The Crucible: recensione del film

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29 aprile 2021: Daniel Day Lewis compie 57 anni. Insieme a Cassidy de La bara volante e Lucius de Il Zinefilo, vengonofuoridallefottutepareti ha deciso di festeggiarlo parlando di uno dei suoi film forse meno ricordati…

La seduzione del male (dall’originale The Crucible, che fu tradotto come Il crogiolo quando Arthur Miller pubblicò il testo su cui su basa il film nel 1953) è un film del 1996 di Nicholas Hytner con Winona Ryder e Daniel Day Lewis protagonisti. È un film storico che documenta in maniera romanzata la caccia alle streghe realmente avvenuta alla fine del XVII secolo a Salem, in Massachussets, in cui decine di persone vennero arrestate e una ventina di loro fu impiccata per satanismo.

La prima cosa che mi ha colpito è che lo stesso Miller ottantenne abbia curato la sceneggiatura basata sul suo dramma scritto più di quaranta anni prima. La seconda è l’investimento notevole in scenografie e costumi: un esercito di falegnami costruì decine di edifici di legno per ricreare il villaggio di Salem di fine 1600, e sullo schermo si vede un numero impressionante di comparse vestite con costumi bellissimi e credibili nella loro sporcizia e nelle pettinature trasandate (l’igiene, si sa, non abitava da quelle parti).

Ma in realtà ci sono altre cose che mi sono piaciute di questo film, specialmente visto il valore metaforico del testo scritto da Miller durante la caccia alle streghe anticomunista degli Stati Uniti degli anni Cinquanta (il cosiddetto maccartismo). L’autore nella lista nera di Hollywood si tolse ben più di un sassolino dalla scarpa a dipingere le accusatrici di Salem come un gruppo di adolescenti infoiate e assetate di sangue (letteralmente) e a far svettare su di loro gli ingiustamente accusati che non perdono l’onore rifiutandosi di firmare false confessioni e salgono a testa alta sul patibolo.

Poi è quasi incredibile come il film sia pure storicamente veritiero (non in tutti i suoi aspetti: naturalmente l’amore di Abigail, Winona Ryder, per John Proctor, Daniel Day Lewis, è inventato): non solo i nomi dei personaggi sono quelli dei reali abitanti del posto, ma, cosa ben più importante, il film mette in evidenza i veri motivi della caccia alle streghe: invidie, volontà di appropiarsi di terreni altrui, gelosie… L’estremismo religioso fu usato per regolare dei conti in una società puritana che fa davvero paura, soprattutto perché appunto così vicina alla nostra dove siamo sempre ad un passo dal tornare a situazioni così estreme, che sia il maccartismo degli anni Cinquanta o l’odio verso gli immigrati così tanto popolare tra i sostenitori di attuali governi e politici in tante nazioni cosiddette sviluppate.

È vero però che non tutto funziona in La seduzione del male. Winona Ryder e le sue compagne mi sono sembrate un po’ troppo costruite e artificiose per essere credibili (ma forse questo era proprio il punto: c’era voglia di vendetta a Salem, e loro sono state un mero strumento), addirittura comportandosi come vere streghe danzando nude nella foresta nelle gelide notti del Massachussets (e che faceva il reverendo Parris quando le scopre, Bruce Davison, una passeggiatina digestiva?). Daniel Day Lewis è naturalmente in parte (pare che non si fece mai la doccia durante il rodaggio per essere più credibile, deve essere stata una gioia stargli attorno) ma è fin troppo teatrale, mentre gli altri intorno a lui non lo sono e la cosa stona un po’. Anche la scena fulcro del film, la sua confessione, è gridata ed esageratissima quando forse avrebbe funzionato allo stesso modo o ancora meglio se più sotttile, sussurrata.

Infine, ma mi rendo conto che forse è una critica ingiusta, nel 1996 c’era bisogno di recuperare questo messaggio? Forse sì, perché, come ho scritto prima, mi sembra che le nostre società siano sempre sull’orlo di ricadere in errori così, ma non posso fare a meno di pensare che la forza del film si sarebbe moltiplicata se fosse uscito allo stesso tempo dell’opera teatrale, nel 1953.

Che altro dire? Paul Scofield, al suo ultimo ruolo prima della pensione, è un cattivo odioso e monolitico e rappresenta probabilmente ciò che Miller pensava di coloro che partecipavano entusiasmi alla caccia dei comunisti in quegli anni, a la figura di John Hale (Rob Campbell) è interessante, anche se non capisco a chi si possa riferire: qualche politico non comunista ma che non vedeva di buon occhio la caccia alle streghe, forse?

In ogni caso, La seduzione del male rimane un film storico che ha bisogno di qualche ricerca sulla sua genesi per essere apprezzato a pieno e per capirne il reale significato (perché appunto uscito 40 anni dopo i fatti a cui si riferisce), fu un flop al botteghino, di sicuro non offre la migliore interpretazione di Daniel Day Lewis, e nonostante le scenografie imponenti e i costumi splendidi non convince fino in fondo in quanto a ricostruzione storica a causa della caratterizzazione di alcuni dei personaggi. Ciao!


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11 risposte a "The Crucible: recensione del film"

  1. Una delle tante metafore del maccartismo, che spinse anche ai soliti falsi storici tanto cari ai film americani: all’epoca ne ero così stufo che apprezzai davvero poco questo film: non ricordavo nemmeno ci fosse Daniel.
    Auguri a un bravo attore impegnato però in davvero tanti film dimenticabili ^_^

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  2. Penso che nemmeno i tanti appassionati di Winona Ryder ricordino bene questo titolo, ottima scelta (e ottimo post) perché Daniene Giorno-Luigi è come al solito bravissimo, malgrado i capelli luridi 😉 Cheers

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  3. Il film era noiosetto se ricordo bene…Penso che se Daniel Day – Lewis si fosse effettivamente lavato nessuno avrebbe notato la differenza tra sporco “vero” e “ricostruito” sullo schermo e tutto avrebbero potuto vivere (e soprattutto respirare) meglio, ma lui è un tipo che deve fare tutto a modo suo lo sappiamo…

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    1. Visto che il maccarthismo fu chiamato letteralmente una caccia alle streghe, effettivamente è abbastanza diretto… Però secondo me nel periodo in cui è uscito il film (non l’opera su cui si basa) la rilevanza del messaggio era limitata…

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