Corpse Bride: recensione del film

corpse-bride-featured-imageCorpse Bride (La sposa cadavere) è un film scritto e diretto da Tim Burton uscito nel 2005. È realizzato con la tecnica dello stop motion, in italiano passo uno (Burton si era fatto le ossa con questa tecnica sin da bimbo). Si tratta di una sequenza di foto fatte a pupazzi (in questo caso alti quasi 30 centimetri) a cui si cambiano leggermente le posizioni (o semplicemente le espressioni facciali) in ogni foto per dare l’illusione del movimento. Per realizzare questo film di un’ora e un quarto scarsa furono necessarie più di 190mila foto! In Corpse Bride questa tecnica è stata applicata in maniera sopraffina e a tratti sembra incredibile che non si tratti di animazione al computer.

Come scritto da Nick su Matavitatau, Corpse Bride si può includere in una ideale trilogia della famiglia di Tim Burton insieme a Big Fish (2003) e a Charlie and the Chocolate Factory (Charlie e la fabbrica di cioccolato, 2005), in un periodo immediatamente successivo alla separazione di Tim Burton dalla sua compagna di sempre e all’inizio della sua storia con Helena Bonham Carter. E proprio questo episodio della sua vita sembra farsi spazio nella trama di Corpse Bride, che comunque, va detto, prende spunto da una fiaba russa.

E qual è questa trama? Victor (con la voce di Johnny Depp) è l’unico figlio di una coppia di ricchi mercanti di pesce, e Victoria (Emily Watson) è l’unica figlia di una famiglia nobile in declino e senza un soldo. Le due famiglie combinano un matrimonio tra i due che avrebbero preferito sposarsi per amore ma, sorpresa delle sorprese, quando si conoscono tra i due è colpo di fulmine! Finisce qui, allora? Ma certo che no! Anche se la felicità è a portata di mano, a causa della goffaggine di Victor di fronte all’inquietante prete con la voce di Christopher Lee, tutto rischia di saltare… Specialmente quando, per errore, Victor sposa Emily (Helena Bonham Carter), una promessa sposa uccisa da colui che aveva promesso di amarla!

E qui mi fermo perché non voglio rovinare la visione a chi ancora non abbia visto il film. In ogni caso, se non l’avete visto rimediate subito e poi tornate a leggere questo post, che qualche spoiler mi scappa di sicuro più avanti!

Corpse Bride è poesia pura. L’avevo visto al cinema quando uscì e mi piacque molto, ma a rivederlo adesso mi è piaciuto ancora di più, mi ha davvero entusiasmato! Non solo a livello tecnico è inarrivabile, con i movimenti dei personaggi incredibilmente fluidi, con un doppiaggio (parlo di quello originale, naturalmente) meraviglioso e con delle musiche splendide firmate dal solito Danny Elfman (che qui presta anche la sua voce ad uno scheletro canterino), ma la storia è emozionante e ci sono infinite trovate visive che lasciano a bocca aperta. Ogni personaggio, e ce ne sono dozzine, è unico nella forma, nei movimenti, e nelle espressioni. E c’è una logica dietro ogni scelta, dietro ogni caratteristica fisica, caratteristiche che sono volutamente molto accentuate per dare un peso caricaturale a tutti i personaggi.

La costruzione del mondo vale da sola la visione. Quello dei vivi è grigio, smorto, governato da avidità e cattiveria, privo di ogni gioia ed emozione eccetto la musica, non a caso il veicolo dell’innamoramento tra Victor e Victoria. Il mondo dei morti, d’altra parte, è colorato, vivace, e popolato da cadaveri allegri che fanno festa ad ogni occasione, per esempio ogni volta che muore qualcuno. E ce lo dice pure il buon Mayhew (Paul Whitehouse) che si sente divinamente da morto, molto meglio di come non si fosse mai sentito da vivo!

Ogni fotogramma merita di essere incorniciato, ogni canzone merita di essere riascoltata, ogni pupazzetto farebbe bella figura come soprammobile in casa. Burton qui si è divertito e si vede, ha dato libero sfogo al suo immaginario e l’ha portato sullo schermo, al contrario di suoi più recenti lavori in cui si fatica a riconoscere il suo tocco (sto pensando a film come Big Eyes, 2014, e Dumbo, 2019, per esempio).

E c’è pure un lieto fine! Così come all’inizio libera la farfalla nel suo studio dopo averla disegnata, Victor alla fine riesce a liberare Emily che si tramuta in farfalle e vola via non più incatenata dalla falsa promessa d’amore dell’uomo che l’aveva ingannata. Anche se Nick dà a questa immagine un’interpretazione più malinconica: la farfalla è il sogno di Victor e, quando questi riesce a stare con Victoria, il sogno scompare allo scomparire di Emily. Lieto fine, quindi, oppure no?

In ogni caso, questo è un film imperdibile, sicuramente tra i migliori del Burton post anni Novanta e certamente tra i migliori film d’animazione (si può definire la stop motion animazione?) di sempre! Ciao!


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13 risposte a "Corpse Bride: recensione del film"

  1. ciao^^
    è un peccato che helena abbia detto ciaone a tim burton perke insieme hanno fatto film bellissimi e lei, con la sua fisionomia che si presta alla bianchezza e alla bellezza gotica, era perfetta per i suoi personaggi
    il cartone è molto bello, ma è incredibilmente triste; non mi ricordo la fine ma ricordo questa tristezza per il personaggio della sposa cadavere.

    che poi, questo film è perfetto per la canzone di hunger games Hunger Tree xD

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  2. Una volta avevo letto che la farfalla ha, nella sua simbologia, anche quello di collegamento tra i vivi e i morti, una sorta di animale psicopompo in grado di guidare l’anima verso l’aldilà e di permettergli di tornare in visita sulla terra. Inoltre spesso simboleggia anche il passaggio da una condizione all’altra nella sua trasformazione da bruco ad animale adulto, quindi anche la dualità vita-morte. Probabilmente per questo alla fine Emily si trasforma proprio in questo animale – oltre a creare una scena incredibilmente poetica.

    La Sposa Cadavere è uno di quei film che ho rivalutato col tempo: all’inizio non mi aveva fatto impazzire, ma rivedendolo recentemente sento di averlo capito molto di più.

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  3. Concordo con tutto quello che hai scritto, ma c’è un punto che a mio avviso riassume tutto alla perfezione: “Corpse Bride è poesia pura”
    Perché effettivamente lo è. In poco tempo riesce a portare una vera e propria favola nera, una storia ricca di divertimento, ma anche di profonde riflessione sulla vita, sulle costrizioni che ci imponiamo, sul non avere scelta, in contrapposizione con il mondo dei morti, un modo libero e pieno di allegria dove si può essere veramente sé stessi. Per non parlare della storia della Sposa, una storia molto dolce, triste e melanconica. Un film strepitoso, non c’è che dire.

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