From Dusk Till Dawn: recensione del film

from-dusk-till-dawn-1995Il 1995 fu un anno particolarmente prolifico per Quentin Tarantino. Tra le altre cose, lavorò a quella bestia strana di From Dusk Till Dawn, Dal tramonto all’alba che uscì nel 1996. Il film nacque dalla sceneggiatura scritta per millecinquecento dollari da un Tarantino che stava ancora tentando la sua carriera di attore (vedasi la sua interpretazione stroncata dalla critica in Destiny Turns on the Radio, in italiano Mister Destiny, uscito proprio nel 1995) e fu scritto più per dimostrare la bravura di Robert Kurtzman agli effetti speciali che per essere un capolavoro del cinema. Di fatto, è volutamente un B-movie, almeno nella seconda parte vampiresca!

Alla regia troviamo l’amico di Tarantino Robert Rodriguez, ancora insieme dopo la recente collaborazione nell’episodico Four Rooms uscito, ma guarda un po’, sempre nel 1995.

Dal tramonto all’alba, dicevamo. Il cast è notevole, come era ed è tuttora consuetudine per i progetti dell’attore e regista di origini italiane. Il protagonista è George Clooney (i due fecero pure amicizia lavorando a questo film), e tra i co-protagonisti ecco Harvey Keitel e una giovanissima Juliette Lewis che poi avrebbe fatto degli anni Novanta la sua decade (la si ricorda per esempio Natural Born Killers di Oliver Stone, altro film nato da una sceneggiatura di Tarantino, e Strange Days della Bigelow). La trama è quanto meno schizofrenica. Vediamola.

Clooney e Tarantino interpretano Seth e Richie Gecko, due fratelli criminali in fuga verso il Messico con vari omicidi sulle spalle tra cui anche quello del Texas Ranger Earl McGraw, ovvero quel Michael Parks usato più volte da Tarantino e Rodriguez talvolta addirittura rifacendo lo stesso personaggio. I due fratelli rapiscono la famiglia di Jacob Fuller, in viaggio in camper, per poter passare il confine. La famiglia è composta da Jacob, ex pastore protestante che ha perso la fede dopo la morte della moglie (Harvey Keitel), e dai suoi due figli adolescenti Katherine e Scott (Juliette Lewis e Ernest Liu). Da sottolineare che il secondo sfoggia una splendida maglietta che omaggia Assault on Precinct 13 (Distretto 13: Le brigate della morte) di John Carpenter! La cosa va a buon fine per i Gecko, che arrivano a destinazione: uno strip club chiamato Titty Twister dove all’alba arriverà il loro contatto che li porterà in un luogo dove vivranno il resto della loro vita godendo dei frutti delle loro rapine.

I cinque compagni di viaggio giungono al Titty Twister al tramonto, quindi non resta che far passare la notte, al termine della quale i Gecko promettono di liberare la famiglia Fuller. E fin qui stiamo guardando un thriller ben fatto, ben girato, ben recitato. Ma la seconda metà di Dal tramonto all’alba è quanto di più inaspettato possibile. Il Titty Twister si rivela essere un covo di vampiri assetati di sangue e la notte diventerà una lunghissima lotta per la sopravvivenza dei cinque insieme ad altri sfortunati avventori tra cui spicca Sex Machine, ovvero quel Tom Savini che tanto ha lavorato col maestro George Romero. Insomma, mezzo thriller e mezzo b-movie di vampiri!

Capirete che non è facile parlare di questo film. Nel tempo è diventato un cult, sono arrivati molti seguiti che non sono nemmeno passati dal cinema e recentemente è uscita pure una serie con lo stesso titolo. Io naturalmente mi sono tenuto alla larga da tutti questi prodotti, sia perché la natura straight-to-DVD di un film è un segnale inequivocabile della sua scarsa qualità, sia perché non guardo molte serie (riformulo: guardo solo Star Trek).

Ma mi piace il film di Rodriguez? Sono sempre stato un po’ combattuto. Inizialmente lo presi per un film serio e mi sentii preso in giro quando improvvisamente cominciarono ad uscire vampiri da tutte la parti. Quindi non mi piacque. Poi, riguardandolo più volte, ammetto che il film è arrivato a piacermi. È divertente l’idea che i personaggi sconfinino da un genere all’altro senza preavviso (un po’ come The Birds, Gli uccelli, di Hitchcock che comincia come una commedia romantica o Predator di John McTiernan che comincia come un film di guerra), e se preso come puro divertimento il film risulta effettivamente divertente.

Gli effetti speciali sono assolutamente spettacolari, con un sacco di sangue da tutte le parti fatto alla vecchia maniera, non come oggi che in quasi tutti i film è fatto in digitale e, di conseguenza, male. C’è molto umorismo, forse un po’ rozzo e scontato, ma comunque efficace una volta entrati nel mood da parco divertimenti a tema horror del film. E i personaggi sono scritti bene, essendo usciti da una prima parte più “seria” e tradizionale, quindi è facile affezionarsi ai loro destini e gioire della loro evoluzione (parlo di quelli che ci riescono ad evolvere, naturalmente, non di quelli che vengono massacrati dai vampiri).

Inoltre mi arrivano vibrazioni carpenteriane: un gruppo asserragliato che si difende da un nemico più numeroso e assetato di sangue è totalmente nello spirito di opere come il già citato Distretto 13 e The Fog (1982), per citarne un paio. E poi, chissà, forse senza questo Dal tramonto all’alba lo stesso maestro Carpenter non avrebbe diretto Vampires nel 1997!

Per tutti questi motivi considero questo film del 1995 di Robert Rodriguez un divertimento, un guilty pleasure, per dirla all’inglese, e lo riguardo sempre volentieri. È comunque un film girato in maniera impeccabile dal regista messicano e con una fotografia notevole! Ma è un film stupido? Probabilmente sì, ma mi diverte. Ciao!

PS: avrei potuto fare una recensione brevissima tipo “Da vedere anche solo per la danza sexy di Salma Hayek“! E pure la colonna sonora è molto bella!


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11 risposte a "From Dusk Till Dawn: recensione del film"

  1. Dalla prima volta che l’ho visto ne sono rimasto estasiato. Cosa rara per un film con sangue a fiumi. Certo è che se ci si crea delle aspettative di horror, si finisce per non apprezzarlo. È zeppo di ironia e di “pulp” prima maniera. Personaggi oltre le righe e situazioni grottesche. Lo riguardo sempre con piacere e la scena finale in cui rivela che si tratta di una piramide azteca è un tocco di classe che mi ha fatto sperare in un seguito. Resta un film unico, perché i tentativi successivi sono disastrosi. Anche la serie TV che ho visto per qualche episodio non rende minimamente.

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    1. Immaginavo che la serie tv non meritasse, non mi ci ero nemmeno avvicinato…
      Non avevo menzionato la piramide azteca ma si, effettivamente è un’idea divertente e pure un’immagine molto bella! Peccato per i sequel… Questo film resta unico! Per me è, come divertimento, a livello di Planet Terror di Rodríguez, altro film nella miq lista di guilty pleasure (ma zeppo di sangue pure quello)!

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      1. Planet Terror, invece, non mi ha convinto. Mi è sembrato un riciclaggio di idee e scene già viste. A mio parere “Dal Tramonto all’alba” funziona perché il “pulp” (e questa lettura ancora più ironica) era agli inizi. Poi – anche Tarantino – è riuscito a dire poco di più anche nelle pellicole successive a quel capolavoro di “Pulp Fiction”. I due “Kill Bill” a me non sono piaciuti affatto.

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        1. Planet Terror secondo me va preso per quello che è, cioè un riciclaggio dichiarato e fatto per divertirsi. Certo, gli manca l’originalità e la freschezza di Dal tramonto all’alba.
          Su Tarantino potremmo parlare a lungo, ma riconosco che i suoi film o piacciono molto o per niente, sono così estremi che è difficile che lascino indifferenti!

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