Si può dire che con il titolo italiano, Il filtro di Venere, c’abbiano provato a rendere interessante questo episodio. Ma io preferisco di gran lunga il titolo originale: Mudd’s Women, le donne di Mudd, ben più rozzo e dritto al punto, un po’ come questo episodio. C’è un abisso tra il precedente Il duplicato, scritto intelligentemente da Richard Matheson, e questo Il filtro di Venere scritto da un ingenuo (almeno in questo caso) Gene Roddenberry.
Ecco la trama dell’episodio. Kirk fa il vigile spaziale e rincorre un’astronave che sta viaggiando senza rispettare le regole di navigazione. Per arrivare a fermarla e a salvarla dalla distruzione in un campo di asteroidi la USS Enterprise sacrifica due dei suoi preziosi cristalli di litio e deve quindi far rotta verso un pianeta, Rigel XII, per rifornirsi di nuovi cristalli. Nel frattempo scopriamo che un personaggio con dei baffoni improbabili (Roger Carmel) era il capitano della nave pirata che aveva un carico di… tre belle donne (interpretate da Karen Steele, Maggie Thrett e Susan Denberg). Kirk, durante il giudizio a cui lo sottopone usando una macchina della verità, scopre che Mudd, questo il nome del baffuto capitano, in passato ha avuto numerosi guai con la legge e si prepara a portarlo ad una colonia penale. Ma nel frattempo si scopre che su Rigel XII ci sono giusto tre minatori in tutto il pianeta, e Mudd ha tre belle donne con sé con cui negoziare la propria libertà…
Ecco, questa è la trama. Ma la cosa peggiore è forse l’intenzione: la morale della storia infatti sembra essere che gli uomini non devono scegliere le proprie donne in base all’apparenza, ma in base al fatto che sappiano cucinare, cucire, piangere, ed avere dei bisogni che solo degli uomini possono soddisfare. E un messaggio secondario è che se una donna crede in sé stessa può essere bella ed affascinante. Rimane un mistero come ingoiare delle gelatine colorate possa far apparire un kg di trucco in faccia e possa pettinare dei capelli sconvolti dal vento infernale di un pianeta inospitale, ma questo è il potere del credere in sé stessi!
E poi quando termina l’episodio ci rendiamo conto che Kirk si è reso co-responsabile di una tratta di schiave pagando i cristalli di litio con le tre donne lasciate in preda dei tre rudi minatori di Rigel XII. E come se non bastasse la morale dell’episodio viene smentita repentinamente dal comportamento del capo minatore, Ben Childress (Gene Dynarski), che dapprima vuole cacciare in malo modo la compagna recentemente acquisita, ma poi quando scopre che può essere bella senza bisogno di alcuna droga, decide di tenerla con sé! Complimenti vivissimi.
Ma visto che questo è il primo episodio che giudico come un fallimento completo, non mi lamento troppo e spero di trovare presto il tempo di guardare il settimo episodio. Ciao!
PS: è un po’ idiota che Mudd usi un falso nome, Leo Walsh, se il titolo (originale) dell’episodio già ci dice che in realtà si chiama Mudd. Inoltre lo fa in maniera impacciata che nemmeno fosse un episodio di Scooby-Doo! Insomma, non si salva proprio niente in questo Il filtro di Venere…
Episodio precedente: Il duplicato
Episodio successivo: Gli androidi del dottor Korby
Episodio di routine dove, a dirla tutta, dell’impronta progressista e ottimistica della galassia futura di Gene Roddenberry non rimane granché. Di certo non gli appartengono certe facilonerie: come può la semplice fiducia in sé stesse far cambiare letteralmente aspetto alle ragazze (e qui mi viene il dubbio di un maldestro rimaneggiamento in fase di sceneggiatura: probabilmente in origine le gelatine erano realmente un filtro di Venere di provenienza aliena)? Difficile veicolare un qualsivoglia messaggio positivo in modo credibile con queste labili premesse, quando poi oltretutto ci si va a scontrare con gli stereotipi maschilisti (pure questi totalmente avulsi dalla filosofia di Roddenberry) incarnati da quegli isolati e rudi minatori in cerca di una moglie che “riassetti loro la casa” … rimane il relativo brio dato dalla primissima apparizione del cialtrone Harry Mudd che, abbi fiducia, tornerà ancora in un episodio molto più riuscito di questo 😉
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Torna Harry Mudd??? X–D
Vabbè, mi fido di te e quindi non me ne preoccupo… certo mi fa un po’ strano che il primo personaggio ricorrente al di fuori dell’equipaggio della USS Enterprise sia proprio il baffuto Mudd!
E sì, questo episodio proprio non ha scusanti. Va detto che se preso sul ridere (come abbiamo fatto la mia ragazza ed io), offre varie occasioni ridicole e (involontariamente) divertenti!
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Ecco, questa è proprio l’ottica giusta! E probabilmente il buon Gene in primis sperava che gli spettatori l’adottassero, ogni volta che gli strettissimi tempi di lavorazione/programmazione lo costringevano comunque a mandare in onda pure gli episodi di cui non doveva essere particolarmente soddisfatto… 😉 Comunque ci saranno altri episodi da prendere altrettanto sul ridere, tipo quello in cui Pavel Chekov reincontra una sua vecchia fiamma diventata seguace di un gruppo di… fine anteprima (sennò rischi di cedere alle risate prima del previsto) 😀
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A questo non avevo pensato, in effetti suppongo che i tempi televisivi fossero tiranni e che il giovane Roddenberry non avesse tutta questa libertà creativa! In ogni caso mi aspetto altri episodi ridicoli (a quanto mi è stato detto, soprattutto dalla seconda stagione in poi), ma sono pronto a tutto! :–)
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