
Daniele Silvestri è secondo me uno dei più bravi musicisti nostrani in circolazione. E oltre a scrivere dei testi solitamente brillanti ed avere dei gusti musicali eclettici e ottimi allo stesso tempo, mi sembra pure simpatico come persona, ma questo è più un gut feeling che altro.
Musicalmente a Silvestri devo molto perché, a conti fatti, è stato suo il primo concerto vero e proprio a cui ho assistito. Era il 1997, avevo 15 anni, e mi sorella più grande mi portò a Firenze al Tenax, una discoteca dove avevano suonato gruppi di una certa fama (ricordo la foto degli Eurythmics nel corridoio d’entrata), per vedere Silvestri in concerto nel secondo tour in supporto a Il dado, buon album doppio pubblicato l’anno precedente.
Mi sentivo un pesce fuor d’acqua nel pubblico di ventenni e trentenni, ma venni letteralmente rapito dalla musica e dall’esperienza in sé. Ascoltai con attenzione tutto ciò che Daniele diceva tra una canzone e l’altra in un concerto in cui usò il tema del viaggio come filo conduttore. Sapevo a memoria tutte le canzoni di Prima di essere un uomo, il suo secondo album, e pure Il dado l’avevo ascoltato parecchio, mentre l’album che conoscevo di meno era il suo primo (di cui però adoravo Datemi un benzinaio). Ho ancora ricordi cristallini di quella serata, nonostante siano passati 24 anni, e non potrò mai ringraziare abbastanza mia sorella e il suo ragazzo che mi regalarono questa esperienza che, come direbbe un anglosassone, fu life changer.
A parte Silvestri a chitarra e voce (suonò tutto il concerto coi capelli lunghi legati in una coda, ma se li slegò per fare Cohiba, di cui ricordo un tripudio di luci rosse), la band era di una certa qualità. Al basso, per esempio, c’era Max Gazzè, e quando lo presentò disse qualcosa tipo “Anche lui vuole fare dei dischi, ma chi vuoi che glieli compri?“. A occhio mi sa che alla fine ha venduto più Gazzè di Silvestri, ma lasciamo stare! E quando a Daniele si ruppe una corda, Gazzè fece pure Message in a Bottle dei Police, così, tanto per gradire!
Insomma, fu una serata per me indimenticabile. Per questo fu tanta la delusione quando gli album successivi di Silvestri non mi piacquero assolutamente come i suoi primi. Sig. Dapatas (1999) conteneva solo la struggente Aria che fosse degna di nota (lessi che il titolo dell’album era un anagramma… Spadata? Non l’ho mai capito quell’album). E a Unò-Dué (2002), con il suo singolo Salirò, smisi del tutto di interessarmi alle sue cose più nuove. Però ho continuato a rispettarlo come artista e ho cercato di rivederlo dal vivo riuscendoci però soltanto una volta.
Rispescia, Festambiente, estate del 2013. Feci una specie di abbonamento per tre serate per vedere Max Gazzè, l’accoppiata Marta sui tubi e Teatro degli orrori, e, naturalmente, Daniele Silvestri. Che concerto strepitoso! Me lo godetti dalla primissima fila, più di due ore di concerto che cominciò con una scaletta prima di partire per la tangente dell’improvvisazione pura. Che bello sentire Silvestri dire “La prima canzone che mi urlate la suoniamo!“, per esempio! E poi dopo due o tre canzoni lente, lui che dice “Ora cominciamo per davvero” sull’attacco rock di Seguimi, prima canzone de Il dado, da brividi.
Suonò pure Datemi un benzinaio, dicendo che un suo amico va ai suoi concerti solo per sentire quella quindi gli tocca suonarla… Insomma, tante belle canzoni e lui in formissima sia suonando e cantando sia interagendo col pubblico (anche con canzoni ironiche, tipo Stizziscitici). Mi piacque molto anche quando la Bandabardò andò sul palco a suonare insieme a Silvestri (c’è pure il video su Youtube), un momento che ora mi emoziona ancora di più che allora vista la prematura scomparsa di Erriquez qualche tempo fa…
Mi ha fatto un po’ strano cantare tutte le canzoni che non conosceva nessuno e stare in silenzio su quelle che invece conosceva tutto il pubblico, evidentemente le più recenti che io, come detto, non conosco. Eppure anche lì qualche sorpresa piacevole l’ho sentita, come per esempio Il mio nemico (invece non mi ha detto molto Occhi da orientale, di cui ho trovato il video di quella sera)!
Per concludere, Daniele Silvestri è uno dei musicisti italiani che più apprezzo, pur ascoltandone attivamente soltanto una piccola parte della discografia, quella iniziale. La sua anima rock si nota nei suoi concerti (e nel libretto di Prima di essere un uomo, pieno di riferimenti ai Led Zeppelin), ma è evidente come un musicista a tutto tondo come lui apprezzi anche generi come la techno e la musica latina con cui ha sperimentato parecchio sin dall’inizio (penso alla Technostrocca come a Il flamenco della doccia). Spero di tornare presto a vederlo su un palco, dico la verità. Ciao!
PS: ecco un po’ di ricordi dei concerti di cui ho scritto sopra:
Daniele Silvestri in concerto a Rispescia, 10 agosto 2013 Daniele Silvestri e la sua band in concerto a Rispescia, 10 agosto 2013 Daniele Silvestri in concerto a Rispescia, 10 agosto 2013 Daniele Silvestri al pianoforte, Rispescia, 10 agosto 2013 Daniele Silvestri in concerto a Rispescia, 10 agosto 2013 Daniele Silvestri in concerto a Rispescia insieme ad alcuni componenti della Bandabardò, 10 agosto 2013 Daniele Silvestri in concerto a Rispescia, 10 agosto 2013 Il biglietto per (tra gli altri) il concerto di Daniele Silvestri a Rispescia il 10 agosto 2013 Il poster del concerto di Daniele Silvestri a Rispescia il 10 agosto 2013
Sinceramente non proprio un grande estimatore sono di lui, però Salirò per sempre mi rimarrà in testa e nelle orecchie 😉
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Quella è impossibile da dimenticare! Nel bene o nel male, dico!
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Non amo molto la musica italiana, ma non per snobberia esterofila ma perché amo generi musicali che in Italia non hanno avuto ne’ autori ne’ interpreti di rilievo. Perciò il mio rapporto con la musica italiana è discontinuo: non ho insomma autori o interpreti che seguo. A eccezione di Daniele Silvestri e Brunori Sas.
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Anche io alla fine ascolto più artisti anglosassoni che italiani, ma Silvestri mi accompagna da sempre, praticamente! :–)
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