Visioni mentali (Persistence of Vision il titolo originale) offre degli spunti interessanti anche se la trama non è del tutto convincente. La USS Voyager si appresta ad entrare in territorio Bothan ma Janeway è stressatissima: deve fare mille cose e non ha il tempo sufficiente da dedicare a tutti quelli che la cercano. In particolare, si sta lavorando alacremente per permettere al Dottore di materializzarsi anche in ambienti esterni all’infermeria e soprattutto c’è da preparare il primo contatto coi Bothan che, a quanto pare, sono una razza molto aggressiva. Neelix in questo può aiutare, ma il capitano proprio non ha tempo! Il Dottore se ne rende conto e le ordina di prendersi una pausa per rilassarsi. E così ecco riapparire il fantastico programma olografico che tanto piace a Janeway (già visto in Intruso a bordo e in Uno strappo alla regola)!
E niente, siamo di nuovo catapultati in questo orrendo programma ambientato nell’Inghilterra vittoriana in cui la Janeway fa da governante e si innamora del padrone di casa (Michael Cumpsty). Lei è visibilmente scossa da quello che le accade e quindi, dico io, perché non fare invece una bella simulazione di Risa, il pianeta che abbiamo visto tante volte in The Next Generation, per esempio in The game, Il gioco, quinta stagione, e in Deep Space Nine (per esempio nell’orrendo Let He Who is Without Sin…, Colui che è senza peccato…, quinta stagione)? In ogni caso, il capitano interrompe il programma e comincia ad avere delle allucinazioni a giro per la nave. E qui l’episodio gioca bene questa carta, con il capitano che saggiamente si sottopone volontariamente a degli esami medici e poi lascia il comando della nave a Chakotay.
Poi le cose precipitano velocemente: la USS Voyager viene intercettata da tre navi Bothan che attaccano senza troppe cerimonie e rapidamente la nave della Flotta Stellare si trova circondata ed alla deriva nello spazio. Ed è allora che tutti i membri dell’equipaggio cominciano ad avere allucinazioni che li lasciano catatonici e totalmente indifesi. Tutti tranne il Dottore e Kes, i soli in grado di poter salvare baracca e burattini! Ci riusciranno? Sì, era una domanda retorica.
Alla fine la sceneggiatura sembra semplicemente buttare un sacco di ingredienti nel calderone per vedere l’effetto che fa e ancora una volta il finale è tutt’altro che soddisfacente (come per esempio in Non sequitur). Le allucinazioni dei vari personaggi ci permettono di scoprire che Tom Paris ha problemi col padre (Warren Munson), un ufficiale di alto rango della Flotta Stellare, che a Janeway manca il marito Mark (Stan Ivar), che a Kim manca la ragazza Libby (Jennifer Gatti), che Tuvok ha nostalgia di Vulcano e di sua moglie T’Pel (Marva Hicks)… ma rimane un po’ tutto lì, senza grandi sviluppi. Anche l’alieno cattivo (Patrick Kerr) ha motivazioni vaghe e non si capisce se attua per conto proprio o come rappresentante dei Bothan. Insomma, questa puntata avrebbe potuto essere una buona scusa per vedere che succede quando la Voyager deve passare da territori governati da razze ostili, ma risulta un po’ fine a sé stessa. Un’occasione per dare un po’ di background ai personaggi principali, ma solo abbozzato. Ciao!
PS: Robert Duncan McNeill e Garrett Wang nel podcast The Delta Flyers su questo mediocre episodio non hanno molto da dire, ma è divertente scoprire che McNeill sia geloso di Chakotay per la sua scena hot con B’Elanna che qualche anno dopo avrebbe sposato Tom Paris!
Episodio precedente: Genitori per caso
Episodio successivo: Gli spiriti del cielo
E’ che per gli sceneggiatori USA l’Inghilterra vittoriana doveva fare tanto “storia antica” da non poterne proprio fare a meno, nemmeno in un ponte ologrammi (del resto, Dixon Hill era già stato prenotato da un altro capitano) 😉 Per il resto, ci sarà tempo di vedere la Voyager a confronto con porzioni di quadrante Delta non proprio raccomandabili… e, fra un paio di episodi, ci sarà ancora la possibilità di ritornare a casa tramite una tecnologia fin troppo famigliare per la nave e l’equipaggio 😉
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Le scelte degli sceneggiatori USA in termini di sala ologrammi le ho sempre trovate molto “provinciali”. Dixon Hill, Stati Uniti. Il baseball statunitense per Sisko. Vic Fontaine che canta a Las Vegas, Stati Uniti, sempre in DS9. Chez Sandrine in Francia, che fa tanto Europa esotica, per il personaggio che si chiama Tommaso Parigi. L’Inghilterra vittoriana per Janeway.
Diciamo che non si sono spremuti troppo le meningi! O, meglio, che volevano risultare familiari al loro pubblico USA nonostante stessero scrivendo uno show di fantascienza!
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E aspetta di vedere qual è stata la scelta del personaggio olografico da far interpretare a John Rhys-Davies (in questo caso si può ben dire che abbiano pensato un po’ pure a noi italiani)… 😉
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C’è pure Gimli? Da Star Trek sono passati proprio tutti! X–D
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Bastaaaaaaaaa! Questa serie dovevano chiamarla “Star TreK: Holodeck” 😀
Siamo a circa il millecinquecentesimo episodio che verte su problemi nati sul ponte ologrammi o ad esso legati: ma basta! Mi sembra che una nave alla deriva in un universo sconosciuto possa fornire sufficienti spunti per riempire una stagione, invece ogni puntata verte sul ponte ologrammi: è imbarazzante!! 😛
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Il quadrante Delta, purtroppo, è una copia virtualmente identica al quadrante Alpha nella mente degli sceneggiatori… Quindi cosa c’è di meglio di un po’ di holodeck?
Anche io mal sopporto gli episodi centrati su quello, tra l’altro!
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