Tutti sappiamo che Alfred Hitchcock era un genio del cinema, non c’è bisogno di leggerlo su vengonofuoridallefottutepareti. Ma visto che giusto l’altro giorno mi sono riguardato il suo The Birds (Gli uccelli), che sfornò nel 1963 subito dopo quel capolavoro di Psycho (1960 – i tre anni di pausa sono dovuti ai suoi lavori televisivi), perché non scriverne?
E lo dico subito: mi asterrò dal commentare le accuse della povera Tippi Hedren (la protagonista del film) che qualche anno fa nella sua biografia ha accusato il regista statunitense morto nel 1980 di abusi sessuali. La povera Tippi, madre di Melanie Griffith, lo respinse durante il rodaggio del film e sembra che fu trattata malissimo sul set. Soprattutto, pare che dopo averla fatta lavorare in Marnie (1964), Hitchcock le rovinò la carriera impedendole da lì innanzi di partecipare in altre grandi produzioni. Con il polverone sollevato dal movimento #metoo, preferisco non entrare in discussioni storiche su come registi passati trattassero le loro protagoniste (vedasi Stanley Kubrick con Shelley Duvall in The Shining, 1980), delicate e difficili da sbrogliare!
Quindi parliamo di The Birds. La trama la sanno anche i muri, ma eccola qua: la ricca, famosa e sciocchina Melanie Daniels (Tippi Hedren), praticamente una Paris Hilton ante litteram, si infatua di un avvocato incontrato per caso in un negozio di uccelli di San Francisco, Mitch Brenner (Rod Taylor). Lo segue così al villaggetto a 60 miglia dalla città, Bodega Bay, dove lui passa i fine settimana con la madre Lydia (Jessica Tandy) e la sorellina Cathy (Veronica Cartwright). Non solo la madre si rivelerà molto possessiva, ma Melanie troverà ad accoglierla anche una ex di Mitch, la maestra Annie (Suzanne Pleshette), ancora innamorata del bel mascellone 100% USA. E fin qui stiamo guardando una commedia romantica.
Poi, totalmente all’improvviso, comincia un altro film, un film dell’orrore in cui migliaia di corvi e gabbiani cominciano ad attaccare senza un particolare motivo gli esseri umani. Il principio è un po’ lo stesso di From Dusk Till Dawn (1996) di Robert Rodriguez, in cui i personaggi non sanno che il loro mondo è popolato da vampiri finché non se li trovano davanti, o Predator (1987), in cui i soldatoni capitanati da Dutch sono ignari di essere il semplice giochino di un alieno molto aggressivo. Ma, naturalmente, Hitchcock l’ha fatto decenni prima! Dal primo attacco fino al meraviglioso finale assisteremo ad una serie di momenti di calma alternati a momenti dal ritmo travolgente dove gli uccelli assetati di sangue sembrano non voler risparmiare niente e nessuno.
Quindi che dire? Hitchcock è un maestro della tensione, e qui siamo costantemente costretti ad avere le palpitazioni a mille per i nostri protagonisti. Impossibile sapere chi sarà il prossimo a morire, impossibile capire come chi si salverà riuscirà a farlo. A tratti ci chiediamo se non stiamo guardando un film di zombie, e non è un caso che The Night of the Living Dead del maestro George Romero sia uscito nel 1968, cinque anni dopo il film di Hitchcock. Anche lì tra gli ingredienti ecco dei nemici numerosi e quasi impossibili da sconfiggere, persone barricate in una casa isolata, e morti improvvise ed imprevedibili.
Ma allo stesso tempo Hitchcock ci regala anche diversi piani di lettura, con gli uccelli in gabbia salvati dalla giovane Cathy, anch’essa in un certo senso rinchiusa nella gabbia della madre possessiva insieme al suo fratello maggiore. Per non parlare del ritorno del difficile rapporto madre-figlio, così come nel precedente Psycho! E c’è chi legge nel personaggio di Melanie l’elemento di disturbo che separa ben tre donne da Mitch (Lydia, Cathy e Annie), donne la cui vendetta viene simboleggiata dagli attacchi degli uccelli di Bodega Bay! D’altronde gli abitanti del posto accusano apertamente Melanie di essere la causa di questo inspiegabile evento…
Ok, gran film, quindi. Senza difetti? Come sempre, qualche difetto si può trovare: in alcune occasioni i personaggi fanno cose letteralmente senza senso, come far uscire i bimbi dalla scuola circondata da corvi, o come Melanie che decide di entrare e chiudersi in una stanza in cui ha sentito rumori di centinaia di uccelli. La stessa Tippi Hedren chiese al regista perché il suo personaggio avrebbe dovuto farlo e lui senza scomporsi rispose: “Perché io dico di farlo”. Non proprio la miglior giustificazione plotwise… E gli effetti speciali non sono invecchiati benissimo, ma sono passati più di 50 anni!
Ma insomma, sono dettagli. The Birds è un gran film, e sarebbe certamente stato interessante vedere il finale alternativo, sceneggiato ma mai girato, con un ultimo attacco alla macchina in cui i sopravvissuti si allontanano da Bodega Bay. Ciao!
Link esterni:
- Teaser trailer del film su Youtube
- La pagina del film su Internet Movie DataBase
- Recensione del film su Sentieri selvaggi
- Recensione del film su The room
- Recensione del film su Movie 80
- Recensione del film su L’isola che non c’è
- Recensione del film su Cinema 4 stelle
- Recensione del film su Re-movies
- Recensione del film su Nuovo cinema Locatelli
- Recensione del film su Stranger than cinema
“Madonna ragazzi i piccioni deh!!”
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Anche io ho pensato al Nido del cuculo in quella scena, purtroppo! X–D
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gran film, uno dei miei preferiti del Maestro…
non so se conosci anche l’interpretazione che ne ha dato Slavoj Zizek, con l’attacco degli uccelli che simboleggerebbe la repulsione della madre verso la donna che corteggia il figlio (Zizek è uno psicanalista che si diletta con la critica cinematografica, come forse saprai)…
quanto al finale: meglio così! trovo l’epilogo straordinario, con quell’auto che si allontana in campo lunghissimo tra quei colori pastello straordinari e una tensione carichissima che non necessitava di nessun ulteriore attacco….!!!!
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Sì, ne ho letto! Ho accennato a quella teoria quando ho scritto E c’è chi legge nel personaggio di Melanie l’elemento di disturbo che separa ben tre donne da Mitch (Lydia, Cathy e Annie), donne la cui vendetta viene simboleggiata dagli attacchi degli uccelli di Bodega Bay!”.
Interpretazione Freudiana, a quanto pare… quanti piani di lettura!
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scusa, avevo interpretato diversamente quella frase, ma adesso, rileggendola, in effetti diciamo più o meno la stessa cosa…
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Figurati! Io ero stato abbastanza criptico, lo ammetto!
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Per quanto mi piaccia praticamente quasi tutto Hitchcock a me questo film non mi arriva. L’ho visto anche un po’ di volte perché quando riguardo i suoi film ce lo metto dentro, però oltre agli ovvi meriti tecnici non sono mai riuscito a vederci nulla e sinceramente spesso mi annoia un po’. E’ da sempre uno di quelli che mi piace di meno suo. Comunque bellissime le teorie su cosa rappresentano o meno gli Uccelli, questa cosa mi ha sempre affascinato. Ti viene da pensare: ma Hitchcock ci avrà pensato? Secondo me è uno dei rari casi di: sì. Non voglio sembrare cinico, ma l’opinione pubblica si è svegliata presto: Nel mondo della TV e del Cinema se fai un pompino ti danno la parte. Ma guarda un po’. Che scandalone. Non mi stupisco dei casini sul set in questo senso.
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Sembra che lui si fosse ossessionato con Tippi Hedren, però visto lo strano tipo che era, al massimo è arrivato a provare a baciarla dentro una limousine una volta. Lei lo ha rifiutato e… catastrofe. Le ha massacrato la carriera.
Se non ci ha pensato Hitchcock, magari ci ha pensato l’autrice del racconto da cui The birds è tratto (anche se è abbastanza diverso), ma non credo che facesse le cose “a caso”, era uno che pensava e ripensava a tutto nei suoi lavori.
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Sì sì infatti sono sicuro che è preponderatissimo. Però mi viene sempre da chiedermi “ma il regista alle seghe mentali che mi faccio io ci aveva pensato?” Era un tipo strano è vero però non mi sa in effetti di pappone. Ma ci sta, chissà come era nella vita di tutti i giorni. Comunque oh, ci so sempre state ‘ste cose che sia un bacio o di più.
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Sono davvero molto affezionato a questo film, è stato il mio primo Hitchcock quando ancora ero bambino, anche se non è il mio preferito (che è La finestra sul cortile).
Non so che posizione prendere sulla questione di Hitchcock e Tippi; forse adesso siamo fin troppo ipersensibili alla questione, da un certo punto di vista trovo quasi naturale che tra persone costrette a frequentarsi in modo così assiduo in spazi molto ristretti come durante la produzione di un film possa scoccare una scintilla, per cui il fatto che lui ci abbia provato non mi stupisce né scandalizza, soprattutto se dopo il rifiuto dell’attrice non ha insistito. Certo che se, invece, le avesse davvero rovinato la carriera sarebbe davvero un infame, una cosa che però si scontra un po’ con l’immagine che nel tempo mi sono costruito di Hitchcock.
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Lei ha usato parole forti contro di lui nella sua biografia. E riguardo alla sua carriera,soprattutto lo accusa di averle fatto un contratto di 7 anni e di non averla mai fatta lavorare, quindi sacrificando i suoi anni migliori (ricordando che a quei tempi, e forse anche adesso, una diva vicina ai 40 anni era già considerata “vecchia”).
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Dé, Hitch era di fuori… — dice che cercò di “rinchiudere” anche Grace Kelly (che preferì poi essere “rinchiusa” nel Principato di Monaco), oltre che Janet Leigh — purtroppo, quando Truffaut lo ha intervistato, non è mai andato nel personale… — però si sa tutti che Hitchcock altri non è che Scotty di «Vertigo»: timoroso e ossessionato dallo stesso “tipo” di donna come un Hoffmann di Offenbach (o di Michael Powell, visto che si parla di cinema: Powell che di Hitch è stato quasi un concorrente, ma gli andò peggio: se Psycho di Hitch fece faville in USA e rinverdì la sua fama per un altro decennio, nello stesso anno Peeping Tom di Powell fece così scandalo da ostracizzare il regista, mandando in vacca i suoi gloriosi risultati degli anni ’30, ’40 e ’50)… — Sacha Gervasi (con Anthony Hopkins) e Julian Jarrold (con Toby Jones) hanno cercato di rappresentare l’Hitch “personale”, ma, a mio avviso, hanno fallito entrambi e Alma Reville continua a essere l’unica che ha saputo tutto, in un lavoro nell’ombra mai riconosciuto a pieno, e (nonostante la ricerca di sua figlia: «Alma Hitchcock» pubblicato a Berkeley nel 2004) purtroppo, s’è portata con se gran parte dei “segreti personali” nella tomba… — su The Birds non c’è che da commentare con questa scena (https://youtu.be/IdOF7xg5lug?t=1m15s): il primo piano di un attore, in pose deformate che rendono il suo volto una sorta di maschera, che spezza, in un montaggio alternato ritmico, la continuità di un’azione irreparabile: da soli, questi pochi secondi anticipano e contengono gran parte dell'”arte” di Kubrick…
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E comunque sì… «l’ho fatta la mia a prende casa in piazza della Repubblica: non si rivince da’ piccioni!»
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è un film inquietante, reso ancor più inquietante dal docufilm che narra l’ossessione del regista nei confronti dell’attrice. Diciamo che il compromesso carnale nel mondo dello spettacolo è una delle poche certezze assolute che abbiamo. Tempi diversi, pare che anche il nostro amato Fellini non lesinasse attenzioni di questo tipo.
Strano la Tippi abbia chiamato la figlia proprio Melanie, non credi?
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Effettivamente sì, questo del compromesso carnale era ed è un po’ il classico segreto di Pulcinella del mondo del cinema!
Mi hai messo la curiosità e sono andato quindi a controllare: Melanie Griffith è nata nel 1957, sei anni prima dell’uscita di The birds! :–)
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grazie per avermi chiarito un dubbio, mi pareva una strana coincidenza 😉
Non è che magari il regista abbia usato il nome della figlia per ingraziarsi Tippi?
chissà…!
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