The Gentlemen: recensione del film

the-gentlemen-movie-images-4Se vi dico che gli ingredienti di questo film sono Gran Bretagna, criminali logorroici e flashback come se non ci fosse un domani e aggiungo pugilato amatoriale e che il regista è Guy Ritchie, che film vi viene in mente? Probabilmente starete già pensando a Lock, Stock and Two Smoking Barrels (Lock & Stock – Pazzi scatenati, 1998), Snatch (Snatch – Lo strappo, 2000), o addirittura RocknRolla (2008). Bravi, dico io, ma la risposta è un’altra ed è The Gentlemen, il film del 2020 di Guy Ritchie che ritorna a calcare i terreni a lui più familiari dopo essere passato con alterni risultati per altri generi (sia coi divertenti Sherlock Holmes con Robert Downey Jr. nel 2009 e nel 2011, sia con roba come King Arthur – Il potere della spada nel 2017 e Aladdin nel 2019).

In The Gentlemen seguiamo vari personaggi che gravitano intorno a Mickey Pearson (Matthew McConaughey), uno statunitense incontrastato signore della marjuana (coltivazione + distribuzione) nel Regno Unito che vorrebbe uscire dal giro e godersi una pensione dorata con la moglie Rosalind (Michelle Dockery). Ad aiutarlo ecco il suo fido braccio destro Ray (Charlie Hunnam), mentre il resto dei personaggi del film è più o meno interessato al suo regno o ai suoi soldi. Oltre a un meraviglioso Hugh Grant nei panni di un giornalista senza scrupoli (Fletcher), ecco un giovane e promettente criminale cinese di nome Dry Eye (Henry Golding), un altro criminale statunitense di nome Matthew che vorrebbe succedere a Mickey (Jeremy Strong), un allenatore di una palestra di pugilato (Colin Farrell che ormai non riesce a non piacermi ogni volta che lo vedo) e via così.

Guy Ritchie qui è a suo agio e si vede. Ci fa raccontare la storia dal personaggio di Hugh Grant usando una serie infinita di flashback e una voce narrante che spiega ogni situazione e a volte la cambia semplicemente per il gusto di farci vedere come sarebbe potuta andare diversamente. La storia potrebbe sembrare complicata per come viene narrata ma in realtà l’ho trovata anche fin troppo semplice. In ogni caso, mi è sembrata solo una scusa per far gigioneggiare tutti questi attori che si divertono ad interpretare questi criminali logorroici a cui piace filosofeggiare su tutto, dalle più piccole banalità alle questioni più complesse. Se non si fosse ancora capito, si nota un certo debito verso Tarantino, e forse non è un caso che la Miramax abbia i diritti del film (pagati 30 milioni di dollari, apparentemente).

In ogni caso, il film è assolutamente divertente e credo vada preso per quello che è: un giro alle giostre con un po’ di violenza ma non troppa e con tanti dialoghi scritti brillantemente e situazioni che molto spesso hanno poco o niente di credibile (come il rapimento dell’editore interpretato da Eddie Marsan, o la caccia ai cellulari per cancellare le tracce della morte di Aslan, Danny Griffin). Ma l’obiettivo di Ritchie non è creare un mondo credibile, bensì dare a un gruppo di attori fenomenali l’opportunità di interpretare personaggi carismatici che chiacchierano tanto mentre bevono whiskey o fumano sigari. E io mi ci sono divertito un sacco a guardare questo film, così come credo si siano divertiti loro a farlo. Non avrà la freschezza dei suoi due primi film che ho menzionato all’inizio, ma mi è piaciuto più di RocknRolla e mi sento di consigliarne la visione. Lo definirei stiloso, un po’ come i suoi titoli di testa con le immagini che prendono forma dal fumo dell’impero di Mickey Pearson. Ciao!


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6 risposte a "The Gentlemen: recensione del film"

        1. Effettivamente mentre praticamente tutti i suoi colleghi inglesi hanno lavorato anche in film storici o commedie shakespeariane (oltre all’inevitabile Harry Potter), lui ha fatto quasi solo commedie (non tutte pessime, naturalmente)! Ritchie gli ha permesso di uscire dal genere!

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