The X-Files – S02E20, Strane ferite

Humbug (titolo italiano, Strane ferite: ma che titolo è? Lo si potrebbe dare a cento episodi diversi della serie! Humbug significa qualcosa come Trucco, Truffa, Inganno) è passato alla storia come il primo episodio comico di The X-Files. Voluto sia da Chris Carter che da Gillian Anderson e David Duchovny, fu il network ad osteggiarlo notevolmente temendo che il cambio di tono avrebbe fatto calare gli ascolti. Tutt’altro! Si ride di gusto con Humbug, e si assiste anche ad un classico X-File dove i nostri agenti investigano un caso apparentemente inspiegabile. L’artefice di questo gioiellino? Darin Morgan, ovvero il mostro di L’ospite in corpo e fratello di Glen Morgan che a questo punto aveva già lasciato la serie per dedicarsi ad un progetto più personale.

Ecco la trama. Mulder viene attirato dalla strana morte dell’uomo coccodrillo (John Payne), ovvero un artista affetto da una rara malattia della pelle, l’ittiosi. La ferita che ne ha provocato la morte è peculiare e simile ad altre trovate su molti altri cadaveri in giro per gli Stati Uniti negli ultimi trent’anni (la spiegazione che l’episodio dà della cosa è geniale: alla fine in quanto a trama questa è una delle più solide viste fino ad ora!). Una volta sul posto, Gibsonton (Florida), Mulder e Scully scoprono che molti degli abitanti sono dei cosiddetti freak del circo, ovvero nani, persone con le deformità più varie, maghi e anche semplicemente un paio di elementi particolarmente eccentrici.

Ecco quindi una parata di personaggi uno più assurdo dell’altro come lo sceriffo Jim (Wayne Grace) che in gioventù era stato l’uomo cane, Lanny (Vincent Schiavelli) con un fratello gemello abortito attaccato al lato sinistro della pancia, il folle Dr. Blockhead (Jim Rose) che si pianta chiodi nel naso e il suo compagno The Enigma (The Conundrum) tutto tatuato e che mangia qualunque cosa ma non parla mai, e il signor Nutt (Michael Anderson), nano particolarmente suscettibile agli stereotipi.

Da notare come Jim Rose e The Conundrum fossero effettivamente artisti simili a quelli che interpretano nell’episodio, non avevano mai recitato prima!

L’episodio funziona alla grandissima perché le indagini dei due agenti federali sono accompagnate da dialoghi brillantissimi e situazioni estremamente divertenti. Scully che umilia Dr. Blockhead mangiando un grillo come nulla fosse (povero grillo, però), Mr. Nutt che ridicolizza gli stereotipi per poi caderne immediatamente vittima lui stesso, Scully che si trova a fissare la deformità di Lanny mentre lui si trova a fissare una tetta di lei che spunta dalla vestaglia… E i dialoghi! Questo qui sotto m’ha fatto morire, soprattutto per la serietà con cui i due personaggi lo recitano:

Dr. Blockhead: “Did you know that through the protective Chinese practice of Tiea Bu Shan, you can train your testicles to draw up into your abdomen?” (Sapevate che con la pratica protettiva cinese del Tiea Bu Shan si può imparare a ritrarre i testicoli nell’addome?

Fox Mulder: “Oh, I’m doing that as we speak.” (Oh, lo sto facendo giusto adesso.)

Ma è solo uno dei tanti! Un’altra frase geniale di Mulder è: “I could be mistaken. Maybe it was another bald-headed, jigsaw-puzzle-tattooed, naked guy I saw.” (Potrei sbagliarmi. Forse era un altro uomo calvo nudo e col corpo interamente tatuato come un puzzle quello che ho visto).

Insomma, c’è un serial killer con qualcosa di fuori dal comune, le indagini sono divertenti, i dialoghi stellari, e la regia merita una menzione. Kim Manners dirige divinamente l’episodio tra match cut azzeccatissimi (per esempio il cambio da un dialogo che finisce con la parola distorto all’immagine della testa di un personaggio distorta da uno specchio), fish eye e wide angle per dare un senso di straniamento, Dutch angle nei momenti giusti (come quando Scully entra nella sezione segreta del museo delle curiosità – scena grandiosa, tra l’altro), e movimenti di macchina perfetti per accompagnare le scene (per esempio quello che mostra il Dr. Blockhead che si libera dalla camicia di forza appeso a testa in giù). Davvero un gran lavoro!

A testimonianza di come sia ben fatto l’episodio, c’è un momento particolarmente drammatico con Lanny verso il finale che funziona anch’esso a meraviglia nonostante tutta la comicità precedente e successiva (il finale è geniale)! E c’è pure un forte messaggio sulla necessità di non farsi ingannare dalle apparenze e di superare gli stereotipi che non è affatto banale. Insomma, riuscito su tutti i fronti questo Humbug che non è assolutamente un salto dello squalo, anzi aggiunge qualcosa di necessario al ventaglio di possibilità della serie. Ciao! 


Episodio precedente: Calma irreale

Episodio successivo: Il gemello dannato

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33 risposte a "The X-Files – S02E20, Strane ferite"

  1. È uno dei miei episodi preferiti. Ricordo tutti i particolari descritti nel tuo post e anche e soprattutto la straordinaria interpretazione del compianto Vincent Schiavelli , grande attore caratterista di origini italiane che interpretava Lenny. Lo ricordo anche nella particina dello spettro della metropolitana nel film Ghost .

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    1. Assolutamente: due investigatori del mistero possono fare letteralmente di tutto, e questa ironic take della serie è una delle cose più riuscite viste fino ad ora. Dimostra anche che ci fosse una gran voglia di divertirsi, al di là di affrontare temi anche drammatici!

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      1. Esattamente: quand’era il caso Chris Carter sapeva bene come non prendersi troppo sul serio, riuscendo allo stesso tempo a trasmettere messaggi importanti e condivisibili (come quelli su stereotipi e apparenze, appunto) che non erano minimamente in contraddizione con la comicità o l’ironia della messa in scena, e “Humbug” ne è un esempio lampante! Tutt’altro che un salto dello squalo questo episodio, quindi, semmai un ulteriore salto di qualità all’interno della serie 😉 Da ricordare anche la presenza dell’interprete di Mr. Nutt, quello stesso Michael J. Anderson che impersonava l’enigmatico “The Man from Another Place” in I segreti di Twin Peaks…

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        1. Proprio lui, Michael. J. Anderson! Tra l’altro ho trovato una sua dichiarazione su Twin Peaks che non potrebbe trovarmi più d’accordo…

          I couldn’t watch TP when it originally aired because it was so BORING. Every time I tuned in, it was people talking in a room. That’s it. And if I stayed long enough to hear what they were saying, they would be talking about NOTHING. I figured out that I couldn’t follow the plot, (or had to make one up) because there WAS NO PLOT. A man went to a town to investigate a murder. That’s it. Nothing else ever happens. Just people talking in rooms. And all this taking NEVER advanced the murder investigation ONE BIT. I liked the part that I was in, (because I was in it), but it still didn’t make a hoot of sense. Hard to watch.

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      2. La dichiarazione di Anderson è la riprova di quanto non di rado gli attori trovino lo show a cui partecipano MOLTO meno suggestivo e entusiasmante degli spettatori che lo seguono. Personalmente, credo che Anderson sia stato un tantino drastico: le cose succedono eccome in quel campionario di soprannaturale malvagità che è Twin Peaks, pur se in maniera tutt’altro che lineare o veloce! Probabile, però, che l’essersi espresso in questo modo dipenda in buona parte dall’essere ai ferri cortissimi (e da tempo, a quanto ho scoperto) con Lynch…

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  2. Ho amato moltissimo questa serie, era perfettamente nelle mie corde: il mistero, il soprannaturale, il non-detto sugli alieni, il non-detto tra Mulder e Scully…
    Inizialmente qui in Italia partì sull’ammiraglia Mediaset Canale 5, per poi venir declassata sulla più popolare Italia 1, passaggio in seconda serata, cambio di giorno settimanale, io insieme a tanti altri appassionati, non ho mollato nemmeno di fronte a un palinsesto a prova di timer di qualsiasi videoregistratore.
    Appena ho potuto ho fatto in modo di procurarmi tutte le stagioni, tutt’ora “The X-Files” è uno dei miei miti personali, eppure queste prime due stagioni sono quelle che riguardo meno: mettono in piedi tutta la mitologia -a partire dalla scomparsa di Samantha- e impostano alla grande i rapporti tra i comprimari, ma è come se gli autori mordessero il freno, forse il fatto che la serie, avendo una trama orizzontale da sviluppare (cosa assolutamente innovativa per i tempi) avesse paura di inserire un qualsiasi altro guizzo originale, sia esso narrativo, umoristico, o espressivo. A parte poche eccezioni, come ho detto gli episodi di queste prime stagioni non li riguardo quasi mai.
    Tranne “Humbug” (io l’avrei adattato con “Fregati!”, “Strane ferite” non ha proprio nessun senso).
    Mi piace vederci almeno quattro citazioni cinematografiche: ovviamente “Freaks” di Browning, poi “Atto di forza”, “Inseparabili” e “I 3 dell’Operazione Drago”, il tutto amalgato alla grande, con un tono leggero ma non canzonatorio e che non scade mai nel ridicolo, arricchito dalla presenza di Vincent Schiavelli.
    Quest’episodio entrò sparato tra i primi tre in un’ipotetica classifica dei preferiti. Come dicevo da Lucius, tra i primi tre ce ne sono circa una ventina, ma chi ci fa caso a queste cose? 😛
    Sono assolutamente d’accordo con la tua recensione: un vero e proprio gioiellino d’episodio.
    Grazie di aver intrapreso questo viaggio, ma attento a non farti mordere dalle cimici…ehm… volevo dire…dalla Sirena delle Figi…

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    1. Ciao Vasquez, e grazie per tutte queste tue considerazioni! Aspettavi quindi il tuo primo episodio della top 3 (ottimo il concetto di top 3 come gruppo aperto ad un qualsiasi numero di cose che siano top!) prima di intervenire in maniera corposa. :–)

      Mi piacciono tantissimo i riferimenti cinematografici che hai tirato fuori, da Total Recall con questa specie di Kuato assassino, a Dead Ringers col suo body horror che qui starebbe a suo agio, e Freaks senza ombra di dubbio visto le guest star dell’episodio. Enter the Dragon mi manca (se mi legge Lucius mi banna da Internet), ma è nel programma recuperi (anche quello con un numero imprecisato di film e serie dentro)…

      Grazie mille per il tuo commento, io sono felicissimo di aver intrapreso questo viaggio proprio perché, come hai giustamente scritto, vedere tutti gli episodi in ordine cronologico negli anni Novanta con gli scherzi che faceva Mediaset era letteralmente impossibile. Finalmente mi renderò conto di cosa era The X-Files, e per quello che ho visto fino ad ora, va addirittura oltre le mie più rosee aspettative. La seconda stagione la sto trovando meravigliosa, d’altronde la mythology era l’aspetto che più mi intrigava quando ero giovane. E starò attentissimo alla Sirena delle Figi e a tutti gli altri mostri di cui scopriamo l’esistenza grazie al lavoro investigativo della coppia più bella che ci sia, Mulder e Scully! :–D

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      1. Io parlerei di X-Files per ore quindi è meglio che non cominci per niente e che passi qui da te a commentare solo per episodi selezionati ma sappi che ti leggo sempre😉
        Il concetto di “top 3 aperto” mi è venuto in mente quando ho provato a stilare una classifica dei miei episodi preferiti: non ci sono mai riuscita, e quindi perché inserirne uno a discapito di altri? La classifica è mia e ci faccio quello che voglio! 😛
        Occhio che secondo me Lucius arriverà a breve, ti conviene colmare al più presto quella lacuna!

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          1. Ci ho messo un anno ma sono arrivato!!!!! ^_^
            Ho rivisto da poco questo episodio eppure non ne ricordo nulla di nulla: per quanto mi sia visto con piacere 7 stagioni di X-Files (la ottava un po’ ho sofferto e la nona è stata dolore puro) non mi ha lasciato niente, se non quelle citazioni e chicche che mi ha segnalato Vasquez e di cui ho parlato nei miei post.
            Qui ricordo il tizio con il puzzle tatuato in faccia ma nient’altro. Non ho capito quale sarebbe la citazione da “I 3 dell’Operazione Drago”; per cui aspetto lumi 😛
            (Non so se consigliarti quel vecchio film, Sam, sia perché è figlio di un’altra epoca, sia perché è girato da un pessimo regista sia perché si rifà a generi ormai scomparsi, come lo spionaggio anni Sessanta e il cinema marziale. Sebbene la Warner abbia fatto un lavorone nel rimasterizzarlo e nel riattaccarci alcune scene all’epoca tagliate, temo rimanga un film “per soli fan”, anche se è citato ovunque nell’immaginario collettivo americano, essendo stato replicato in sala per decenni.)

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            1. L’importante è arrivare! ^_^
              In “Enter The Dragon” non c’era una scena finale in mezzo a un mare di specchi, tale da rendere il duello decisivo un gioco di specchio-riflesso “pensi di avermi colpito e invece hai preso solo il mio riflesso, ti ho fregato”? Scena ripresa anche da “Dragon – La storia di Bruce Lee”, usata però lì come metafora di lotta contro i demoni interiori di Bruce, e quindi contro sé stesso.
              Non so se c’è anche in altri film (sicuramente sì, è un’idea troppo gustosa; forse in uno di James Bond?) ma io l’associo sempre a quello di Bruce Lee.

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              1. Ah, mi sa che devo rivedermi l’episodio per gustare meglio quella scena. Anch’io ovviamente l’ho conosciuta con Enter the Dragon, visto all’incirca nel 1987, poi però nel 1993 quando sono andato al cinema a vedere “Misterioso omicidio a Manhattan” Woody la ripete identica ed esce fuori che è una dichiarata citazione de “La signora di Shanghai” (1947) di Orson Welles, dove isso, esssa e ’o malamente si affrontano in un labirinto degli specchi, sparandosi a vicenda ma colpendo sempre il vetro.
                IMDb riporta più di trenta citazioni di quella scena tra film, telefilm e animazione, non ultimo “Un uomo chiamato Flintstone”, che Italia1 ha riesumato proprio domenica scorsa. Come sempre, siamo tutti nel labirinto di specchi del Grande Sceneggiatore ^_^
                Al contrario dell’Italia, in cui è semi-inedito, “Enter the Dragon” è il film più noto in America, anche perché è co-prodotto dalla Warner Bros quindi in pratica è mezzo americano, quindi al momento di fare “Dragon” non potevano proprio non metterlo, e dato che la trama è tutta “paranormale” ecco che era perfetto per il Demone 😉
                (L’ultima cosa, giuro: nel costume del Demone di “Dragon” c’è Sven-Ole Thorsen, danesone alto due metri che appariva spesso nei film con Schwarzenegger. E’ quello che spara in testa all’ostaggio in “Predator” e il cacciatore col sigaro in “Hard Target”, sigaro che gli viene tolto da un calcio volante di Van Damme nel finale 😛

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                1. Addirittura più di trenta scene in mezzo agli specchi?!? No, non ce la posso fare… tra l’altro mi hai ricordato che sono indietro pure nel mio recupero dei film di Woody Allen, dove proprio non riesco a sbloccarmi, non lo capisco, limite mio lo so. Magari potrei ricominciare proprio da “Misterioso omicidio a Manhattan”…

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                  1. Quello è un film divertente, parodia di vari gialli classici. A parte alcuni titoli, Woody fa film “in solitaria”, quindi non devi per forza vederli tutti o in ordine, ognuno va per sé. E personalmente eviterei quelli degli ultimi venti-venticinque anni 😛

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                    1. Pure io mi sono abbastanza disamorato (se esiste questa parola) dell’ultimo Allen…

                      E come ha già scritto Lucius, le battute del primo Allen che conosciamo noi non le ha scritte Allen, bensì i doppiatori italiani dei suoi film! Vuoi vedere che ci siamo sbagliati sul suo talento? :–P

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