Una città tra le nuvole (The Cloud Minders il titolo originale, che interpreto come un intraducibile gioco di parole con le parole mind e miners, cioè mente e minatori) è un episodio davvero esplicito riguardo al messaggio che vuole veicolare. Si parla di lotta di classe e di ingiustizia sociale in un’ambientazione che mi ha ricordato moltissimi altri libri e film, da Metropolis del 1927 a Elysium del 2013. C’è un’ennesima pandemia su un pianeta della Federazione a cui l’Enterprise deve porre rimedio e per farlo deve recuperare un carico di zenite sul pianeta Ardana. Una volta a destinazione, però, il carico non c’è e Kirk e Spock vengono attaccati da alcune persone con tute da minatore capitanate da una donna, Vanna (Charlene Polite). Dopo una colluttazione ecco arrivare l’amninistratore del posto, tale Plasus (Jeff Corey), che porta i nostri eroi nel suo palazzo nella città sulle nuvole, Stratos, dove facciamo anche conoscenza con la sua poco vestita figlia Droxine (Diana Ewing).
Poco a poco si chiarifica la situazione: gli abitanti di Stratos sono tutti artisti e liberi pensatori che sfruttano gli abitanti della superficie, i Troglite (suppongo tradotto come trogliti, contrazione di trogloditi, ovvero abitanti delle caverne) che lavorano nelle cave sotterranee di zenite, materiale che fa la fortuna dell’economia del pianeta. Però è in corso una ribellione guidata da Vanna per rivendicare più diritti. Ma quelli di Stratos non ci stanno, visto che considerano i Troglite degli inferiori incapaci di pensare come loro.
Impossibile essere più chiari, no? Nella migliore tradizione di Star Trek, ci sono vari colpi di scena e combattimenti e alla fine Kirk risolve tutto usando le maniere forti. Mi sono divertito un bel po’ guardando Una città tra le nuvole, ma non si può non notare certi problemi di trama e una troppo facile soluzione finale che lascia poco spazio a profondi dilemmi morali che pure avrebbero potuto essere sviluppati.
Prima di tutto non si capisce come la Federazione abbia ammesso un pianeta come Ardana dove una classe alta razzista opprime ingiustamente un’intera categoria di persone arrivando a usare anche pratiche inaccettabili come la tortura. Ma questo volendo è un dettaglio trascurabile, possiamo pensare che la cosa fosse stata nascosta ai negoziatori della Federazione (difficile, ma plausibile).
La vera occasione mancata della puntata è la cura che McCoy trova per porre fine alle differenze intellettuali tra le due classi sociali: i Troglite sono meno intelligenti per i miasmi inodori e invisibili delle cave e il Dottore stesso può facilmente annullarne gli effetti con delle maschere antigas. Non sarebbe stato meglio se gli abitanti di Stratos fossero stati costretti a cambiare nonostante delle reali differenze con gli altri abitanti del pianeta? Io credo di sì. In questo modo, invece, Kirk rende troppo facile l’integrazione di coloro che nel giro di una notte diventano uguali in tutto e per tutto ai loro oppressori!
Nonostante questa mia critica, come detto, questo è uno degli episodi migliori della terza stagione della serie classica di Star Trek ed è benvenuto dopo una serie di clamorosi buchi nell’acqua! Ciao!
Episodio precedente: Viaggio verso Eden
Episodio successivo: Sfida all’ultimo sangue
Un buon episodio il cui giustamente esplicito messaggio fa passare in secondo piano certe “frettolosità” che, tuttavia, possono risultare comprensibili a posteriori: nei decenni, l’universo narrativo Trek si è arricchito anche di dettagli non sempre edificanti riguardo alla Federazione (vedi DS9) ragion per cui non è impossibile ipotizzare che qui, per calcolo personale (politico, economico strategico), si sia deciso di giocare sporco annettendo comunque Ardana nonostante quel bieco classismo/schiavismo che è parte integrante della sua struttura sociale… Quanto alla soluzione veloce praticata dal dottor McCoy, tutto sommato ci può stare e, in fondo, non è poi nemmeno così risolutiva: una classe dominante che si vede improvvisamente affiancata, a raggiunta parità intellettiva, da chi ha sempre considerato inferiore non cederà facilmente il passo, al di là di proclami di facciata, a un reale processo d’integrazione. Insomma, ci sarà ancora parecchia strada da fare! Tanto che, se la serie fosse stata rinnovata per una quarta stagione, non sarebbe stato male vedere l’Enterprise tornare a fare un sopralluogo da quelle parti 😉
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Verissimo, ma infatti lo considero tra i migliori episodi in assoluto di TOS! Solo che guardandolo mi era venuta l’idea della più difficile integrazione di due culture davvero distanti… Però anche con la soluzione McCoy non sarà semplice per gli abitanti di Stratos accettare i cugini delle caverne, hai ragione!
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In fondo nel 1963 la Gold Key (specialista in narrativa di genere) aveva iniziato a raccontare le avventure di Magnus Robot Fighter, dove i bravi ricchi vivono in alto, nei loro grattacieli dorati, e la marmaglia (troglodita) vive in basso e osa pure ribellarsi, la canaglia! E il bello è che una decina d’anni prima Asimov aveva messo in guardia questi comportamenti, con “Il sole nudo”, cioè nel ricreare una situazione della Sparta antica dove un ristretto numero di “eletti” vive solo grazie al lavoro di un numero di schiavi che li sovrasta di molte unità. E prima ancora “Metropolis” aveva già parlato chiaramente dell’argomento, memore della Rivoluzione russa fresca fresca. Niente, nessuno impara mai 😛
Ne approfitto per segnalarti la mia panoramica sugli scacchi in TNG, relativa alle prime quattro stagioni della serie. 😉
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Bellissimo Il sole nudo! E Metropolis l’avevo citato, però è chiaro che sia un tema ricorrente… Grazie per il riferimento a Magnus Robot Fighter che non conoscevo!
Ora vado a spulciare la panoramica scacchistica… :–D
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