Abbiamo perso Kim un’altra volta! Quel ragazzo non si riesce a tenerlo sotto controllo… Dopo averlo perso per un rito funebre in Post mortem e dopo essersi smaterializzato nella maledetta sala ologrammi in Eroi e Demoni, stavolta eccolo addirittura a San Francisco, sul pianeta Terra. Almeno apparentemente, diciamo: all’inizio dell’episodio sembra trovarsi in uno shuttle di ritorno da una missione non meglio precisata, ma in realtà è in un appartamento a San Francisco con la sua ragazza Libby (Jennifer Gatti – è anche Ba’el in Birthright, La voce del sangue, sesta stagione di The Next Generation).
A me l’episodio è piaciuto, anche se non bisogna pensare al fatto che rimarrà una parentesi completamente inutile sia per il viaggio della USS Voyager, sia per il personaggio di Harry Kim (come dice il titolo stesso, in effetti: non sequitur, non ne consegue, nessuna conseguenza). Però l’ho trovato ben fatto, con dei bei matte painting della San Francisco del futuro e con una scenografia impressionante che ricrea la via dove apparentemente vive Kim con la sua fiancée e dove prende il caffè fatto da Cosimo (Louis Giambalvo) tutte le mattine.
Inoltre mi è piaciuto come è stato pensato e scritto (da niente meno che Brannon Braga) il presente alternativo in cui Kim non si è mai imbarcato sulla Voyager, ma è diventato ingegnere nel quartier generale della Flotta Stellare e sta lavorando a dei nuovi prototipi con il tenente Lasca (Mark Kiley). Piccoli dettagli come il servizio funebre in onore dell’equipaggio della Voyager fatto due mesi prima e Kim che cerca e trova un’altra persona che come lui dovrebbe essere sulla nave ma invece è sulla Terra, cioè Tom Paris (splendida la battuta, intraducibile in italiano, I’m going to Marseille to see Paris, cioè Vado a Marsiglia per vedere Parigi) mi hanno reso piacevole la visione di questa puntata.
Per il resto siamo di nuovo a Kim che deve convincere tutto il mondo di una cosa in cui non crede nessuno: una volta è il fatto che lui non arrivi dal regno dei morti, e stavolta è il fatto che lui non dovrebbe realmente trovarsi sulla Terra, ma dall’altra parte dell’Universo. Anche la soluzione finale non è particolarmente ben pensata… ma, come ho scritto, io mi sono divertito con questo episodio, che dà anche l’opportunità a Robert Duncan McNeill (che interpreta Tom Paris) di uscire dai canoni un po’ ingessati del suo personaggio per offrire qualcosa di diverso dal solito. Ciao!
PS: se io fossi stato nei panni di Kim non so mica se avrei abbandonato una comoda vita a San Francisco con la mia ragazza per tornare nel folle quadrante Delta!
PPS: Molte i punti divertenti della puntata del podcast The Delta Flyers di Robert Duncan McNeill e Garrett Wang su questo episodio: il karaoke di Wang in Ucraina, i baci della Gatti, i trucchi per recitare col sole in faccia… ma la cosa che mi porto a casa è aver scoperto il canale Youtube di Robert Picardo!
Episodio precedente: Fertilità
Episodio successivo: Torsione spaziale
Gli episodi su paradossi temporali e realtà alternative sono fra i miei preferiti (e non potrebbe essere diversamente, essendo anche un grande fan di Doctor Who), quindi questo ci rientra a pieno titolo. Quanto alle sue conseguenze, beh, Non sequitur comincia ad abituarci all’idea che per Harry Kim le realtà alternative di conseguenze ne avranno, sì… sarà grazie a loro se NON lo perderemo 😉
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Anche a me piacciono un sacco questi episodi! Infatti questo per ora è quello che mi è piaciuto di più della seconda stagione insieme a quello del Dottore (Projections), che infatti era praticamente un altro episodio di realtà alternativa! :–)
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