Un piccolo passo (A Small Step) è la quintessenza di Star Trek. Nel corso della sua esistenza e delle sue tante incarnazioni sono tanti i messaggi che si sono nascosti (a volte nemmeno tanto) nelle avventure dei simpatici personaggi vestiti con attillate tutine colorate. Gli sceneggiatori, di volta in volta, hanno scritto copioni farciti di concetti come il pacifismo, l’ecologismo, il patriottismo, l’antirazzismo, l’antispecismo, l’antivivisezionismo… Ma alla base di tutta l’idea iniziale di Gene Roddenberry c’è un’idea principale: quella che l’umanità concentri le proprie energie per diventare qualcosa di migliore, per evolvere attraverso l’esplorazione e la conoscenza. Ed è di questo che tratta Un piccolo passo, che infatti riprende la celebre frase pronunciata da Neil Armstrong poco dopo aver messo piede sul suolo lunare nel 1969.
La puntata comincia su un veicolo spaziale della NASA in orbita intorno a Marte nel 2032. Il comandante John Kelly (Phil Morris) sta comunicando con due colleghi sulla superficie quando a causa di un’anomalia spaziale scompare misteriosamente nel nulla. Guarda caso, quella stessa anomalia spaziale appare proprio presso la USS Voyager nel quadrante Delta (un evento piuttosto improbabile, direte voi, e non posso che essere d’accordo). E mentre Seven suggerisce saggiamente di filarsela, Janeway e compagni non resistono alla tentazione di studiare il fenomeno da vicino. Addirittura Chakotay arriva a comandare una missione con un Delta flyer per entrare nell’anomalia, accompagnato dall’entusiasta Paris e dalla riluttante Seven. “History is irrelevant“, cioè “La storia è irrilevante“, sostiene infatti l’ex-Borg non capendo tutta questa voglia di studiare qualcosa legato ad un evento di secoli prima.
Una volta entrati nell’anomalia, l’episodio gioca il cliché della corsa contro il tempo e lo fa in maniera intelligente e allo stesso tempo stupida. Intelligente perché Chakotay disobbedisce ad un ordine diretto di uscire per provare a trascinare fuori il relitto della nave di Kelly in un twist interessante che da una parte apre la porte a conseguenze per il comandante, e dall’altra mostra un fallimento nei piani di uno dei protagonisti, una bella novità! Purtroppo però la cosa è anche stupida allo stesso tempo perché dall’azione di Chakotay non scaturisce assolutamente niente! Quasi ci fa rimanere tutti secchi per un’ossessione con l’archeologia spaziale e il messaggio finale sembra quasi essere che ha fatto bene! Inconcepibile (per citare Vizzini)…
Detto questo, le scene di Kelly sono davvero toccanti, con l’astronauta che fino all’ultimo secondo di vita fa di tutto per accumulare informazioni che potrebbero essere utili per i posteri. Vale la pena guardare Un piccolo passo proprio per questo, per vedere come nonostante le avversità sia giusto cercare di aumentare le proprie conoscenze, di spingersi oltre, di assumere rischi che anche se si riveleranno fatali oggi aiuteranno le future generazioni domani. L’ho visto come un messaggio di speranza e di ottimismo, nonostante la tragicità della storia personale di Kelly, molto in linea con la visione originale di Gene Roddenberry. Ben fatto, Star Trek: Voyager! Ciao!
PS: Robert Picardo è il regista di questo episodio!
Episodio precedente: I denti del drago
Episodio successivo: Cospirazione sulla Voyager
Recensione appassionata e condivido in pieno ^_^
Peraltro Phil Morris lo incontro ovunque, scopro che ha fatto quasi 200 ruoli tra cinema e TV! È stato pure un Jem’Hadar in DS9 😛
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Grazie!!! :–)
Beh, il make-up da Jem’Hadar è un po’ troppo pesante per arrivare a riconoscerci degli attori! X–D
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In effetti, che la stessa “ellisse gravitonica” capace di intrappolare John Kelly nel 2032 si presenti a distanza di oltre tre secoli nel quadrante Delta, e per di più nei paraggi della Voyager, ha piuttosto dell’improbabile… ma, del resto, visto che improbabile non significa impossibile, allora chiudiamo un occhio sul fatto che sia potuto succedere pure questo 😉
Comunque l’eclettico Picardo si dimostra a proprio agio anche dietro la macchina da presa, rendendoci partecipi del solitario e tragico destino del comandante Kelly fino all’ultimo istante. E, sempre fino all’ultimo istante, un destino accompagnato da senso del dovere e spirito di sacrificio per lasciare un’eredità a tutti quelli che verranno, in pieno spirito roddenberryano (decisamente)…
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Grande Bob Picardo!
A, ti volevo dire: ho cominciato ad ascoltare il podcast di McNeill e Wang che si chiama Delta Flyers! Riguardano tutti gli episodi di Voyager e commentano, raccontano aneddoti… È veramente interessante e divertente, sto pensando di aggiungere dei PS alle recrnsioni che ho scritto per arricchirle… :–D
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Due commentatori/aneddotisti d’eccezione (e chi meglio di loro)! A questo punto l’aggiunta dei PS non sarebbe male come idea, no… 😉
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Ancora prima di cominciare con gli episodi: Garrett Wang arrivò tardi al primo giorno di lavoro e quasi mise sotto Harrison Ford nel parcheggio degli Studios mentre cercava disperatamente parcheggio! X–D
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Povero Garrett, prima ancora di partire per le stelle stava per investirne una (Harrison Ford)! 😆
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Comunque sembrano molto simpatici entrambi, e sono amici! McNeill conosce le figlie di Wong, lui lo chiama Robbie (sul set Robert era Beltran, Robbie era McNeill e Bob era Picardo), chiacchierano amabilmente… Per ora è proprio un bel podcast! E Wong è un vero nerd, sempre da apprezzare!
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