The Pianist: recensione del film

pianist-concertEbbene sì: non avevo visto né sapevo nulla di questo film del 2002 di Roman Polanski, regista che mi piace un sacco (per esempio, ho scritto del suo Death and the Maiden, La morte e la fanciulla, 1994, qui). Ho rimediato recentemente, e la visione di The Pianist (Il pianista), con Adrien Brody come protagonista, mi ha lasciato a bocca aperta.

Il film tratta della vera storia di Wladyslaw Szpilman, pianista ebreo polacco, che con la famiglia fu sorpreso dall’invasione nazista della Polonia nell’inverno del 1939 (grandiosa la scena in cui il suo programma radiofonico viene interrotto dalle bombe naziste). Nel film ne seguiamo le tragiche vicissitudini fino al 1945, dopo la fine della guerra. Vediamo come la condizione degli ebrei nella Polonia occupata peggiori poco a poco, dapprima “solamente” segnata da angherie e prepotenze per arrivare poi all’imprigionamento nel ghetto di Varsavia e alla deportazione. Nonostante la tristezza domini la scena, almeno il povero Szpilman esce vivo dalla guerra, di fatto morirà nel 2000 all’età di 88 anni.

Che dire del film? Semplicemente che è fantastico. Vediamo tutto attraverso gli occhi del protagonista, scelta che rende tutto molto crudo e impattante. Vediamo omicidi, sparatorie, cadaveri, crudeltà da parte di tedeschi, polacchi, ebrei… ma Polanski in nessun caso sottolinea questi eventi con musiche epiche o ralenti per aumentarne la drammaticità. Da regista sublime qual’è, capisce che non ce n’è nessun bisogno e lascia scorrere le immagini sullo schermo come se dovesse semplicemente documentarne i fatti accaduti.

Poi la storia è davvero emozionante. La prima parte ricorda un po’ Maus, grandioso fumetto di Art Spiegelman, con la ricca famiglia ebrea che aspetta che la situazione si risolva da sola. In questo senso è bellissima e allo stesso tempo tristissima la scena in cui nel 1940 tutti si rallegrano dell’entrata in guerra di Francia e Gran Bretagna (e Dunkirk è lì a ricordarci come andrà a finire quella prima avventura bellica). Poi vediamo i disperati tentativi di Szpilman di sopravvivere nascondendosi a Varsavia, prima e durante la rivolta di Varsavia del 1944. E infine, finalmente, lo vediamo tornare a lavorare alla radio dopo la guerra, dopo tanta sofferenza. Un gran film per una grande storia. E se avete voglia leggetevi la storia di Wilm Hosenfeld, l’ufficiale tedesco che salvò Szpilman poco prima della liberazione della città. Anche questa storia è tutt’altro che allegra. Ciao!


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