Empire of the Sun: recensione del film

18 dicembre 2020Steven Spielberg compie 74 anni. Ed ecco che vengonofuoridallefottutepareti lo festeggia insieme a Cassidy di La bara volante con un’umile recensione de L’impero del sole (Empire of the Sun), del 1987.

La storia (sceneggiata dall’immenso Tom Stoppard) è tratta da un romanzo semi-autobiografico di James G. Ballard che non ho letto anche se, curiosamente, ho letto il suo seguito The Kindness of Women che nella sua parte finale tratta della realizzazione del film di Spielberg. Film che, tra l’altro, segna il debutto cinematografico (da protagonista!) di un giovanissimo Christian Bale.

L’impero del sole narra quattro anni della vita di Jim Graham (Christian Bale) tra il 1941 e il 1945. Lo incontriamo nel 1941 a Shanghai dove è nato perché figlio di due facoltosi inglesi che lì vivono da anni, John e Mary (Rupert Frazer e Emily Richard). In un clima surreale coi giapponesi che stanno invadendo la Cina, la vita di Jim passa tra feste in maschera e giornate passate a giocare per lo più in compagnia dei servitori cinesi più che di veri e propri amici.

Le cose cambiano quando tutti gli inglesi che non hanno fatto in tempo a lasciare il paese vengono messi in campi di prigionia dai giapponesi, la qual cosa si rivela durissima per questi civili abituati ad una vita agiata e improvvisamente costretti a mangiare patate piene di vermi per sopravvivere. Inoltre, Jim si separa dai suoi genitori nel caos dell’invasione giapponese e quindi passa tre anni senza di loro in un campo dove la sua figura di riferimento diventa il mezzo criminale statunitense Basie (John Malkovich).

Che dire di questo film? Siamo di fronte ad uno dei film drammatici più belli di Spielberg e, probabilmente, di tutti i tempi. L’impero del sole non ha paura di mostrare la brutalità della guerra, ma lo fa mettendola sullo sfondo della storia di Jim che è costretto dalla dura realtà a rapportarsi a cose che in tempi normali non avrebbe mai visto nemmeno da lontano: la morte, prima di tutto, ma anche la miseria (forte il contrasto tra il frigorifero pieno di dolci dell’inizio e le patate marce nel campo di prigionia) e la crudeltà umana. Crudeltà che a volte Jim non riesce nemmeno a riconoscere, basti pensare al suo idolatrare Basie nonostante a questi non interessi niente della vita del ragazzo, tanto che scommette sulla sua morte senza grossi problemi dopo avergli affidato un compito pericolosissimo come uscire dal campo per cercare di catturare animali da mangiare che probabilmente nemmeno ci sono.

Il Jim del finale è un bambino disilluso cambiatissimo rispetto a quello iniziale che giocava coi suoi modellini di aerei: ha lo sguardo fisso nel vuoto di chi ha perso l’innocenza nel peggiore dei modi, a causa del male più grande creato dall’uomo, la guerra. Ma farei un disservizio alla blogosfera se per parlare di questo film non menzionassi la splendida serie di articoli di Nick di Matavitatau sulla filmografia di Spielberg, il terzo dei quali tratta, tra le altre cose, proprio di Empire of the Sun. L’articolo lo trovate qui, e vi consiglio di leggerlo e di leggere anche tutti gli altri della serie.

A mo’ di pubblicità, vi riassumo qui i tre punti principali sottolineati da Nick riguardo al film che ho trovato davvero illuminanti:

  • il primo è la perdita dell’innocenza di cui Nick ricorda le tante scene e i tanti simbolismi che la sottolineano nel film.
  • Il secondo è la serie di stilemi spielberghiani che brillano in Empire of the Sun come l’uso dei controluce, la cura del dettaglio realistico (fantastica l’intuizione della finestra rotonda di Basie come occhio che scruta il mondo), e la riflessione sulla colpa del mondo qui evidente con la guerra e l’immagine dell’onda d’urto dell’esplosione atomica nel cielo.
  • Il terzo è la presenza di scene tipiche del regista come quelle in cui i personaggi guardano fuori dal frame o scene surreali come quella di Jim che cammina tra le scintille della costruzione dell’aereo.

Ma, come detto, questo (e molto di più) lo trovate su Matavitatau che merita di essere letto e riletto! Per quanto mi riguarda, aggiungo che questo è lo Spielberg che più mi affascina, che non sente il bisogno di piacere a tutti o di mandare messaggi rassicuranti, un po’ come nel caso di Schindler’s List (La lista di Schindler, 1993), per fare un altro esempio. Da notare anche l’impressionante Christian Bale: a soli 12/13 anni riesce a non sfigurare accanto ad attori del calibro di John Malkovich! E poi la colonna sonora del solito John Williams, la fotografia di Allen Daviau, le splendide scene con gli aerei nel cielo (un po’ modellini radiocomandati in scala, un po’ aerei veri “truccati” per sembrare aerei della seconda guerra mondiale)…

Empire of the Sun è un film affascinante in ogni suo aspetto dove tutto, dalla storia particolarmente significativa alla maestria di tutti coloro che ci hanno lavorato. Consigliato senza ombra di dubbio, ciao! 


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15 risposte a "Empire of the Sun: recensione del film"

  1. Ho visto questo film ma non mi ha proprio conquistata, temo che lo Spielberg “di guerra”, quello che piace a te, non sia il mio preferito. Preferisco invece lo Spielberg “hitchcockiano” di Duel e di Jaws. Ciò non toglie che tu abbia fatto un’ottima recensione, mi hai anche fatto notare tantissime cose che mi erano sfuggite durante quell’unica visione, grazie!

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    1. Nel tuo commento hai nominato due della mia personale top 3 di Spielberg! Devo ancora scrivere di Jaws, ora che mi ci fai pensare… :–)

      Grazie del commento! A me piace un sacco Spielberg che non si frena per piacere ad un pubblico più vasto, non necessariamente che parli di guerra: se va sullo horror o sul thriller, mi piace che vada fino in fondo (così come se va sulla commedia action mi piace che faccia divertire al 100%)!

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  2. In realtà Christian Bale quando ha recitato qui aveva già 43 anni, è solo dimagrito per il ruolo 😉 Scherzi a parte è un romanzo di formazione molto bello, un titolo che viene sempre citato pochino perché Spielberg di protagonista bambini ne ha diretti (e prodotti) ma quello di questo film è il più adulto dei suoi bimbo-protagonisti, o per lo meno quello costretto a crescere in fretta. Siccome viene preferito lo Spielberg più caramelloso, questo film si ricorda poco, hai fatto bene a sceglierlo. Cheers!

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    1. Ahahahahah! Bale non pone davvero nessun limiti al suo method acting! X–D

      A me (come a te, a occhio) invece lo Spielberg caramelloso è quello che piace meno: quello di Duel, Jaws, Empire of the Sun, Schindler’s List… è lo Spielberg che apprezzo di più!

      Splendida recensione la tua di Duel, te lo scrivo anche qui!

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  3. Quanto è bello questo film! Spielberg quando ci si mette veramente d’impegno è capace di creare delle opere bellissime, delle opere veramente umane che sanno parlare di tematiche molto importanti senza dimenticarsi dei suoi personaggi e della storia che gira intorno a loro. Inoltre ha dei momenti registico stupendi proprio come hai descritto tu.

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  4. Visto in famiglia all’epoca della sua uscita in videoteca. Non eravamo fan di Spielberg, onestamente a malapena sapevamo chi fosse visto che dubito avessimo visto i suoi titoli più famosi dell’epoca, però questo ricordo che ci è piaciuto davvero tanto. Erano anni in cui in videoteca era pieno di splendidi film di guerra che ne descrivevano l’aspetto umano, non andava ancora di moda spingere i giovani a morire per la patria come si usa nel nuovo millennio. Poi erano anni in cui John Malkovich aveva ancora tanto da dare 😉

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    1. Davvero un filmone, si vede come la guerra sia solo miseria e sofferenza, siamo lontani da quella parte di cinema hollywoodiano che la guerra la glorifica e la fa sembrare come un’esperienza pregna di significato e onore! Malkovich cattivissimo e bravissimo qui!

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