Star Trek: Voyager ci ha abituato a episodi coraggiosi sin dalla prima stagione, episodi che affrontano temi profondi e che lo fanno in modo non banale. Si è parlato di eutanasia e di rivoluzione (bene in Diritto di morte, male in Questioni di Q-ore), si è parlato di genocidio (Un sogno per ricordare), si è parlato del rapporto tra fede e scienza (bene in Gli spiriti del cielo, male in Terra sacra), si è parlato di vivisezione (Metodi scentifici) e questo Mortal Coil (in italiano: Spira mortale) affronta il tema della fede e della sua perdita.
Protagonista assoluto dell’episodio è Neelix, che ho dichiarato più volte essere tra i miei personaggi preferiti e che qui si dimostra essere ancora una volta uno dei membri dell’equipaggio più interessanti e versatili in termini di possibilità narrative. Scherzando, ho anche scritto varie volte che Janeway non dovrebbe più permettergli di allontanarsi dalla Voyager, visto che gli capitano spesso delle disgrazie. La lista di incidenti di Neelix include la perdita dei polmoni (Ladri di organi), la quasi perdita di un occhio (Gli spiriti del cielo), la fusione fisica con Tuvok (Tuvix), e con l’episodio di oggi aggiungiamo… la morte.
Proprio così. Dopo un inizio di episodio che prova quanti compiti diversi il Talaxian riesca a svolgere sulla nave (cuoco, baby sitter, consulente tecnologico, ambasciatore…), Neelix viene colpito da una letale scarica di energia mentre si trova su uno shuttle con Paris e Chakotay e muore. Al ritorno sulla Voyager, il Dottore dichiara di non poter fare nulla per aiutarlo, ma Seven of Nine propone di usare tecnologia e conoscenze Borg per riportarlo in vita, riuscendoci. Intelligentemente, gli sceneggiatori della puntata non trattano questa questione con superficialità e ci mostrano un Neelix frastornato dall’esperienza. Per 18 ore è stato privo di vita, e una volta tornato in sé si è trovato a fare i conti con il fatto che la sua fede e le sue credenze si sono apparentemente rivelate prive di fondamento.
Per tutta la vita Neelix ha creduto nell’esistenza di un aldilà, la Grande Foresta, dove poter ritrovare tutti i suoi cari persi nella guerra di undici anni prima di cui conosciamo i dettagli grazie a Il segreto di Neelix. Veniamo a sapere che la speranza di riunirsi con loro è stata la sua principale ragione di vita e la delusione di non trovare niente dopo la morte è per lui uno shock quasi insuperabile. È interessante vedere come Neelix provi a fare i conti con la sua delusione: prima va a rivivere le circostanze della sua morte nella simulazione olografica, poi chiede aiuto a Chakotay per fare un viaggio spirituale… E poi decide che una vita senza speranza, senza fede, non è degna di essere vissuta.
I momenti in cui seguiamo un Neelix deciso a suicidarsi sono molto tesi e il suo salvataggio ad opera di Chakotay è davvero intenso. Qui Beltran offre un’ennesima prova convincente, ma ad impressionare è principalmente Ethan Phillips che dimostra delle doti attoriali notevoli nonostante tutto il make-up dovuto alla natura aliena del suo personaggio! Insomma, un altro episodio da incorniciare e tra quelli che dimostrano un’ennesima volta perché Star Trek sia così speciale ed unico. Ciao!
PS: Seven of Nine è ormai diventata un membro dell’equipaggio a tutti gli effetti e le interazioni coi colleghi sono davvero divertenti. Non solo, ma pur se reminescenti di quelle di Data con i colleghi dell’Enterprise D, a volte risultano anche serie e profonde, come in questo caso il dialogo sulla morte con Chakotay!
PPS: raramente mi colpiscono le musiche in Star Trek: Voyager, ma la colonna sonora di questo episodio è davvero spettacolare, e in alcuni casi, specialmente nella sequenza della visione nella Grande Foresta, da brividi!
PPPS: Questa puntata del podcast The Delta Flyers ha un ospite che arricchisce non poco la discussione, Eric Kao, uno dei finanziatori Kickstarter del documentario su Star Trek: Voyager. E Robert Duncan McNeill dà a questo episodio un 10, per la prima volta!
Episodio precedente: Il volo di Leonardo
Episodio successivo: Stato di veglia
Un altro episodio di gran classe, per il tema che tratta e il modo in cui lo fa (il “viaggio” spirituale, poi, che Neelix affronta con l’aiuto di Chakotay è da brividi come la colonna sonora che lo accompagna) senza chiudere completamente le porte alla speranza, qualsiasi essa sia (sempre grazie a Chakotay)…
P.S. Anche in un episodio della sesta stagione TNG si era incidentalmente affrontato -al netto della questione della fede- il tema dell’aldilà, con Q che dava al momentaneamente “defunto” Picard la possibilità di cambiare un evento cruciale del proprio passato (parlo ovviamente dell’ottimo “Tapestry”, scritto da Ronald Moore) 😉
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Beh, quello è un capolavoro inarrivabile! Dove vediamo un Picard alternativo che non ha la stoffa del capitano perché ha tolto l’aggressività dal suo carattere… un’ennesima puntata sul tema sviscerato in lungo e in largo da Star Trek sulla necessità di provare tutte le emozioni per essere davvero umani (sempre al centro di episodi sui “doppioni” sin dalla serie originale)!
Non so se arriviamo a quei livelli con questo Spira mortale, comunque è un signor episodio dove brillano davvero, come hai giustamente scritto, Chakotay e, soprattutto, Neelix!
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