescindibile della mia infanzia. Non c’entra una sega con il blog lo so, prendetela così.

Questa è delicata. Death da Sandman, l’opera di Neil Gaiman. Death per me è importantissima perché rappresenta quello che vorrei che fosse la morte per me stesso e per i miei affetti. L’argomento è un po’ delicato e quindi vi risparmio i dettagli più profondi, sappiate solo che questo personaggio è molto difficile da spiegare in quattro righe e che se volete scoprire cosa ha fatto Gaiman con i suoi Déi in Sandman vi conviene leggerlo perché è una delle cose più incredibili generate dall’uomo. Comunque, Death è compassionevole, amica, ti accompagna per mano come qualcuno che hai sempre conosciuto e che non vedevi da molto tempo. Death non è distaccata e fredda. E’ imparziale ma affettuosa e gentile, ti consola e ti capisce come quell’affetto che avevi ai sedici anni e che adesso non sai più che fine abbia fatto. Death è stupenda ma troppo sfuggente per riassumerla in queste sommarie spiegazioni.
Speriamo di vederla come la dipinge Gaiman. Tardi eh. Tardi tardi. Però, ecco, ci starebbe.
Che chiusura angosciante! Devo dire qualcosa di simpatico per tirare su il morale dei miei lettori, non posso lasciarvi così!
Allora… ci sono un inglese un francese e un italiano in cima ad una torre… no? Troppo? Lascio stare?
Lascio stare.
Addio!
Fichissimi i tuoi personaggi! Mi piace molto che ci sia siano sia il protagonista che l’antagonista di quel gran film che è Die Hard di McTiernan: bello prendere sia dall’uno che dall’altro!
E su Spock hai ragionissima, d’altronde era un po’ quello lo scopo di Roddenberry quando lo mise nella sua Star Trek TOS: uno specchio per gli umani, ma anche un personaggio in qualche modo superiore e a cui ispirarsi. Parentesi: giusto l’altro giorno ho visto un episodio di The Big Bang Theory in cui Sheldon parla con una miniatura di Spock che gli risponde con l’inconfondibile voce di Leonard Nimoy.
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Death potrebbe essere la cosa migliore uscita dalla penna di Neil Gaiman, ed è davvero tutto dire! Dopo aver letto Sandman tutte le altre personificazioni della morte mi sembrano cosí superficiali e insipide. Tra l’altro ho letto in un’intervista che l’ha caratterizzata come la morte che anche lui vorrebbe incontrare.
Non avevo capito subito chi era Madoka (per me si chiama ancora Sabrina. Era Sabrina, sí?!), ma quando l’ho capito mi è partita in loop nel cervello la sigla di È quasi magia Johnny! Che poi, solo per me lei era la gemella segreta di Sailor Mars? Sono identiche! 🤣
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Sabrina! Bellissimo il nome italiano. Ci sta alla grande. Infatti anche Hino Rei (Rea, Sailor Mars) grande amore infantile e adolescenziale. Le more negli anime mi hanno sempre stregato.
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Che mix! Molti te li appoggio, altri nn li conoscevo nemmeno….
E intanto son qui che rimugino sui miei dieci 🤔🤔
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Non è così facile come sembra! Ci farai un post?
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Sarebbe bello… vediamo se riesco a mettere d’accordo i colleghi di blog e a fare una cosa collettiva😉
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Anche io rimugino!
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Non vedo l’ora!
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