Il sedicesimo episodio di questa prima stagione di Star Trek (andato in onda per la prima volta il 5 gennaio del 1967, aggiungo questa nota di colore) ci offre una “prima volta”: è la prima volta che si perde uno degli shuttle in dotazione ad una nave della Flotta Stellare, cosa ricorrente in serie successive come, per dirne una a caso, Voyager. Lo shuttle in questione si chiama Galileo e dà il nome all’episodio sia nell’originale inglese, The Galileo Seven, sia in italiano: La Galileo.
In viaggio per portare dei medicinali alla lontana colonia Makus III sotto la supervisione dell’alto commissario Ferris (John Crawford), la USS Enterprise si imbatte in un fenomeno simile ad un quasar che il capitano Kirk decide di investigare da vicino nonostante i borbottamenti del commissario che preferirebbe arrivare in fretta a destinazione. Manda così in esplorazione uno shuttle con Spock con altri sei membri dell’equipaggio, tra cui il dottor McCoy, il tenente comandante Scott, la poco vestita aiutante Mears (Phyllis Douglas) e i tenenti Latimer (Rees Vaughn), Gaetano (Peter Marko) e Boma (Don Marshall). Ma le cose si mettono subito nel peggiore dei modi: per motivi poco chiari, lo shuttle viene irresistibilmente attratto verso il pianeta al centro del quasar (Taurus II) ed è così danneggiato che risulta impossible riprendere quota. Come se non bastasse, poco dopo si scopre che il pianeta è abitato da ostili esseri giganti e primitivi che non esitano ad attaccare i nostri eroi!
Quindi da una parte abbiamo Kirk che fa di tutto per ritrovare la Galileo dispersa resistendo all’incalzante commissario Ferris che ha a cuore la sorte dei coloni di Makus III, ben più numerosi dei sette membri dell’equipaggio dell’Enterprise. Dall’altra abbiamo Spock al comando del gruppo di esploratori che deve fronteggiare, nell’ordine: la difficile riparazione dello shuttle; le ostili creature autoctone; il quasi ammutinamento di vari dei suoi sottoposti. Infatti il tema dell’episodio verte chiaramente sull’uso della logica e sull’opportunità di avere una persona senza sentimenti al comando. Un tema, quindi, che rivedremo più e più volte nell’universo Star Trek, non ultima quando a Data sarà affidato il comando della Sutherland all’inizio della quinta stagione di The Next Generation.
La freddezza di Spock nel calcolare quanti membri dell’equipaggio dovranno essere sacrificati per raggiungere il giusto peso per permettere allo shuttle di arrivare in orbita fa arrabbiare non poco i tre tenenti, che capiscono che la brutta sorte di morire abbandonati su questo pianeta inospitale toccherebbe naturalmente a loro. Fortunatamente ci pensano gli scimmioni a far fuori sia Gaetano che Latimer in alcune delle più tipiche scene da red shirts (vittime predestinate che appaiono in quasi ogni episodio) di Star Trek. Ma Spock commette diversi altri errori nella sua rigida applicazione della logica, come per esempio pensare che gli abitanti del pianeta reagiscano in maniera razionale ai colpi di avvertimento coi phaser.
Insomma, diciamola tutta: anche se l’episodio critica la logica come unica via e mette in buona luce l’umana capacità di improvvisare (la cosa è lampante quando Spock risolve la situazione sul finale con un’azione potenzialmente disastrosa per gli occupanti della Galileo), in realtà c’è ben poco di logico nelle azioni del mezzo vulcaniano. Ma se ci dimentichiamo questi punti deboli della trama (e se andiamo oltre la ridicolaggine dei combattimenti sul pianeta), ci rimane un buon episodio con ottimi dialoghi, un Leonard Nimoy in forma smagliante e un grande James Doohan nei panni di Scott che sempre di più si fa notare come un membro importante dell’equipaggio. Ciao!
PS: da dimenticare invece il finale dove tutti sul ponte di comando si fanno delle grasse risate ripensando all’accaduto con buona pace dei due membri dell’equipaggio morti per l’incompetenza di Spock…
Episodio precedente: Licenza di sbarco
Episodio successivo: Il cavaliere di Gothos
Anche a Star Trek, di tanto in tanto, capitava di dover pagar pegno alla classica e non sempre motivata risata finale di gruppo tipica dei prodotti televisivi per famiglie (e non so quanto piacere potesse fare questo a chi, come Roddenberry, cercava caparbiamente di elevarsi ben al di sopra della media qualitativa di quei prodotti)… un finale che comunque è riscattato dal resto di questo “vulcaniano” episodio, comprendente la fugace comparsa -a quanto ricordo, non la rivedremo- di una nuova specie che, per i soliti ovvi motivi di budget, non poteva essere mostrata né fatta combattere al di là del minimo sindacale (anche per gli standard dell’epoca).
P.S. Ah, forse è ancora presto per dirtelo, ma la TOS prosegue oltre questi 79 episodi con un’ulteriore serie animata (altri 22 episodi)… e poi ci sarà ancora dell’altro 😉
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Della serie animata sapevo grazie al post di un blogger che sta facendo reviews pure lui di episodi di Star Trek classici! Ho visto qualcosa ed ammetto che non mi ha entusiasmato moltissimo, ma questo blogger diceva che al di là della povertà dell’animazione le storie sono interessanti!
Comunque continuiamo con questa serie classica, che 79 episodi già mi sembrano una montagna insormontabile! X–D
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A CLASSIC!
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Totally! Tomorrow I’ll post the English review of the episode, if you want to pass by! :–)
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