Kingsman: The Secret Service: recensione del film

kingsmenNel 2014 uscì ed ebbe un successo notevole Kingsman: The Secret Service, per la regia di Matthew Vaughn che precedentemente aveva fatto sia l’interessante Kick-ass (2010) sia Stardust (2007) da cui mi sono sempre tenuto alla larga per rispetto verso Neil Gaiman e il suo fantastico romanzo omonimo. Premetto che comprendo benissimo il successo del film, e lo trovo anche ben fatto per quello che vuole essere. Semplicemente credo di non essere parte del target, quindi a me personalmente non è piaciuto molto. Mi spiego qui sotto.

Kingsman: The Secret Service è un omaggio ai film di James Bond in cui il protagonista salvava il mondo dalle grinfie di un supercattivo folle, conquistava tutte le ragazze che incontrava, e dove moriva parecchia gente nel processo ma così, a cuor leggero. Questo film ha la stessa struttura: Valentine (Samuel Jackson) è un milionario folle che vuole risolvere i problemi ambientali del mondo uccidendo la maggioranza della popolazione usando delle SIM card che attivano l’aggressività degli esseri umani spingendoli ad uccidersi gli uni con gli altri. Galahad (Colin Firth) è un agente segreto elegantissimo che prova ad impedire il piano di Valentine, e allo stesso tempo il suo protetto Eggsy (Taron Egerton) sta provando ad entrare nell’organizzazione dei Kingsman di cui faceva parte suo padre. La trama riesce a sviluppare contemporaneamente queste due storie alla perfezione caratterizzando anche allo stesso tempo un gran numero di personaggi secondari (portati sullo schermo da attori notevoli come Michael Caine e Mark Strong!), grazie anche ad un montaggio a dir poco eccezionale.

Quindi la trama funziona alla grande. Gli attori sono tutti in palla. Le musiche sono ottime. L’azione è ben girata. E allora perché non mi è piaciuto? Perché questo mix di umorismo e serietà con me non ha funzionato. Per esempio, dopo la prima prova di sopravvivenza muore una delle due ragazze aspiranti Kingsman. Ed ecco Eggsy che ne guarda il cadavere e fa la battutina! Non capisco se devo riderne, se devo concludere che lui è un cretino, ma in realtà nel film non lo è… non lo so, non ne capisco il tono. Per esempio funziona la battuta finale della principessa svedese che dice a Eggsyif you save the world we can do it in the asshole” (“se salvi il mondo ti do il culo”): la capisco, è una presa di giro a James Bond che con battutine più “velate” diceva la stessa cosa in vari dei suoi film. Ma dopo che sono morte 220 persone a cui è scoppiata la testa (pur se l’effetto è tutt’altro che realistico, con le teste che scoppiano come fuochi artificiali) non riesco a ridere del difetto di pronuncia di Valentine! Allo stesso tempo apprezzo l’ironia di far morire tutte le persone più potenti ed egoiste del mondo.

Insomma, secondo me è un film intelligente e ben scritto, ma non fa per me. Accanto all’eleganza inglese mette battute triviali, accanto alla violenza più estrema mette la battutina stupida. Mi confonde, invece di piacermi. E poi, questo sì, no mi sono piaciuti per niente gli effetti fatti al computer che ho trovato molto poco credibili, troppo fluidi e cartoonosi perchè il mio cervello li accetti. Dopo un calcio alla testa non mi piace vedere una doppia capriola all’indietro prima di cadere a terra (nel combattimento nel pub di Colin Firth con i conoscenti di Eggsy)… e poi quel personaggio lo ritroviamo nel finale, è ancora vivo! Mah… non capisco come prendere questo tipo di azione. Ciao!

PS: questa mia opinione su Kingsman: The Secret Service mi ricorda quella di EvilAle su Deadpool riportata qui.


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8 risposte a "Kingsman: The Secret Service: recensione del film"

  1. Pensa che a me invece aveva divertito molto proprio il contrasto tra le sue varie parti, senza contare la battaglia nella chiesa, che mi sono rivisto un paio di volte di seguito; bellissima. Poi va be, io amo Colin Firth visceralmente, per cui qualsiasi cosa in cui sia apparso per me ha già un plus valore non indifferente!

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  2. Pingback: Star Trek Beyond

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