The Return of the Living Dead: recensione del film

the2breturn2bof2bthe2bliving2bdead2b19852b19Ho finalmente colmato una mia colpevolissima lacuna guardando un film che è considerato, e ora so giustamente, un super cult: The Return of the Living Dead (Il ritorno dei morti viventi) di Dan O’Bannon, del 1984. Il nome Dan O’Bannon è legato a due giganti cinematografici che adoro: Alien (1979) di cui scrisse una sceneggiatura usata quasi interamente da Ridley Scott, e Dark Star, ovvero il film fatto da un giovanissimo John Carpenter quando ancora era studente di cinema e con cui condivise la regia e la scrittura.

L’idea di The Return of the Living Dead però non venne direttamente da O’Bannon, bensì da John Russo che aveva lavorato insieme a George Romero al primo film di quest’ultimo, Night of the Living Dead (La notte dei morti viventi, 1968). Russo si era tenuto i diritti per eventuali seguiti con il brandliving dead” e ne scrisse uno che avrebbe dovuto dirigere niente meno che Tobe Hooper (ma quante leggende del cinema sto nominando in questo post?). O’Bannon fu chiamato a ritoccare la sceneggiatura ma non se la sentì di entrare a gamba tesa in territorio romeriano, e quando Hooper abbandonò il progetto a la regia finì nelle sue mani si sentì libero di cambiare il soggetto e la sceneggiatura in maniera radicale. Nacque così il seguito anarchico e punk del bellissimo film in bianco e nero di George Romero di una quindicina di anni prima.

Ed essendo anarchico e punk, questo seguito ha ben poco in comune col suo predecessore! Praticamente, solo l’inizio: Freddy (Thom Mathews) è un giovanotto che ha appena cominciato a lavorare in un magazzino medico insieme al suo superiore Frank (James Karen) e si meraviglia di fronte alle cose assurde che gli tocca maneggiare: scheletri perfettamente conservati e cadaveri umani di persone decedute recentemente (da mandare alle facoltà di medicina), e addirittura cadaveri di cani tagliati a metà utili per studenti di veterinaria. Ma quando chiede a Frank quale sia la cosa più strana che sia passata dal magazzino, quello gli racconta che ciò che si vede nel film Night of the Living Dead accadde realmente. La prova? Alcuni dei morti viventi catturati dall’esercito sono stati mandati per errore al magazzino e sono nel sotterraneo! Naturalmente Frank non si limita a raccontare la cosa, ma porta Freddy di sotto e… da uno dei contenitori ecco una fuga di gas che fa perdere i sensi ad entrambi.

Inutile dire che quando si riprendono quel gas ha rianimato varie cose tra cui i mezzi cani ma, soprattutto, pure il cadavere fresco che si trovava nella cella frigorifera. I due chiedono aiuto al proprietario del magazzino, Burt (Clu Gulager), che a sua volta li porterà da un mezzo pazzo con simpatie naziste (almeno a giudicare dalla musica che ascolta, dalla sua pistola, dal suo lavoro e dai suoi gusti in fatto di donne), Ernie (Don Calfa). Quella che sembra un’idea geniale, bruciare in un forno crematorio il morto vivente che non si ferma nemmeno quando lo si colpisce al cervello o rimane senza testa (al contrario che nel film di Romero), si rovela un errore clamoroso: il fumo del forno crematorio si trasforma in una pioggia acida che riporta in vita tutti gli ospiti del vicino cimitero! E così rimangono coinvolti nella cosa anche gli amici di Freddy che lo aspettavano fuori: un gruppo di punk dalle personalità molto… marcate.

Non voglio rivelare nient’altro della trama che, sappiatelo, si svolge in maniera assolutamente lineare e sensata nei limiti di un film sui morti che tornano in vita. Di fatto si usano tutti i cliché del genere, con il gruppo di sopravvissuti asserragliati in una casa e con gli zombie che li circondano e sopraffanno facilmente i soccorsi. Ma O’Bannon non si limita a ripetere cose già viste, tutt’altro! Nel film gli zombie si muovono velocemente e addirittura parlano, cosa impensabile nell’universo romeriano, per esempio. Ed inoltre non mangiano semplicemente carne umana, ma cercano cervelli umani! E qui si nota la grande influenza che ha avuto questo film sulla cultura pop, basti pensare ai Simpson che almeno in un paio di occasioni hanno proposto zombie in stile O’Bannon alla ricerca di cervelli.

Altra cosa che rende questo film interessante è l’uso dell’umorismo: nonostante gli effetti speciali siano ben fatti (pratici, con animatronics e trucco) e 100% horror, si ride grazie ad una comicità fisica (non so come altro tradurre l’espressione che ho in mente: slapstick comedy) e ad un copione che non risparmia i giochi di parole. E non manca nemmeno un po’ di nudo femminile, con Trash (Linnea Quigley) che fa un memorabile spogliarello su una tomba nel cimitero e rimane con le tette di fuori per tutto il resto del film.

Insomma, siamo certamente di fronte a un b-movie che non si prende sul serio ma che allo stesso tempo fa tutto con molto mestiere: il ritmo è indiavolato dall’inizio alla fine, la colonna sonora è molto bella (pur se mooooolto anni 80), le scenografie sono curate, la sceneggiatura è ben scritta, il film è ben girato (ci sono anche un po’ di strizzatine d’occhio a Hitchcock!), gli effetti speciali sono ottimi, i militari fanno la solita figura barbina a loro riservata nei film di zombie… e i quattro milioni di dollari di budget si vedono tutti (l’aspetto peggiore del film è il sonoro, a volte davvero poco curato)! Il film fu un successo e generò svariati seguiti, e molti degli attori e delle attrici ormai sono nomi leggendari nel genere horror, così come Dan O’Bannon stesso. Da vedere assolutamente! Ciao!


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10 risposte a "The Return of the Living Dead: recensione del film"

  1. Non l’avevi ancora visto? Beh, come si dice, meglio tardi che mai! Tanto si è sempre in tempo per spassarsela con questo indimenticabile B-movie di serie A (e non è un controsenso, anzi) popolato di zombie dotati di intelligenza, parola, velocità e -tocco di gran classe marca Russo/Streiner/O’ Bannon- dolorosamente consapevoli della loro condizione… e, sul versante dello scanzonato umorismo macabro, ti consiglio di spararti a breve anche il quasi-sequel diretto da Ken Wiederhorn (responsabile di un altro cult zombesco girato all’età di poco più di vent’anni nel 1977, “L’occhio nel triangolo”) nel 1987! Nel frattempo, non mi rimane che dirti… BRAAAIINN! 😉

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    1. Finalmente ho colmato questa mia lacuna! Davvero spettacolare, superdivertente, con un ritmo indiavolato… peccato O’Bannon non abbia fatto praticamente altro da regista!

      Mi appunto questo tuo suggerimento di Ken Wiederhorn, grazie! :–)

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  2. Quanti ricordi… ^_^
    Pensa che ho visto il trailer del suo arrivo in Italia quando andavo alle elementari – la donna nuda che ballava aiutò a far fissare il ricordo! – poi l’ho visto per intero in una Notte Horror di Italia1 del 1990 o giù di lì: ancora ricordo la dannata paura che mi mise! Bello e delirante, un culr. I suoi seguiti sono inutili, e vanno per conto loro. ..

    Piace a 1 persona

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