Il diritto di sopravvivere (pessima traduzione dell’originale The Empath, ovvero L’empatica) è un altro episodio in cui Kirk, Spock e McCoy si trovano alla mercé di alieni dai poteri incredibili che possono fare di loro ciò che vogliono. E aggiunge anche un ennesimo tassello al bisogno di ragionare sì con la logica, ma senza dimenticare le emozioni che ci rendono quello che siamo: umani. Questo è un tema che la serie classica di Star Trek pensata da Gene Roddenberry ha sviluppato sin dall’inizio con la contrapposizione tra il freddo Spock e il resto dell’equipaggio formato dai vari Kirk, McCoy, Scott e tutti gli altri a fare da contraltare.
Stavolta la premessa porta l’Enterprise ad investigare un pianeta in un sistema il cui sole sta per diventare una nova per avere notizie dei due scienziati che stanno studiando la situazione in un avamposto scientifico. Naturalmente i due scienziati sono morti da tempo e i responsabili sono due alieni macrocefali che si presentano come viani (interpretati da Alan Bergmann e Willard Sage) e che stanno conducendo esperimenti con cavie umanoidi per determinare chi salvare del loro sistema.
Come? Torturando a piacere chiunque gli capiti sotto mano (in questo caso i nostri eroi) per vedere se la muta Jem (Kathryn Hays) è abbastanza empatica da meritare la salvezza del suo pianeta.
Nonostante come (quasi) sempre il messaggio sia condivisibile (se vogliamo, questo è un altro attacco ai metodi nazisti già rimarcato nell’episodio Gli schemi della forza), qui risulta un po’ troppo didascalico per essere godibile. La scelta di fare di Jem una muta non paga molto se alla fine l’espressività dell’attrice è quasi nulla e se tocca a McCoy e Kirk spiegare a voce alta cosa sta succedendo mentre gli infiniti primi piani sul viso di lei non portano da nessuna parte!
Anche il ritmo lascia un po’ a desiderare visto che tutto l’episodio o quasi si svolge in una stanza buia e scarna (si nota che qui il budget non era più quello della prima stagione!) e le situazioni si ripetono stancamente: prima si tortura Kirk, poi si tortura McCoy, poi si torturano Spock e Kirk… Ma è sempre la stessa zolfa! Assistiamo anche al ripetersi di una situazione vista nella precedente stagione in La galassia in pericolo: Spock e McCoy competono tra di loro per arrogarsi il diritto di farsi uccidere al posto dell’altro. Nonostante sia una cosa che abbiamo già visto, si risolve in maniera differente con McCoy che incapacita Spock per non averlo tra i piedi e andare indisturbato verso la propria condanna a morte ad opera dei crudeli viani.
E poi, diciamola tutta, un episodio così pregno di riferimenti biblici (gli scienziati che citano un passo della Bibbia all’inizio, il sacrificio sulla croce di McCoy, la resurrezione dello stesso ad opera di Jem che si sacrifica a sua volta…) non ha praticamente speranze di piacermi, mi dispiace. Nel futuro di Star Trek nemmeno c’è la religione!!! Ciao!
Episodio precedente: Velocità luce
Episodio successivo: Elena di Troia
Un rigurgito religioso che in effetti potevano benissimo risparmiarsi 😛
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Anche secondo me!
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Beh, i Bajoriani una forma di religiosa spiritualità ce l’hanno, in effetti, anche se poi sappiamo bene a quali entità facciano riferimento 😉
Quanto ai riferimenti biblici, non ne è esente nemmeno Star Trek – L’Ira di Khan: nello specifico, l’accusa mossa da McCoy al progetto Genesis, che creerebbe la vita in sei minuti in spregio ai “tradizionali” sei giorni della Genesi (appunto)… il punto è che non me ne faccio mai condizionare, laddove proprio ci tengano a metterceli codesti riferimenti: se escludiamo il passo della Bibbia iniziale, le azioni di McCoy e dell’empatica Jem possono benissimo vedersi come dettate da un estremo spirito di sacrificio che per essere accettato e compreso non necessita di sottotesti religiosi (e infatti sono riuscito a non pensarci nemmeno per un solo istante). Alla fine, l’ho trovato comunque un buon episodio cupo e suggestivo, capace oltretutto di non far pesare più di tanto il budget ridotto all’osso, vedi la stanza sotterranea la cui desolazione e oscurità aumentano il senso di minaccia rappresentata dai suoi due occupanti Viani. Anche il ritmo lento, poi, è funzionale nel rendere l’idea di una strada apparentemente senza uscita per i nostri…
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Ma infatti la religione bajoriana vista dalla prospettiva di Sisko è affascinante, ci sono degli alieni con una concezione di tempo non lineare dietro (Villeneuve e il suo Arrival ringraziano)! Qui… Mah, ammetto che l’episodio non mi ha convinto e anche se la tua prospettiva sul ritmo lento ha un senso io l’ho trovato un po’ esasperante! :–)
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