Survival Instinct (Istinto di sopravvivenza) è un ritorno alla normalità dopo il doppio episodio Equinox a cavallo della quinta e sesta stagione. Infatti è un episodio dedicato a Seven of Nine, come a significare che nella sesta stagione non cambierà la musica suonata dalla quarta in avanti: la serie continuerà a concentrarsi sul personaggio di Jeri Ryan! E ancora una volta fa centro visto che la storia è bella e ancora una volta sviluppa il personaggio in un modo ben congeniato.
L’inizio mi ha ricordato varie cose, tra cui Viaggio a Babel della serie originale, Incontro a Farpoint in The Next Generation, e un po’ tutta Deep Space Nine (non a caso c’è Ron Moore dietro questa storia!): la Voyager, infatti, è attraccata ad una grande stazione spaziale e questa è l’occasione per incontrare nuove razze, con decine e decine di alieni umanoidi che scorrazzano per la nave con buona pace del povero Tuvok a cui tocca riempire rapporti di sicurezza di varie pagine l’uno. È un simpatico cambio di atmosfere per la Voyager, poco abituata ad avere i corridoi invasi da ospiti, mentre ovviamente si tratta della normalità sulla Deep Space Nine comandata da Benjamin Sisko. Ma sto divagando.
Inevitabilmente, qualcuno degli ospiti è un malintenzionato e in questo caso sono tre i loschi individui che vediamo dimostrare un certo interesse verso Seven. Cosa vogliono da lei? Lo capiamo grazie a vari flashback in cui seguiamo la sua famosa squadra di nove droni (d’altronde lei è Sette di Nove) precipitare su un pianeta. Solo quattro sopravvivono e cominciano a manifestare segni di individualismo, qualcosa di inaudito per dei Borg…
Inutile girarci attorno: i tre loschi individui altro non sono che i tre ex-Borg precipitati sul pianeta e sopravvissuti insieme a Seven nove anni prima. Continua così a crescere il numero di droni che sono riusciti a liberarsi dal collettivo Borg: dopo quelli dell’episodio Unito, e Seven stessa, ecco questi altri tre chiamati Lansor, P’Chan e Marika (interpretati rispettivamente da Vaughn Armstrong, Tim Kelleher e Bertila Damas). Ma per loro le cose non sono andate così bene: infatti non sono riusciti ad ottenere una vera e propria individualità e sono costretti a condividere costantemente i propri pensieri. Per porre rimedio alla situazione vogliono mettere le mani su Seven e risalire all’origine della loro strana condizione ma vengono fermati da Tuvok e da Seven stessa.
Naturalmente, una volta spiegate le cose, tutti in realtà li vogliono aiutare, ma… e qui arriviamo al fulcro dell’episodio: Seven fu la responsabile dell’interruzione dell’evoluzione verso l’individualità che stavano seguendo dopo l’atterraggio di fortuna del flashback, fu lei che impedì loro di staccarsi dal collettivo Borg. E questo non sarebbe niente se a complicare il tutto non ci si metesse il fatto che per recuperare questo ricordo i tre entrano in coma e, secondo il Dottore, l’unico modo di farli sopravvivere è reintegrarli nel collettivo Borg. Ma questo è proprio ciò che loro volevano evitare a tutti i costi! Certo, c’è un alternativa: vivere da individui, ma al massimo per un mese, visto il danno neuronale irreparabile.
Su Seven cade l’ardua scelta: vivere o sopravvivere? Meglio un giorno da leoni o cento da pecora? Grazie a degli illuminanti dialoghi con Chakotay e il Dottore stesso, Seven decide. E l’ultimo dialogo con Marika è di quelli che fanno venire i brividi: lei non può perdonarla per quello che fece su quel pianeta e che ha conseguenze così pesanti oggi. È per colpa di Seven che lei e gli altri due suoi compagni sono condannati a morte, per la paura di Seven verso un’individualità che poi, per giunta, è riuscita ad ottenere sulla USS Voyager. Questo è un bel tassello da aggiungere alla personalità della nostra ex-Borg preferita, un notevole senso di colpa che presumibilmente la accompagnerà fino alla fine dei suoi giorni. Ma non solo le conseguenze per Seven non sono banali, qui abbiamo anche tra le mani un episodio che tratta il tema di come vivere una vita, di scelte fondamentali che hanno ripercussioni su sé stessi e sugli altri, e alla fine tratta il tema della paura, dell’osare, che se vogliamo è il tema che sempre pervade ogni episodio di Star Trek. Il messaggio di Roddenberry è sempre stato quello di una spinta al fare, all’esplorare, all’osare, al rischiare per evolvere verso qualcosa di superiore! E in questo caso ben fatto, Voyager, il messaggio è stato ribadito in modo forte e chiaro! Ciao!
Episodio precedente: Equinox (seconda parte)
Episodio successivo: La barca dei morti
Episodi stupendi che me l’hanno fatta apprezzare anche di più in Picard. 😊
Mi sa’ che me le riprendo un po’ tutte …
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Seven è un gran bel personaggio, il migliore di Voyager!
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E qui lo dimostra una volta di più, dovendo portare il peso di una colpa che, pur potendole ascriversi solo in parte (purtroppo per gli altri, lei in quel momento era una Borg in tutto e per tutto, tanto da percepire l’individualità unicamente come un’anomalia da combattere), non la esime comunque dal doverne fare ammenda prendendo quell’unica, dolorosissima decisione sensata… un grande episodio, questo, che vede ancora una volta tra i protagonisti il veterano Trek Vaughn Armstrong 😉
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Grande Armstrong, un vero e proprio Jolly! Avrei dovuto menzionare il fatto che ha lavorato in TNG, DS9, VOY, e ENT, hai ragionissima! :–)
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Ecco questo invece lo ricordo chiaramente perché aveva dei dialoghi e delle tematiche che mi avevano colpito tantissimo. Ed è anche uno degli episodi migliori realizzati su Star Trek a mio avviso.
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È molto profondo e lascia una sensazione forte! Non stupisce quindi che sia su Seven of Nine, il personaggio su cui i creatori di Voyager hanno certamente investito di più!
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Che belle le trame alla “convegno diplomatico”, dove fra i diplomatici si annida sempre qualche assassino 😛 (Come sai è il motivo per cui mi sono letto il romanzo “Deep Space Nine: Betrayal“, molto molto bello.)
Mi piacerebbe vedere questa Voyager ma… secondo te posso vedermi solo gli episodi incentrati su Jery Ryan, che gli altri personaggi non mi piacciono? 😀
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Guarda, secondo me si. Purtroppo in Voyager hanno quasi sempre il reset alla fine degli episodi, quindi anche se in teoria ci dovrebbe essere un sacco di continuity, non ce n’è moltissima. Dalla quarta stagione in poi la maggioranza relativa degli episodi è proprio su Seven, e di solito sono ottimi episodi, quindi è un buon criterio per un best of! Ti perderesti altri episodi meritevoli, però per cominciare… :–)
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