Gongdong gyeongbi guyeok JSA (Joint Security Area): recensione del film

joint-security-areaGongdong gyeongbi guyeok JSA, più comunemente noto con il più breve titolo di Joint Security Area (JSA), è il terzo film del regista coreano Chan-wook Park. Uscito nel 2000, è il film che lo ha fatto notare in tutto il mondo prima della sua fantastica trilogia sulla vendetta iniziata con Sympathy for Mr. Vengeance (2002) e terminata con Sympathy for Lady Vengeance (2005), con in mezzo quel capolavoro di Oldboy (2003). Di che tratta JSA, e perché è stato così importante per il buon Chan-wook Park?

In JSA seguiamo un’investigazione condotta dalla maggiore dell’esercito svizzero Sophie E. Jean (Lee Young-ae), figlia di migranti coreani, su un incidente avvenuto al confine tra le due Coree in cui sono morti due soldati dell’esercito del Nord. I probemi nascono dal fatto che ci sono due versioni contrastanti sull’accaduto: un soldato della Corea del Sud, il sergente Lee Soo-hyeok (Lee Byung-hun) sostiene di essere stato rapito da coloro che poi è riuscito ad uccidere per tornare in Corea del Sud. D’altra parte, il sergente Oh Kyeong-pil (Song Kang-ho), dell’esercito della Corea del Nord, giura che Soo-hyeok si è introdotto nel compound dove stava coi suoi due commilitoni e li ha uccisi prima di tornare da dove era venuto. Dove sta la verità?

JSA è certamente un thriller con un alone di mistero con una premessa assolutamente intrigante. Seguiamo l’investigazione della Jean, ne capiamo la logica, vediamo le falle nelle due versioni dei fatti che ci vengono raccontate dai testimoni. E poi scopriamo la verità attraverso dei lunghi flashback che ci svelano una realtà che mai e poi mai ci saremmo aspettati. Visto che suppongo che non molti abbiano visto questo film, naturalmente eviterò spoiler per non rovinare la visione a nessuno.

L’unica cosa che vorrei sottolineare è che magari mi sbaglio, ma secondo me Chan-wook Park non era troppo interessato al lato thriller della storia. Tanto è vero che ce la rivela fin nei minimi particolari una volta che decide di partire con l’uso dei flashback! Il lato sorprendente di questo film è che si tratta di un film sull’amicizia, sui rapporti tra uomini, in questo caso soldati, che, pur trovandosi su fronti opposti per motivi vecchi di quasi un secolo, alla fine sono molto simili tra loro. Si tratta di un film sulla fratellanza, e il fatto che sia così tragico mi suggerisce che fosse quasi un tentativo di Chan-wook Park di risvegliare i propri compatrioti dal torpore che li porta a pensare alla guerra con i loro fratelli del Nord come una cosa normale. Mi piace pensare che il regista volesse mandare un forte messaggio politico attraverso una storia così personale ed umana. E forse non è un caso che il film sia stato girato in un periodo di riavvicinamento tra le due Coree, culminato con il summit di Pyongyang tra Kim Jong-il et Kim Dae-jung nel giugno del 2000.

Per il resto, il film è girato e fotografato benissimo, come pare sia normale per un regista come Park. Anche la sua ultima fatica, Ah-ga-ssi (The Handmaiden il titolo inglese) del 2016, è una gioia per gli occhi, forse addirittura troppo (mi è parso tutto stile e poca sostanza quando l’ho visto al cinema, ma ho il Bluray lì pronto per essere riguardato quindi magari cambio idea!).

Se non l’avete visto, guardatevi Joint Security Area, non ve ne pentirete! Fu un grande successo in Corea del Sud quando uscì nelle sale, pare sia stato il primo film di quel paese a non dipingere i coreani del Nord come dei nemici pazzi e sanguinari, e sicuramente vi terrà incollati allo schermo dall’inizio alla fine! Ciao!


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