
Unruhe (il titolo italiano è la fedele traduzione dal tedesco: Inquietudine) è un episodio che usa bene due cliché della serie. Il primo è quello secondo cui Mulder e Scully sono in disaccordo su come svolgere le indagini, col primo che segue gli indizi più improbabili e paranormali, e la seconda che invece usa metodi più convenzionali. Il secondo cliché è Scully che viene rapita e Mulder che la deve salvare, cosa già successa in svariate occasioni (in Ritorno dall’aldilà, Lo scambio, Insospettabile e L’ultimo alieno, se non me ne sono dimenticate altre).
Eppure la forza di The X-Files sta anche nel riproporre magari situazioni già viste, ma condirle con nuovi dettagli memorabili e significativi. In Unruhe, per esempio, ci sono fotografie influenzate dai pensieri del serial killer che riprendono la storia di Ted Serios, il cosiddetto fotografo del pensiero, una storia che aveva interessato da sempre sia Vince Gilligan (che firma questo episodio) che Chris Carter.
Ma soprattutto c’è un altro criminale che, grazie all’interpretazione perfetta di un attore adattissimo per la parte (Pruitt Taylor Vince, che ottenne il ruolo grazie al suo ottimo lavoro in Jacob’s Ladder, Allucinazione perversa, qualche anno prima), entra nella lista dei serial killer indimenticabili di The X-Files insieme ai vari Tooms (Omicidi del terzo tipo) e Virgil Incanto (Liposuzione).
La storia di Charlie Schnauz è particolarmente inquietante vista la sua malattia mentale forse causata da come il padre trattò lui e la sorella in gioventù (la cosa non viene mai approfondita troppo). Charlie pensa di aiutare le sue vittime, e il fatto che lo faccia in un modo dolorosissimo (che se non causa direttamente la morte, le porta a diventare come dei vegetali) è decisamente agghiacciante.
Fenomenale poi come sia le indagini di Mulder come quelle di Scully portino entrambe alla risoluzione del caso, con gli eventi che nemmeno stavolta fanno propendere per la superiorità della scienza o per quella di teorie ad essa alternative.
Se devo dire la verità, mi rimane il dubbio sul perché le foto finali non sembrino più essere la visione che Charlie ha delle sue vittime, in balia degli howler da cui lui vuole salvarle, ma siano delle vere e proprie foto premonitrici di un futuro prossimo, ma è solo un dettaglio.
Ho adorato il lavoro di Rob Bowman alla regia, che ci regala scene da antologia come quella del rapimento di Scully alternato alla scoperta di Mulder che proprio la sua collega sarebbe diventata la prossima vittima del criminale, e la corsa contro il tempo di Mulder che non si perdona il non saper interpretare l’indizio che ha tra le mani (la foto con le sei dita che afferrano Scully), cosa che potrebbe costare carissima alla sua partner.
E che dire di Scully che comprende di avere di fronte a sé il killer grazie alla chiamata di Mulder? Che scena strepitosa! Insomma, un episodio che forse non brillerà per originalità, ma che è solidissima e ci fa archiviare un villain spettacolare (archiviare in tutti i sensi, Mulder qui spara per uccidere!) e ci lascia varie scene da ricordare! Ciao!
Episodio precedente: Spiriti albini
Episodio successivo: Vite precedenti
Ho visto questi episodi un paio di mesi fa, eppure sono tutti completamente evaporati dalla mia memoria: devo avere un gene anti-X-Files, perché la mia visione ordinata scorre via senza lasciare tracce! (L’odio che ho provato con la nona stagione temo mi impedirà di vedere in futuro anche un solo altro episodio della serie, quindi per ora direi che ho archiviato questo progetto 😛 )
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Quindi capisco che non hai visto la decima e l’undicesima! Io non sono riuscito a trovare la forza di affrontare l’undicesima, ma la decima purtroppo l’ho vista… alla nona non sono ancora arrivato, ma credo non possa essere peggio! X–D
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Bell’episodio e bella recensione, però lo riguardo poco perché mi mette tristezza. Mi piace tantissimo Pruitt Taylor Vince, peccato che si veda poco, quasi sempre in ruoli marginali.
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Grazie! :–)
Allegro proprio non è questo Inquietudine. Fa abbastanza tristezza il killer perché teoricamente non vuole fare del male, ma è proprio fuori di testa. Grandissimo episodio!
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“Unruhe” deve il titolo a un serial killer USA di fine anni ’40, Howard Barton Unruh, il cui cognome evidentemente si prestava (per assonanza) al termine tedesco più adatto ad indicare l’inquietante presenza di Charlie Schnauz, con tanto di poteri foto psichici alla Ted Serios. Poteri che forse, alla fine, non hanno fatto altro che mostrargli una verità dalla quale ha sempre cercato di fuggire: come avrebbe mai potuto salvare altri dagli howler quando era destinato a non poter nemmeno salvare sé stesso? Un Pruitt Taylor Vince assolutamente perfetto nel ruolo, non c’è nemmeno bisogno di ripeterlo…
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Non sapevo di Unruh, grazie per l’informazione!
Tremendo davvero il personaggio di Vince…
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