
Passa il tempo e continuo imperterrito a guardare film firmati da Pedro Almodóvar, anche se di solito non è che li apprezzi tantissimo. L’ultimo che ho visto in ordine di tempo è Julieta, il suo film del 2016 basato su tre racconti della blasonata autrice canadese Alice Munro, premio Nobel per la letteratura nel 2013. Di fatto, l’idea iniziale di Almodóvar era di girare in Canada con attori anglofoni (per la protagonista si fece il nome di Meryl Streep), ma poi il regista spagnolo decise di portare il tutto su un terreno a lui più familiare come quello iberico.
La storia, in poche parole, è la seguente: Julieta (Emma Suárez) vive sola a Madrid ed è a punto di trasferirsi in Portogallo con il suo attuale compagno Lorenzo (Dario Grandinetti). Però si incontra con Bea (Michelle Jenner), un’amica di sua figlia che le dice di averla vista presso il lago di Como, e Julieta le chiede molte cose sul suo conto visto che, evidentemente, le due non hanno nessun contatto da anni. Apparentemente la figlia crede che la madre viva a Madrid, e questo porta Julieta a ripensare alla sua decisione di andarsene. Il film ci mostra tutto ciò che ha portato a questa situazione: Julieta giovane (Adriana Ugarte) che incontra Xoan (Daniel Grao) il futuro padre della figlia Antía, la loro storia una volta formata la famiglia, la disgrazia che la lasciò vedova e la mandò in depressione per anni, fino alla fuga di Antía (Priscilla Delgado / Blanca Parés) una volta compiuti i 18 anni.
Ancora una volta ritroviamo in questo film tutti gli ingredienti cari a Pedro Almodóvar: una storia narrata in modo non lineare, il colore rosso che appare dappertutto, il tema del dolore e della perdita, il cameo del fratello Agustín (qui è un controllore del treno), le inquadrature dell’alto del cibo preparato in cucina, e protagoniste femminili a non finire. E purtroppo ancora una volta non posso dirmi soddisfatto della visione di un film firmato dal regista di Calzada de Calatrava, il paesino della Castiglia La Mancha dove Almodóvar nacque nel 1949.
Credo di poter riassumere i problemi che ho con Julieta come segue. Primo: ho trovato l’onnipresente voce narrante tediosa, fastidiosa, e completamente inutile. Almodóvar purtroppo ignora il vecchio detto “Show Don’t Tell“, ovvero “Mostra, non dirlo“, e sceglie la scorciatoia della voce narrante invece di lasciar parlare le immagini o scrivere dialoghi che facciano comprendere tutto allo spettatore. Molto spesso ci viene narrato esattamente ciò che vediamo sullo schermo, praticamente è un film per non vedenti! Non capisco se lo faccia perché non crede nelle capacità intellettive del suo pubblico, o perché si senta incapace di narrare la storia a dovere senza ricorrere a questo strumento.
Secondo: non mi hanno emozionato minimamente le vicissitudini dei personaggi della storia. Davanti ai miei occhi si sono consumate tutte le tragedie che hanno distrutto le loro vite, ma non ho saputo partecipare al loro dolore che, pur se veicolato benissimo da un cast ottimo e ottimamente diretto, non sono riuscito a vedere nella storia. I protagonisti di questo film sono infatti tutti perfetti, vivono in case da sogno, praticamente fanno parte dell’alta borghesia, e automaticamente a me fanno meno simpatia delle persone normali che conosciamo nella vita di tutti i giorni.
Come se non bastasse, teoricamente i protagonisti dovrebbero essere delle persone normali! Julieta è una supplente alle superiori, e Xoan è un pescatore. Non so voi, ma io non conosco pescatori belli come modelli che vivono in case da sogno con aiutanti che preparano cibo e puliscono casa, e supplenti che vivono in centro a Madrid in case uscite da riviste di design per milionari. Sembra che Almodóvar non conosca esponenti né dell’una né dell’altra categoria, e il risultato è una messa in scena stridente, che fa acqua da tutte le parti ancor prima di cominciare a narrare la storia.
E poi sembra che l’unico modo di portare avanti la storia sia passare da una tragedia all’altra. La moglie in coma per anni, la morte della moglie, la morte del marito in un incidente in mare, l’abbandono della figlia senza alcuna spiegazione… La non linearità della cosa, tra eventi ultradrammatici e flashback e flashforward, non mi ha aiutato ad empatizzare con i poveri protagonisti. Che poi, ripeto, poveri solo in teoria perché nonostante tutti i loro problemi, hanno delle vite che la maggior parte della gente si può solo sognare!
In conclusione, non apprezzo molto questo film, un po’ questi motivi, e un po’ anche per il fatto che proprio durante l’uscita del film sia Pedro che Agustín Almodóvar furono beccati nello scandalo Panama Papers insieme a tanti altri spagnoli che usavano paradisi fiscali per evitare di pagare le tasse sui loro altissimi redditi. Non capirò mai questa voglia dei ricchi di essere soltanto sempre più ricchi, questo egoismo incredibile che li porta a calpestare i diritti di tutti gli altri, che poi sono coloro che li rendono ricchi! Senza il pubblico che riempie le sale per guardare ogni nuovo film di Almodóvar, quest’ultimo non potrebbe fare la vita che fa. Mi sembrerebbe il minimo che pagasse le tasse come tutti gli altri…
Insomma, se cercate un parere positivo su Julieta, andate da qualche altra parte, e non vi sarà difficile trovarne perché sono in netta minoranza quando si tratta di Almodóvar… ciao!
Link esterni:
- Trailer del film su Youtube
- La pagina del film su Internet Movie DataBase
- Recensione del film su Sentieri selvaggi
- Recensione del film su Il blog di petardo
- Recensione del film su I cinemaniaci
- Recensione del film su Per un pugno di film
- Recensione del film su Cultura e culture
- Recensione del film su Ombre mosse
Un’opinione davvero molto interessante riguardo a questa pellicola. In realtà posso dire che in buona parte concordo con quello che scrivi. Certe idee mi sembrano forzate e ho trovato freddo il modo in ciò ha parlato del tema del dolore e della perdita.
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Ho visto più o meno la metà dei film di Almodóvar e ormai mi aspetto idee forzate in una sua sceneggiatura (anche se adattata, come in questo caso). Però qui secondo mi commette il grosso errore di voler parlare di un mondo senza conoscerlo…
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ahahah quindi in Spagna i pescatori fanno la vita da gran signori??? 😀
Scherzi a parte, sarebbe davvero triste se Pedro fosse ricco da così tanto tempo da aver perso qualsiasi contatto con la realtà, e pensare davvero che tutti vivano in modo agiato. E’ anche vero che ogni film ambientato a Roma mostra i personaggi vivere in case con grandi terrazze o in riva al Tevere, proprie della borghesia più ricca, o nei pressi del Colosseo, che se non sei un miliardario o un politico corrotto non ti puoi permettere manco di avvicinarti là, oppure nei film americani vediamo sempre muratori o carpentieri avere villette a due o tre piani. Capisco la sospensione dell’incredulità, a cui si appellano sempre gli autori pigri, ma a volte si esagera 😛
E’ da tanto tempo che non vedo più film di Pedro, credo che l’ultimo sia stato “La pelle che abito”: avendo amato tantissimo lo splendido romanzo da cui era tratto sono rimasto così infastidito dalla pessima versione di Pedro che credo di essermi allontanato da lui, anche se a livello inconscio.
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La piel que habito è veramente una ZoZZeria, si nota come non fosse nelle corde di Almodóvar, è tutto sbagliato in quel film. Comunque secondo me ha perso il contatto con la realtà da tempo, d’altronde se sei acclamato come uno dei migliori registi mondiali e ti prendi pure la briga di aprire conti a Panama per non pagare le tasse sui milioni di milioni che guadagni, temo sia inevitabile.
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Neanch’io ho apprezzato questo film, che poi in verità Almodovar non che mi piaccia granché..
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Nemmeno a me, temo…
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