Chiariamoci subito: qui si parla del film del 1956, non di quello del 1934. Il regista non cambia, ma il primo film fu definito dallo stesso regista il lavoro di un dilettante di talento, e il secondo invece quello di un professionista. Questo remake omonimo di The Man Who Knew Too Much (L’uomo che sapeva troppo in italiano) è uno dei film più famosi di quel genio del cinema che fu Alfred Hitchcock di cui nel blog abbiamo già parlato per The Birds (Gli uccelli, 1963) e To Catch a Thief (Caccia al ladro, 1955). Con James Stewart e Doris Day come protagonisti, uscì nel 1956, un paio di anni prima dell’altrettanto famoso Vertigo (La donna che visse due volte, 1958) e un paio di anni dopo il mitico Rear Window (La finestra sul cortile, 1954). Ma stiamo parlando di un mostro sacro della settima arte, quindi non c’è da stupirsi troppo dell’incredibile numero di capolavori firmati dal regista inglese in così poco tempo.
The Man Who Knew Too Much è semplicemente un thriller perfetto. La tipica famiglia americana da American dream in vacanza in Nord Africa rimane coinvolta suo malgrado in un intrigo internazionale e l’unico figlio formato dalla coppia Stewart – Day viene rapito da criminali senza scrupoli. Riusciranno i due genitori a salvarlo, e nel mentre anche a sventare i malefici piani dei loschi individui? Ma che termini sto usando? Parlando di un film degli anni Cinquanta mi viene naturale usare un linguaggio consono ai canoni dell’epoca…
La prima parte del film si svolge interamente a Marrakech dove Hitchcock dimostra di essere perfettamente in grado di gestire le più svariate riprese in esterni, nonostante odiasse farlo e preferisse i set in cui poteva facilmente controllare tutto e tutti. A Marrakech si introducono sia i protagonisti sia altri importanti personaggi del film come il francese Louis Bernard (Daniel Gélin) e la coppia di turisti formata da Lucy e Edward Drayton (Brenda De Banzie e Bernard Miles). Già qui si nota come tutti i ruoli siano stati scritti e pensati intelligentemente. Fantastico, per esempio, il rapporto tra Stewart, bonaccione statunitense in vacanza ma allo stesso tempo dottore e reduce della seconda guerra mondiale, e Day, bionda e bellissima ma tutt’altro che ingenua. E un altro gran personaggio è Bernard, di cui non capiamo del tutto le intenzioni fino alla fine.
Nella seconda parte il film si sposta in una Londra inospitale in cui i nostri protagonisti si muovono in un mondo ostile in cui non solo devono fronteggiare i criminali, ma anche le autorità che pur di sventare il complotto internazionale sono pronte a mettere a repentaglio la vita del giovane ostaggio.
Ma l’aspetto fenomenale del film è come la maestria di Hitchcock gli permetta di mettere in scena una storia così oscura e drammatica con un ventaglio incredibile di linguaggi ed emozioni. L’umorismo è onnipresente: nei brillanti dialoghi tra Stewart e Day (la sceneggiatura è di John Michael Hayes, collaboratore di Hitchcock anche nei già citati To Catch a Thief e Rear Window), nella scena del ristorante marocchino, nel negozio dell’impagliatore, con gli amici di lei in perenne attesa nell’hotel di Londra… si ride, e di gusto! E allo stesso tempo c’è tensione! La lunghissima scena del concerto, priva di dialoghi, è da manuale del thriller, per non parlare del ricevimento all’ambasciata con la canzone cantata da Doris Day al pianoforte… da brividi! D’altronde ci sarà un perché se Que serà serà è diventata una canzone iconoca nella storia del cinema (e della musica)!
Insomma, The Man Who Knew Too Much è davvero un film splendido. Trama intrigante, sceneggiatura intelligente, attori perfetti e tutti in palla, musiche indimenticabili, regia sopraffina… assolutamente da vedere! L’unica cosa che rivela che il film ha più di sessant’anni è la battuta sul figlio che deve avere l’intelligenza del padre e la bellezza della madre, per giunta con il personaggio di Doris Day che è tutt’altro che stupido, ma è un dettaglio minimo. Ciao!
Link esterni:
- Trailer del film su Youtube
- La pagina del film su Internet Movie DataBase
- Recensione del film su Sentieri selvaggi
- Recensione del film su Il cinema secondo begood
- Recensione del film su Vomito ergo rum
Non ricordo un solo film di Hitchcock che mi abbia deluso. Ovviamente i classici sono tutti splendidi (Psycho, Gli uccelli, La finestra sul cortile, e L’uomo che sapeva troppo, da te perfettamente recensito) ma anche i film meno conosciuti, risalenti al cosiddetto “periodo inglese” sono delle vere e proprie chicche. Penso a film come “Sabotaggio”, “Il club dei 39”, e “La taverna della Giamaica”.
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Sono d’accordo con te! Anche per me Hitchcock è una garanzia assoluta, pure nei suoi primissimi film si notava il genio!
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