Romancing the Stone: recensione del film

Romancing the Stone (All’inseguimento della pietra verde) è un film del 1984 di Robert Zemeckis con protagonisti Michael Douglas e Kathleen Turner. La sceneggiatura fu scritta dalla sfortunata Diane Thomas che morì giovanissima l’anno successivo all’uscita del film, proprio all’inizio della sua carriera nel mondo del cinema.

Questo è un film che se siete cresciuti guardando la TV italiana degli anni Novanta avrete visto passare su Rete Quattro circa una volta l’anno, se non di più. Rivederlo dopo più di venti anni dall’ultima volta infatti è stato come un tuffo nel passato, coi ricordi che affioravano mano a mano che il film andava avanti. E come è invecchiato questo film? Volendo essere cattivi, si potrebbe rispondere “Male” e cominciare ad elencare tutti i difetti di quello che potrebbe essere visto come un semplice rip off di Raiders of the Lost Ark (I predatori dell’arca perduta) uscito solo tre anni prima. Eppure c’è una parte di me che mi suggerisce di avanzare l’ardita ipotesi che invece dietro a questa trita avventura romantica ci sia un colpo di genio…

Comincio da quest’ipotesi. Il film si apre nel Far West dove una bellissima bionda riesce a vendicarsi di un malvagio pistolero che gli ha sterminato ma famiglia (e qui già si capisce l’amore di Zemeckis per il western, a cui dedicherà il terzo Back to the Future, Ritorno al futuro, nel 1990). Ma questo non è che l’ultimo romanzo rosa scritto da Joan Wilder (Kathleen Turner), a cui piace immaginarsi l’uomo dei suoi sogni e metterlo dentro ai suoi scritti mentre lo aspetta nella vita reale.

La sua vita cambierà radicalmente quando le toccherà andare in Colombia (in realtà fu girato tutto in Messico) a salvare la sorella rapita dai due poco di buono Ira (Zack Norman) e Ralph (Danny DeVito) in possesso di un oggetto cercato anche dal malvagissimo Zolo (Manuel Ojeda). È lì infatti che Joan troverà l’antieroe Jack Colton (Michael Douglas)… 

Possiamo sostenere che sia un colpo di genio che il film consista in una serie di inseguimenti rocamboleschi in una Colombia che più stereotipata di così non si può, con personaggi a dir poco ridicoli (l’incapace Ralph, Ira che tiene dei coccodrilli come animali da compagnia, il trafficante Juan, Alfonso Arau, avido lettore di romanzi rosa…) e con dei risvolti di trama da romanzo di serie B?

Ecco, questa è l’ipotesi di cui sopra. La scarsa qualità della sceneggiatura è creata per dare l’impressione di essere dentro un romanzo della protagonista? Suggerendo quindi che in realtà sia tutto frutto della sua immaginazione? Perché se così fosse, tanto di cappello! Avremmo visto un romanzo dentro un romanzo dentro un film! C’è però un problema. Che anche accettando l’ipotesi e giudicando brillante l’idea dietro al film, All’inseguimento della pietra verde rimane un film abbastanza stupido con personaggi monodimensionali e pure borderline razzista. Tutte cose non criticabili se in un romanzo di Joan Collins, ma criticabilissime se dentro un film di Zemeckis

Mi sa che mi sono un po’ incasinato con questo discorso, ma il succo è che la visione del film non mi è risultata particolarmente piacevole. Non ha aiutato la pessima colonna sonora di Alan Silvestri, e lo scrivo pur apprezzando gran parte della sua opera! Il suo lavoro in questo film mi ha fatto venir voglia di strapparmi le orecchie… 

Insomma, dal punto di vista nostalgico sono contento di aver rivisto qualcosa che da adolescente conoscevo bene. Dal punto di vista cinematografico, non ho ancora capito se Zemeckis ha avuto un colpo di genio oppure ha diretto semplicemente un mediocre film d’azione romantico che grazie alla bravura dei suoi protagonisti ebbe un gran successo e non è stato dimenticato a più di 35 anni dall’uscita nelle sale. Ciao! 

PS: solo a me il pezzo con l’inseguimento nei campi con la Renault 4L ha ricordato Lupin the 3rd (che però faceva le stesse cose con una ben più stilosa Fiat 500)? 



7 risposte a "Romancing the Stone: recensione del film"

  1. Film delizioso, che apprezzo soprattutto per il gioco “letterario” alla sua base. Ci hanno riprovato con “L’isola di Nim” ma è troppo fighettoso: questo di Zemeckis è un prodotto ruspante come solo gli anni Ottanta potevano fare 😉

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    1. Il gioco letterario è tutto in questo film, credo, e se lo prendiamo per buono è davvero una genialata! Grida anche Anni Ottanta in ogni fotogramma, cosa che in alcuni momenti è un bene ed in altri meno… ma in ogni caso sono contento di averlo rivisto dopo tanto tempo!

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      1. Diciamo che, se lo vedi dal punto di vista del gioco letterario, allora riesci a perdonargli anche i difetti… appunto perché ti puoi convincere che siano stati costruiti a tavolino: un romanzo scritto dal personaggio interpretato da Kathleen Turner non rappresenta esattamente il top della letteratura, ragion per cui il fargli prendere vita su grande schermo richiede che se ne replichino fedelmente le non eccelse qualità (personaggi compresi, ovvio) 😉

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  2. Io questo film devo averlo visto solo una volta negli anni ’80 nonostante le mille repliche e non so spiegarmi perché non mi abbia mai attratto. Non mi ricordo niente, comunque
    Comunque, potrebbe aver anche avuto l’idea geniale della storia raccontata come se fosse un libro di serie B, se però poi il risultato non è piacevole… non so, l’idea geniale va un po’ a peripatetiche.

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    1. Se non ti ha mai attratto in passato, non credo che riesca a farlo adesso, visto che direi che si nota l’invecchiamento (e non fa l’effetto “buon vino”). Io rimango col dubbio se sia una genialata o meno, bisognerebbe chiedere a Zemeckis, però probabilmente perché me lo porto dietro dall’infanzia alla fine non riesco a non volergli un po’ di bene a sto film!

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