Girl with a Pearl Earring: recensione del film

977644991f3613e90293ab45c9c9d131La ragazza con l’orecchino di perla (Girl with a Pearl Earring) è un film del 2003 diretto da Peter Webber basato sull’omonimo romanzo di Tracy Chevalier ispirato dall’omonimo quadro di Johannes Vermeer. Protagonista del film, nonché ragazza con l’orecchino di perla, è una giovane (appena diciannovenne) Scarlett Johansson accompagnata da Colin Firth ad interpretare il famoso pittore olandese del 1600 che di lei si invaghisce tanto da decidere di ritrarla in uno dei suoi quadri.

Ma lasciatemi riassumere un attimo la trama. Griet (Scarlett Johansson), di famiglia umile e in difficoltà economiche serie dopo che il padre pittore (Chris McHallem) è diventato cieco per un incidente, viene mandata a lavorare come servitrice a casa del pittore Johannes Vermeer (Colin Firth). Non che pure lui se la passi benissimo, visto che produce pochissimi quadri all’anno e il suo mecenate Van Ruijven (Tom Wilkinson) ha appena deciso di finanziare un altro pittore.

Griet si trova così a dover sopravvivere in un ambiente piuttosto teso con l’astiosa collega Tanneke (Joanna Scanlan), i continui dispetti di una figlia del pittore (Anna Popplewell), e la gelosia della moglie di Johannes (Essie Davis) la cui madre (Judy Parfitt) tiranneggia in casa.

Ma qui non stiamo parlando di un film con pretese di veridicità storica, stiamo parlando di un film romantico, quindi è inutile che vada avanti con la trama per capire cosa succede. Sono il primo ad ammettere che i film romantici non siano esattamente il mio genere preferito, ma questo non significa che un buon film romantico non possa piacermi. Purtroppo però non è il caso di questo La ragazza con l’orecchino di perla che mi ha dato l’impressione di essere finto, posticcio come la ricostruzione del canale di Amsterdam su cui si affaccia la casa di Vermeer. E perché, vi starete chiedendo?

Perché la sceneggiatura è talmente piena di cose inverosimili che più volte durante la visione del film non ho potuto fare a meno di sbuffare e ridere di fronte alle trovate ridicole usate per mandare avanti la trama e la storia d’amore tra il pittore e la giovane lavapiatti. Come posso credere che nella Amsterdam del 1600 un pittore di una certa fama permetta ad una giovane servitrice di preparargli i colori? E di fargli avere delle intuizioni brillanti per i suoi quadri? E che dire del figlio del macellaio (un Cillian Murphy orribilmente sottoutilizzato) che parla come un vero e proprio poeta?

Ho trovato poco credibili anche le scenografie che non mi hanno trasmesso in nessun modo la sensazione di trovarmi nell’Olanda del tempo: tutto troppo pulito, troppo luminoso… E poi la fotografia! A un certo punto di fronte ad una scena in esterni (una passeggiata per un sentiero alberato di Griet col figlio del macellaio) ho pensato di vedere un sogno, una visione della protagonista: il cielo di un bianco bruciatissimo mi suggeriva una scelta precisa del regista per veicolare delle sensazioni oniriche, chissà! Ma no, era semplicemente la fotografia orrenda di un film girato in digitale nei primi anni Duemila. Quando ho letto che era stato pure candidato agli Oscar come miglior fotografia e migliori scenografie mi sono seriamente chiesto cosa fosse uscito quell’anno per considerare questo film così mediocre in quelle categorie…

Mi fermo qui, sarà meglio. Per me si salva poco de La ragazza con l’orecchino di perla. Lo posso consigliare giusto per la curiosità di vedere la giovane Scarlett Johansson alle prese con uno dei suoi primi ruoli da protagonista e poco altro, ma per il resto non ci trovo davvero niente da segnalare. Non mi sorprende che il regista non abbia fatto nient’altro di rilevante in tutta la sua carriera (almeno fino ad ora). Ciao!


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4 risposte a "Girl with a Pearl Earring: recensione del film"

  1. Leggo tra le righe che non ti è piaciuto molto… Sono d’accordo, anche se si tratta di un film romantico innocuo, tratto da un romanzo altrettanto superficiale e innocuo (e quando mai la Chevalier ha fatto qualche cosa di diverso o si è curata della verità storica o psicologica?) non è niente di che, il buon cast non è utilizzato al meglio, non lascia proprio niente se non un leggero senso di ridicolo (Vermeer che si rivolge alla domestica durante il pranzo in famiglia per farle notare i riflessi di luce? Ma andiamo!). Scarlett Johansson però ne esce pulita.

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