The Northman: recensione del film

Robert Eggers è un giovane regista che ha fatto pochi film ma si è già guadagnato una reputazione incredibile, e lo dimostra il cast che è riuscito a mettere insieme per il film a cui è dedicato questo post. Ma lasciatemi cominciare dicendo che, se non li avete ancora visti, vi consiglio di recuperare senza dubbio The Witch (2015) e The Lighthouse (2019), i primi due film del regista di Lee, New Hampshire. Erano entrambi film storici, entrambi molto realistici, girati con una mano notevole, con una fotografia scurissima che ben si sposava con temi e ambientazioni, e dove tutti gli attori e le attrici lavoravano benissimo, immedesimati alla perfezione nei loro personaggi molto sfaccettati.

Perché questo lungo preambolo? Perché The Northman, il suo film uscito nel 2022 e che ho appena visto in sala, secondo me è quello meno riuscito dei tre. Ci ritroviamo la maestria dietro la telecamera, con dei piani sequenza incredibili e con numerose scene che regalano dei quadri visivamente impressionanti, e anche una fotografia del solito Jarin Blaschke stupenda a dir poco. Bellissimi i campi lunghi in Irlanda e in Islanda, le scene presso il vulcano con la lava zampillante, le scene di battaglia brutali e senza tagli, coreografate alla perfezione e fin nel minimo dettaglio…

Eppure stavolta la storia non mi ha appassionato molto: si tratta di una rivisitazione del mito dell’Amleto, non quello shakespeariano ma quello a cui lo stesso Shakespeare si ispirò, narrata nel 1200 circa da Saxo Grammaticus. Quindi nei primi cinque minuti di film già si capisce tutta la storia che vedremo nei successivi 135 minuti: c’è un principe chiamato Amleth (Oscar Novak) la cui madre (Nicole Kidman) ha chiaramente delle simpatie per lo zio Fjolnir (Claes Bang), quindi si intuisce che i giorni del padre (Ethan Hawke) siano contati, preludio per una vendetta da portare a termine una volta cresciuto (e l’Amleth grande è interpretato dai muscoli di Alexander Skarsgård).

Certo, ci sono elementi sovrannaturali come nei due film precedenti di Eggers, anche qui sotto forma di mistiche visioni (un albero dei re, per non parlare di numerosi animali messaggeri, cadaveri animati e Bjork in versione oracolo), ma la storia non potrebbe essere più lineare. Ed è girata con un realismo estremo che non risparmia primi piani su arti mutilati, sangue a fiotti, uomini donne e bambini stuprati massacrati e schiavizzati… tutto è girato benissimo, eh, ma non posso dire che sia una gioia da vedere perché ci sono svariate immagini seriamente disturbanti.

Intendiamoci: io la visione di questo film la consiglio a chiunque, alla fine è quasi una rivisitazione di Conan the Barbarian (Conan il barbaro, 1982), ma adattata all’Amleto: c’è un bambino che perde il padre e che diventa enorme dopo un periodo di schiavitù, la spada ha un ruolo fondamentale in tutto il racconto, c’è una schiava con cui si accoppia (Olga, interpretata da Anya Taylor-Joy), e c’è pure una voce narrante che introduce il racconto che ricorda quella del film di John Milius!

Il mondo che Eggers porta sullo schermo è orribile, brutale, violento, non c’è spazio per un sorriso, per un atto d’amore… E mi sarebbe piaciuto vedere una qualche presa di posizione del regista al riguardo. Ad un certo punto la madre di Amleth gli spiega che suo padre, che lui idolatra tanto da consacrare la sua intera vita a vendicarlo, era semplicemente un altro sanguinario che andava in giro seminando morte per accumulare ricchezze e schiave con cui sollazzarsi sessualmente. E a pensarci bene è tutto ciò che vediamo, questi nobili re altro non sono che guerrafondai incapaci di costruire altro che morte e distruzione. Una riflessione interessante, mi sono domandato se potesse portare Amleth a riflettere sulla sua vita, sul suo futuro con Olga che porta in grembo i suoi due figli… macché. Non porta a niente, se non a più morte, dolore, sangue, urla, tantissime urla. Mi sarei aspettato un’immagine del vecchio Amleth sul trono in un mondo più pacifico, in stile Conan. Mi sbagliavo.

Quindi che dire di The Northman? Curatissimo, impressionante dal punto di vista tecnico, con performance molto fisiche di tutti gli attori (anche in quanto a urla e rutti, oltre che a muscoli che non sapevo nemmeno che il corpo umano potesse avere), ma non un film che vorrei rivedere più volte, temo. Non credo che ci sia molto altro che mi debba comunicare, se non che nell’Europa del Nord (c’è anche una parte ambientata in Ucraina) secoli fa si massacravano senza pietà. Mica come ora. Ciao!


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13 risposte a "The Northman: recensione del film"

  1. Simpatica l’idea di riprendere la storia dell’originale, ma mi sembra una semplice furbata per non doversi sforzare a costruire una trama: usare una trametta che ogni anglofono del mondo conosce fa sì che non si debba scrivere altro, per dedicarsi alle scene truculente. Proprio quello di cui avevamo bisogno, un’altra non-sceneggiatura 😛
    Divertente però che Ethan Hawke faccia stavolta il padre di Amleto: vent’anni fa lo gustai al cinema nel ruolo di Amleto stesso, ma certo gli anni passano ^_^

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    1. È un film realizzato ottimamente, visivamente incredibile, con tante scene da incorniciare. Forse però, dato il momento storico, vedere sullo schermo gente massacrarsi in Ucraina non mi ha trasmesso delle buone vibrazioni, diciamo.
      È chiaro che se vai sulla mitologia nordica ci sono spade sangue muscoli urla rituali sangue e ancora sangue, è normale. Forse cercavo qualcosa di più, tutto qui!

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    1. È un gran film, specialmente dal punto di vista visivo! Va visto, e meglio in sala. Non mi ha dato tutto quello che speravo mi desse, tutto qui, ma io lo consiglio a tutti! :–)

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  2. Sono d’accordo, visivamente è bellissimo ma come racconto è una noia allucinante: non c’è una sorpresa, non ci sono veri colpi di scena, e di conseguenza non c’è mai davvero tensione, mentre sia in The Witch che in The Lighthouse la tensione iniziava insieme al film e non ti mollava nemmeno molto dopo i titoli di coda. E’ molto suggestivo, ma ti lascia davvero troppo poco. Ho letto qualcuno criticare che questo potrebbe essere causato da una “commercializzazione” di Robert Eggers, che per raggiungere un pubblico più ampio possibile ha abbassato il suo registro e realizzato qualcosa di più commestibile per tutti; non so, spero si tratti solo di un passo falso perché mi dispiacerebbe si perdesse quella voce forte e originale che aveva nei primi due film.

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    1. Ora, commercializzazione mi sembra un termine un po’ forte per un film che comunque nonostante i suoi 90 milioni di budget rimane abbastanza di nicchia. In un periodo in cui Hollywood rifugge dal mostrare anche una goccia di sangue, qui ci sono persone triturate (specialmente nella prima parte) che mal si sposano col tipico blockbuster Marvel che domina il box office. Secondo me Eggers è rimasto fedele alla sua visione di cinema tra immaginifico e storico, è solo che stavolta la sceneggiatura è proprio striminzita, temo.

      Come sempre, ai registi bravi bisogna dare pochi soldi, così si sforzano di più! X–D

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  3. 3 POV
    POV gaio: tutto molto figo, corpi che mostrano la forza e non hanno paura di mostrarsi
    POV estetico/registico: curatissimo, amo la fotografia ed è vero che ogni inquadratura è un quadro
    POV narrativo: due cojoni, avrebbe benissimo potuto togliere mezz’ora di film

    carino ma preferisco Finale a sorpresa

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