Rec 3: Genesis: recensione del film

Terzo capitolo della saga di Rec, Rec 3: Genesis (Rec 3 – La genesi, 2012) è diretto dal solo Paco Plaza e innova sulla formula che aveva funzionato tanto bene nel secondo film del 2009 e specialmente nel primo del 2007. Invece di spingere sull’acceleratore dell’azione, dei jump scare, e del concitato found footage, Plaza cambia registro e passa ad un mix tra found footage e girato normale, aggiungendo un bel po’ di umorismo che fino ad ora non si era visto in nessuno di questi film.

La trama in due parole è la seguente. Contemporaneamente ai fatti narrati da Rec e Rec 2, Clara (Leticia Dolerá) e Koldo (Diego Martín) stanno celebrando il loro matrimonio. Purtroppo, tra gli invitati c’è uno zio (Emilio Mencheta) che è stato morso dal famoso cane menzionato nel primo film, quindi non è che questione di momenti prima che la mattanza abbia inizio…

Come da tradizione, il film dura appena un’ottantina di minuti e i primi venti sembrano tratti da un video di un vero matrimonio. Girati da un cugino di Koldo (Àlex Monner) e da un cameraman assoldato per l’evento (Borja Glez Santaolalla), mostrano gli invitati che fanno festa insieme agli sposi col taglio tipico di questo tipo di tortur…. ehm, video a cui tutti siamo stati sottoposti almeno una volta nella vita.

Quando però arriva il primo infetto, Plaza passa ad uno stile di regia tradizionale (comunque a volte inframezzato da found footage) e il film diventa il classico film di zombie/infetti in cui i personaggi che sono stati introdotti all’inizio muoiono uno dietro l’altro nei modi più crudeli e orrendi possibili.

Qualcuno avrà storto la bocca per l’abbandono del found footage il 100% del tempo, ma personalmente l’ho trovata una scelta felice che permette alla storia di svilupparsi in maniera più libera senza sottostare a regole più o meno rigide da seguire per mantenere la credibilità dell’espediente della registrazione dei fatti live, fatta dagli stessi protagonisti. Certo, anche io sono rimasto un po’ spiazzato inizialmente, ma credo che la scelta paghi. 

Ecco quindi un Rec che, pur rispettando le solite influenze videoludiche e la mythology della serie, con gli infetti che vengono fermati dalle parole del prete (Xavier Ruano), innova sia sullo stile di regia, sullo humour e sull’ambientazione che finalmente lascia l’angusto edificio del centro di Barcellona dove si svolge tutta l’azione dei due primi capitoli della saga. È questo che permette a Plaza di regalarci una scena memorabile come quella della sposa insanguinata che si fa largo tra gli infetti usando un’improbabile motosega (col perfetto one-linerHoy es mi día!“, cioè “Oggi è il mio giorno!“)! Insomma, per me questo è un altro film riuscito, col solito finale che non perdona niente e nessuno, e ora non mi perderò di certo il quarto film! Ciao! 



7 risposte a "Rec 3: Genesis: recensione del film"

    1. Concordo, anche perché più informazioni cerchi in questo tipo di storie, e peggio è, di solito. Però secondo me, almeno nei suoi primi tre capitoli, Rec è una signora saga horror!

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