Casablanca: recensione del film

ingrid-bergman-casablanca-2Lo scrivo subito: io adoro Casablanca, il film diretto da Michael Curtiz uscito nel 1942 con Humphrey Bogart, Ingrid Bergman e Paul Henreid. Me lo riguardo spesso, ogni volta mi commuove il finale e mi emozionano tutti i colpi di scena della trama. Trovo perfetto il suo fervente anti-nazismo, le scenografie perfettamente costruite nei Warner Bros. Studios, la colonna sonora, l’ambientazione, le performance degli attori, la fotografia in bianco e nero, tutto! Quindi sappiate che è con questo spirito che mi accingo a scriverne la recensione.

Un accenno di trama. Nella Casablanca facente parte della Francia non occupata (ma comunque governata da Vichy) e quindi meta di tanti che vogliono fuggire al dominio nazista, Rick (Humphrey Bogart) è uno statunitense che gestisce uno dei bar più frequentati della città dove lavorano persone di diverse nazionalità incluso il talentuoso pianista afroamericano Sam (Dooley Williams). Rick è un uomo senza ideali che bada solo al proprio tornaconto, come capiamo dalle sue conversazioni con Louis Renault (Claude Rains), il militare francese corrotto che spadroneggia in città. Una notte Rick entra in possesso di due preziosissimi lasciapassare (rubati da un italiano chiamato Ugarte ed interpretato dall’attore slovacco Peter Lorre: non sapevano molto dell’Italia nella Hollywood degli anni Quaranta) che potrebbero permettere a chiunque di arrivare fino a Lisbona e da lì raggiungere la salvezza negli Stati Uniti. E poco dopo ecco arrivare proprio nel bar di Rick il rifugiato cecoslovacco Victor Laszlo (Paul Henreid) e sua moglie Ilsa Lund (Ingrid Bergman), che proprio di quei lasciapassare hanno bisogno. Riusciranno ad ottenerli? E che fare col maggiore Strasser (Conrad Veidt), rappresentante del Terzo Reich che tiene Renault al guinzaglio come un cagnolino?

Della trama non voglio scrivere altro. A chi non abbia visto il film vorrei far capire che la storia è tutt’altro che banale ed è interessante dall’inizio alla fine. Nonostante sia un film fatto quasi 80 anni fa è ancora di una freschezza incredibile e vale la pena guardarlo senza ombra di dubbio. Come ho scritto all’inizio, tutto funziona a meraviglia, inclusa la storia. Io trovo pure divertente il trattamento riservato a noi italiani: servi che nessuno considera (il militare all’aeroporto che aspetta Strasser), mafiosi (Ferrari a capo della malavita di Casablanca) e poco di buono (Ugarte). Olé, sistemati! D’altronde nel 1942 comandava Mussolini quindi mi sembra anche il minimo che venissimo trattati male oltreoceano! Infatti questo è un film assolutamente politico, cosa non sorprendente visto che fu prodotto dalla Warner che al tempo era dichiaratamente anti-nazista (cosa non scontata). Al film fu dato il via libera due settimane dopo l’attacco a Pearl Harbor!

E tornando al film in sé, quanti dialoghi indimenticabili! “Play it, Sam“, “We’ll always have Paris“, “Here’s looking at you, kid“, “This is the beginning of a beautiful friendship“, ovvero “Suonala, Sam“, “Ci resterà sempre Parigi“, “Buona fortuna, bambina“, e “Credo che questo sia l’inizio di una bella amicizia“, sono frasi che non solo sono contenute nel film ma negli anni successivi sono state riutilizzate un po’ dappertutto in omaggio al capolavoro di Curtiz. E quante scene da ricordare! La Marsigliese cantata a squarciagola per far tacere gli odiosi nazisti nel bar (anche se va detto che fu copiata da una scena simile nel film La Grande Illusion del 1937), l’aeroporto nella nebbia, As Time Goes By cantata da Sam più e più volte, il flashback a Parigi con Rick e Ilsa

Poi la Bergman è davvero splendida in questo film, e funziona alla grande in coppia con Bogart, anche se apparentemente nessuno degli attori principali coinvolti nel film credesse particolarmente nel progetto… Ma si sa che agli aneddoti su film risalenti alla prima metà del secolo scorso si può credere solo fino ad un certo punto! Quello che rimane è un bellissimo film in bianco e nero girato con scenografie spettacolari, attori ed attrici leggendari e con dei messaggi sulla libertà e sulla necessità di combattere il fascismo ancora oggi, purtroppo, attualissimi. Da vedere e rivedere, ciao!


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17 risposte a "Casablanca: recensione del film"

  1. Casablanca è uno di quei film che ha passato al prova del tempo e potranno passare ancora altri 50 anni, sarà sempre un piacere per gli occhi e riuscirà a commuovere le persone. Una grande pellicola di cui tu hai parlato molto bene.

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