
Teso dos bichos (in italiano è L’urna maledetta) non è un episodio amato dai fan di The X-Files. La rivelazione finale in effetti non è delle più riuscite, sono il primo ad ammetterlo, però per la maggior parte del tempo la storia funziona, secondo me. La maledizione dell’Amaru che condanna a morte chi profani i suoi resti, morte eseguita da uno spirito giaguaro, ha esercitato un certo fascino su di me e c’ho rivisto un bel po’ di Lovecraft nella storia degli archeologi che tornano a Boston dopo una spedizione in Ecuador e cominciano a morire uno ad uno. E accostare qualcosa a Lovecraft per me è un complimento non da poco!
La maledizione, dicevo. Prima della sigla vediamo morire il dottor Roosevelt (Alan Robertson) in Ecuador dopo aver notato il suo disinteresse nel rispettare la sacralità dei resti mortali di una Amaru (è anche vero che lui quei resti tentava di proteggerli dalla costruzione di un condotto petrolifero, povero dottor Roosevelt). E qualche settimana dopo ecco morire i suoi colleghi al Boston Museum of Natural History.
Uno dei compagni della spedizione di Roosevelt, il dottor Bilac (Vic Trevino), non sembra stare molto bene e per Scully è il sospettato numero uno. Ha ragione lei o è invece Mulder ad aver capito tutto? C’è davvero un giaguaro che porta avanti una vendetta per conto dell’Amaru?
Il problema più grande dell’episodio è che la spiegazione finale non regge. È carina l’intenzione di riportare tutto su un piano terreno rendendo responsabili delle morti degli animali facilemente incontrabili per Boston (al contrario dei giaguari), ma è difficile credere che dei gatti possano trascinare cadaveri per un museo, o almeno che possano farlo senza lasciare tracce evidenti.
Per il resto, ci sono almeno due o tre battute molto divertenti di Mulder (di cui una sui suoi amati semi di girasole che, tra parentesi, a Duchovny non piacevano), le scene con le orde di ratti che escono dai wc fanno veramente paura, la parte iniziale nelle montagne dell’Ecuador è perfetta, ed è ammirevole la veridicità della parte riguardante lo yaje, che effettivamente esiste, è un allucinogeno e ha pure un aspetto simile a quello della sostanza che vediamo sullo schermo.
Oltre ai fan, alla lista delle persone non contente dell’episodio possiamo aggiungere il regista Kim Manners (secondo cui i gatti non fanno paura) ed anche David Duchovny e Gillian Anderson (lei è pure allergica ai gatti!): sembra sia arduo trovare qualcuno che pensi che Teso dos bichos sia un buon episodio!
Da parte mia posso certamente aggiungere che mi sarebbe piaciuta di più una spiegazione più soprannaturale che avesse coinvolto Bilac e qualche forma di possessione da parte di uno spirito, oppure anche una sua vera e propria trasformazione fisica (virando verso Cronenberg). O magari anche qualcosa di più realistico, come lui che accecato dalle droghe si era convinto di far fuori coloro che avevano mancato di rispetto all’antica cultura che lo affascinava tanto. Effettivamente non è il massimo che dietro a tutto quanto ci fosse un mucho di gatti (che, ricordiamo, sono perfetti per impersonare un cavallo in un film, come ho imparato dai Simpson). Ma anche qui i dettagli da apprezzare ci sono, non ultima la colonna sonora di Mark Snow che per l’occasione si arricchisce di strumenti delle culture andine come i flauti di pan che ora siamo abituati a sentire intonare pezzi pop nei mercatini delle nostre città. Ciao!
Episodio precedente: Il persuasore
Episodio successivo: Estrazioni macabre
ciao^^
il soggetto mi ricorda una puntata di Charmed, in cui però al posto della profanazione veniva punita da un potente spirito l’avidità
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Forse sarebbe stato meglio avere un potente spirito pure qua! :–)
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In effetti, qualcosina del genere ci sarebbe pure qui (in particolare, se pensiamo agli occhi dello sciamano nel finale: i gatti dovevano pur trarre potere da qualche parte), ma le cose, a conti fatti, non cambiano: “Teso dos bichos” rimane un episodio che promette molto per la maggior parte del tempo poi però, alla fine, mantiene poco. E sì che le suggestioni lovecraftiane non mancavano, vedi anche quei topi capaci di richiamare alla memoria il terrificante “The Rats in the Walls”, per non parlare di riferimenti alti come il nome del personaggio interpretato da Tom McBeath, un Dr. Lewton messo lì a citare apertamente il mitico produttore Val Lewton (un vero intenditore del soprannaturale “felino” di grosse dimensioni)…
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Bello il parallelo che fai con quello splendido racconto di Lovecraft, ci sta tutto! Il confronto con questo episodio però è impietoso, temo…
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