Star Trek: Voyager – S03E07, Terra sacra

sacred-ground7E dopo un episodio così contundente come Un sogno per ricordare non poteva mancare un episodio deboluccio dall’inizio alla fine. Ok, ok, non aiuta che protagonista di questo stesso episodio sia un personaggio che non amo particolarmente come il capitano Janeway, ma dubito che con un qualunque altro personaggio le cose sarebbero migliorate particolarmente, data la trama così traballante di questo Terra sacra (Sacred ground). Le cose sono tremende sin dall’inizio, con una visita di alcuni membri dell’equipaggio della Voyager a un tempio sul pianeta dei Nechani che finisce in tragedia perché Kes si avvicina ad una zona pericolosissima e viene colpita da una scarica di energia che la manda in coma. Certo che se la zona era così pericolosa avrebbero potuto avvertire, no? O almeno metterci una guardia! A peggiorare le cose ecco che i Nechani considerano il tutto come una punizione degli spiriti e quindi non fanno niente per aiutare i nostri eroi a guarire la povera Kes. Che fare?

Neelix scopre la soluzione: un rituale a cui decide di sottoporsi Janeway per intermediare con gli spiriti e far guarire Kes. E qui le cose potrebbero anche farsi interessanti, con Janeway che da buona scienziata intraprende questa avventura pensando che il rituale sarà semplicemente un modo per prepararla fisicamente a resistere al tipo di energia che ha ridotto in fin di vita Kes e che quindi lo studio degli effetti del rituale potrà aiutare il Dottore a guarire la povera sventurata. Il problema è che tutta la parte del rituale è molto lenta e anche se un po’ prende in giro i classici rituali da Star Trek, non se ne discosta troppo. Per esempio, la guida (interpretata da Becky Ann Baker) è la classica guida spirituale del classico pianeta di religiosi (volendo, anche dei Bajoriani di Deep Space Nine) e anche se le prove fisiche alla fine si rivelano essere soltanto un gioco creato per adeguarsi alle aspettative di Janeway, ciò non toglie che vederle sullo schermo è, semplicemente, noioso.

E come se non bastasse, dopo che il primo tentativo del Dottore basato sulle prove fisiche di Janeway fallisce, il capitano torna sul pianeta e continua con il rituale! Meno male la cosa dura poco e il finale un po’ tirato via ci mostra una Janeway non più così certa della sua fede nella scienza che dubita della spiegazione del Dottore riguardo alla soluzione del problema medico di Kes. Mah… poco interessante il messaggio, noiosa la realizzazione… direi che l’unica cosa degna di nota di questo episodio è che alla regia troviamo Robert Duncan McNeill, ovvero l’attore che interpreta Tom Paris, e che qui comincia la sua carriera da regista, che è l’unica cosa che fa attualmente. Da più di quindici anni infatti non lavora più come attore, mentre è diventato un regista prolifico con più di 40 lavori televisivi all’attivo. Ciao!

PS: Come non poteva essere altrimenti, la puntata del podcast The Delta Flyers dedicata a questo episodio è davvero interessante, con McNeill che spiega per filo e per segno come si preparò per il suo esordio alla regia e che tentò di fare per ottenere un buon risultato. Con molta autocritica, riconosce il ritmo un po’ troppo blando di Terra sacra, dovuto al fatto che volle far avere ai suoi attori (e colleghi) tutto il tempo di recitare ogni scena e veicolare i sentimenti dei propri personaggi. Fantastico come per ogni scena si fosse preparato le motivazioni di tutti i partecipanti, il messaggio da veicolare, fino addirittura ad individuare il personaggio con cui si potesse identificare il pubblico! E poi non potevo non apprezzare il riferimento a The X-Files riguardo al finale che lascia la spiegazione in sospeso tra evidenza scientifica e fede/paranormale…


Episodio precedente: Un sogno per ricordare

Episodio successivo: Futuro anteriore

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9 risposte a "Star Trek: Voyager – S03E07, Terra sacra"

  1. In sostanza, un episodio che affronta il tema del contrasto fra scienza e fede (lasciando il beneficio del dubbio riguardo a quel “mistico” campo di energia) ma ci mette del tempo per arrivare al nocciolo della questione, quando avrebbero potuto snellire le parti rituali a tutto vantaggio del risultato finale… senza infamia e senza lode, con un punto in più per la regia di McNeill 😉

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