Zimna wojna: recensione del film

zimna_wojna_fotosy245_jpg_5973Zimna wojna è un film polacco del 2018 arrivato sul mercato internazionale col titolo di Cold war. Il regista e sceneggiatore è Paweł Pawlikowski, che sostiene di essersi ispirato alla storia dei suoi genitori (spero solo lontanamente), e i protagonisti sono Joanna Kulig nella parte di Zula e Tomasz Kot nella parte del musicista Wiktor Warski.

Questo film ha due cose particolarmente belle: un bianco e nero spettacolare e delle musiche esagerate. La scelta del bianco e nero si capisce perfettamente data l’ambientazione storica: la storia si svolge tra il 1949 e il 1959 tra Polonia, Jugoslavia e Francia e la splendida fotografia in bianco e nero ben si sposa con tutte le location usate per sviluppare la trama.

E la musica… la musica è il fil rouge di tutto il film. Si comincia con le canzoni del folklore polacco, si passa alle musiche patriottiche proprie dell’era dell’influenza sovietica, ascoltiamo il jazz della Parigi anni 50, addirittura la fusione delle due cose grazie alla collaborazione tra Zula e Wiktor nella capitale francese, e si finisce con le musiche praticamente trash di moda nella Polonia della fine degli anni 50. In tutti questi casi il regista ci delizia con ottime messe in scena e non possiamo che meravigliarci di fronte alla bellezza di tutta questa musica degli stili più disparati.

Purtroppo, per quanto mi riguarda, le cose buone del film finiscono qui. Sì perché, ormai l’ho capito, queste storie d’amore basate sul farsi del male l’uno con l’altro (e qui cominciano gli spoiler, mi scuserete) io non le capisco, non riesco proprio a relazionarmici. Quindi il film per me paga una trama completamente insensata che non è riuscita ad attrarre la mia attenzione nemmeno per un momento.

Ammettiamo che possa credere all’amore a prima vista tra i due e nella loro forte passione. Allora perché lui alla prima occasione, durante il concerto a Berlino, l’abbandona per andare a Parigi? Se non poteva vivere senza di lei non doveva andarsene!!! Quindi lo troviamo depresso a Parigi ad aspettare la bella Zula. E lei cosa fa? Dopo tre anni riesce ad andare da lui sfruttando un matrimonio con un italiano che non ci viene mai mostrato. Happy ending? Macché. I due insieme stanno malissimo, uno più depresso dell’altra. Quindi dopo qualche anno lei torna in Polonia.

Ma ovviamente lui non può vivere senza di lei, quindi torna anche lui, ma visto che era fuggito… gli toccano 15 anni di campo di concentramento (con torture annesse). Ma non importa, perché lui vuole stare con lei! E lei cosa fa? Per farlo uscire prima, si sposa e fa un figlio con una persona viscida e disgustosa che non le interessa. E appena lui esce dal campo che fanno? Si sposano, naturalmente. Per suicidarsi insieme letteralmente 30 secondi dopo.

Io piango facilmente guardando film, ma davanti a questo delirio non mi sono commosso nemmeno un po’. Niente di quello che i due “innamorati” fanno ha un senso, un po’ come in Phantom thread di Paul Thomas Anderson. Quella storia non mi parve interessante né credibile, e stessa cosa per questa. Un altro problema del film per me è la narrazione molto poco armoniosa della storia: dopo un inizio che si prende il suo tempo, i salti temporali si fanno un po’ troppo invadenti e l’ultima parte della storia è letteralmente soltanto abbozzata. Sembra quasi che il regista avesse fretta di chiudere la storia dopo aver perso troppo tempo a raccontarne l’inizio… molto strano!

Però che musiche! Il film vola via che è una meraviglia grazie alla colonna sonora strepitosa! Ciao!


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11 risposte a "Zimna wojna: recensione del film"

  1. Sono d’accordo sul fatto che non sia il capolavoro che mi aspettavo, lo ritengo comunque un ottimo film. L’ho trovato freddo e anche io ho fatto fatica ad entrare in empatia con i personaggi. Se avesse reso i personaggi leggermente più “sopportabili” ora staremmo a parlare di un film immenso. Attori, fotografia, regia e colonna sonora super.

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  2. Non un capolavoro, ma un film tostissimo, e per niente una storia d’amore: la storia d’amore è simbolo della Guerra Fredda, e per questo assurda, capricciosa e idiota e, appunto, “fredda” e distaccata, che trova soluzione solo nel «non essere» dell’assurdo, dell’immaginato, ma, alla fin fine, della morte… — e questo simbolo è condotto con riprese di specchi (a sottolineare il riflesso simbolico), con giravolte berkeleyane musicali (a sottolineare la capricciosità ottusa del casuale), con poca saturazione di sguardi (a sottolineare l’incapacità di comunicare e capirsi), con abbondante porzione d’inquadratura puntata sullo sfondo (sul superfluo) più che sul personaggio (sull’essenziale), a sottolineare l’imbecillità della conduzione virata sulle sciocchezze e non sull’effettivo di una guerra come dei rapporti interpersonali, e con un montaggio tranciante e martoriante immagini come intenzioni e sottotesti… — Un capolavoro forse no, ma di certo non un filmetto…

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    1. Bella la tua lettura del film! Io, ammetto, non avevo pensato a questa metafora così sottolineata dalle scelte registiche… sarà che l’ho preso di petto dopo aver sofferto con Il filo invisibile di PTA: c’ho rivisto la stessa storia d’amore insensata e mi sono concentrato su quello. O meglio, mi sono concentrato sulle immagini e la musica per farmi piacere almeno qualcosa in questo Cold War!

      Anche la dedica ai genitori mi ha portato in quella direzione, comunque, cioè del far caso più alla storia tra i due che non alla guerra che secondo te è il vero fulcro del film!

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      1. Io trovo interessante che con «Cold War» mi sia riuscita la lettura “simbolica”, mentre col «Filo nascosto» no (in PTA è rimasta solo la rottura velata dei testicoli e, come dici tu, il senso di assurdità delle relazioni amorose rappresentate)… — boh… forse è tutta questione di gusti!

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        1. Sia questione di gusti sia questione di quanti piani di lettura offre l’opera d’arte che stiamo guardando. Il filo nascosto ci ha trasmesso lo stesso sentimento, diciamo così (la rottura di palle si può definire sentimento?), mentre Cold war forse essendo più profonda ci ha comunicato cose diverse!

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