Splice: recensione del film

SpliceSplice è un film del 2009 diretto dal mitico Vincenzo Natali, il regista che stupì il mondo col suo film d’esordio nel 1997, Cube, girato con un budget ridicolo e diventato un vero e proprio cult movie. Nonostante budget più alti, negli anni successivi nessuno dei suoi film è diventato un grande successo di pubblico e adesso purtroppo il povero Natali non fa altro che lavorare a serie televisive. Serie di qualità come Westworld e American Gods, ma sono ormai sei anni che non dirige un film. Ma torniamo a Splice, il suo film più costoso, dove ha potuto contare con 30 milioni di dollari e due attori protagonisti eccezionali come Adrien Brody (The Pianist, Il pianista, 2002) e Sarah Polley (Mi vida sin mí, 2003).

Due scienziati, Elsa e Clive (Polley e Brody), stanno lavorando con avanzate procedure di clonazione per sintetizzare proteine utili per curare malattie attualmente incurabili. Pressati dalla propria compagnia farmaceutica interessata a fare profitti, i due si spingono là dove non avrebbero dovuto e arrivano a generare una creatura con DNA umano, anche se devono tenerla nascosta perché frutto di una procedura totalmente illegale. La creatura cresce velocemente e piano piano cambia le vite dei due scienziati in maniera radicale…

Chiaramente la trama prende a piene mani da film come Frankenstein (1931) o The Fly (La mosca, 1958 e 1986) ed è interessante che sia così simile a quella di un film che non sarebbe uscito se non quasi una decina d’anni dopo come The Shape of Water (La forma dell’acqua, 2007), girato da quello stesso Guillermo Del Toro che di Splice è produttore esecutivo. E con riferimenti così e con due protagonisti così, direte voi, com’è che Splice non lo conosce praticamente nessuno? Beh, diciamo che il film non riesce a confermarsi ai livelli che ci si aspetterebbe da una tale premessa. Il ritmo non è dei migliori, i personaggi non sono del tutto credibili, e la parte scientifica della storia è davvero poco convincente, tanto che forse sarebbe stato meglio se Natali si fosse buttato sul fantasy (come avrebbe poi fatto intelligentemente Del Toro anni dopo).

Durante la visione del film non si può fare a meno di pensare che ci troviamo di fronte ai due scienziati più inetti della storia della scienza. Le loro decisioni durante le prime fasi dell’esperimento sono una peggiore dell’altra, tanto che viene voglia di gridare contro lo schermo per tentare di dissuaderli dal continuare a prenderle! Sul finale poi sconfinano nell’incomprensibile, un’incomprensibilità che non viene aiutata per niente dalla risicata caratterizzazione di entrambi i personaggi protagonisti. E l’esperimento frutto dei loro sforzi non ha molta credibilità scientifica o pseudo-scientifica (sin dall’inizio, con Fred e Ginger), tanto da far perdere forza alla parte fantascientifica del film. Non aiuta nemmeno il fatto che (spoiler alert da qui in avanti) la creatura che chiamano Dren (interpretata nella sua forma adulta da Delphine Chanéac) sia qualcosa di poco definito: cresce velocemente, si rigenera a piacere, cambia sesso, può volare, può vivere sott’acqua… insomma, un po’ troppe cose! Non è ben definita, quindi è difficile capire le regole che governano la pseudo-scienza che teoricamente dovrebbe sottostare alla parte fantascientica della trama.

Ma non voglio continuare a criticare un film che comunque non mi pento di aver visto e che mi piacerebbe se più gente vedesse! Se registi come Natali venissero lasciati lavorare (e come lui gente come Neil Marshall o Terry Gilliam, per dire!) avremmo più film originali al cinema e meno reboot, remake e ripetitivi cinecomics! Splice rimane un film intelligente che critica la ricerca del profitto nel mondo delle case farmaceutiche, così come la possibile e pericolosa mancanza di etica nella ricerca genetica e biomedica. Lo fa con una storia che non convince a pieno ma che comunque intrattiene, con un budget sfruttato a dovere in buoni attori e scenografie suggestive, una colonna sonora piacevole, e degli effetti speciali convincenti (non a caso c’è la mano del sempre ottimo Greg Nicotero). Inoltre è un film che ti lascia poco tranquillo, raggiunge livelli di morbosità simili a quelli che paragonabili a quelli a cui ci ha abituato quel Cronenberg che ho già menzionato sopra per il suo The Fly. Insomma, io lo consiglio alla grande. Ciao!


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24 risposte a "Splice: recensione del film"

  1. Splice è una pellicola che può dividere il pubblico. Come hai giustamente sottolineato, ci sono tate scelte in fatto di sceneggiatura che non tornavano bene soprattutto nella prima parte. Però a livello registico è un film ben fatto, ha delle tematiche ottime e riesce comunque a farsi vedere.

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    1. Registicamente per me Natali è sempre convincente e le tematiche sono molto intriganti! A me resta l’amaro in bocca perché sarebbe potuto essere il film del salto verso produzioni e riconoscimenti più importanti per Natali, e invece purtroppo non lo è stato. E ora gli tocca fare i film su Netflix…

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      1. Io spero sempre che venga riconosciuto. E’ bravo nel suo lavor, potrebbe trasformare lavori orrendi in bei film d’intrattenimento. Per esempio Nell’erba alta ha una miriade di difetti dato soprattutto dalla sceneggiatura eppure Natali sa come evitare certe cose attraverso un uso intelligente della macchina da presa (fino a quando è possibile ovviamente). Spero che con quella pellicola si sia fatto notare.

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    1. Si, ne ho letto, ma essendo io allergico a netflix non l’ho visto… Ne ho letto in giro e sembra un mixed bag, con cose positive e negative, ma io spero sempre di vedere i suoi lavori al cinema! Sono un illuso, lo so…

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  2. Considero Natali un regista geniale, sa creare visioni su schermo che ti rapiscono e ti stupiscono, e anche nelle situazioni più banail sa metterti lì degli elementi che ti spiazzano. Il problema è che insiste a commettere l’errore di Paul W.S. Anderson e fare anche lo sceneggiatore, così da essere un “artista completo”. E questo rovina tutto. Non considero Natali (o tanto meno Anderson) un “autore”, cioè qualcuno che sappia sposare contenuto e contenitore, qualcosa da dire e l’arte di dirlo, semplicemente si tratta di grandissimi registi visivi che si dànno la zappa sui piedi perché insistono per scrivere pur non essendo sceneggiatori bravi (o paraculi, come Del Toro), e il prodotto ne risente tantissimo.
    Come tantissimi, ho avuto la “rivelazione” di Natali con “The Cube”, uno dei più grandi capolavori del cinema. Se avesse continuato con storie più “simboliche” forse sarebbe stato meglio, invece ha voluto puntare al “grande pubblico” senza però averne gli strumenti, con prodotti non così furbetti da avere successo.
    Il giorno che Natali e Anderson accetteranno di usare la loro titanica capacità di creare magia visiva al servizio di un bravo sceneggiatore, avremo capolavori al cinema! 😉

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    1. Ci sta che tu abbia ragione, ma il problema che vedo io in questo possibile futuro è che quando c’è un director for hire, raramente gli viene lasciata libertà artistica sufficiente… Insomma, non so quanto un Natali chiamato a lavorare su un progetto a lui avulso potrebbe apportare la sua genialità! Però anche io ci spero!

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  3. We’re using the same WordPress theme! As for Splice, I remember watching it and finding it disturbing. Not in The Fly type way, just a bit gross. With my understanding of Spanish severely limited, I still agree with your 10/10 and agree Fernando Alonso deserved the Oscar.

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