18 maggio 2022: esattamente cinque anni fa si toglieva la vita in un hotel di Detroit il cantante, chitarrista e compositore Chris Cornell, frontman di Soundgarden, Temple of the Dog, e Audioslave. Il minimo è dedicargli questo umile post sui Soundgarden…
I Soundgarden sono stati un gruppo rock di Seattle attivo prima da metà anni Ottanta fino alla fine dei Novanta (si sciolsero di comune accordo, pensando di non avere più niente da dire), e poi dal 2010 fino alla morte di Chris Cornell. Sono spesso menzionati come gruppo di punta del grunge, un genere che più che per lo stesso stile musicale accomunava alcuni gruppi per attitudine verso la vita e zona di provenienza (Seattle, appunto). Infatti, è difficile sostenere che gruppi come Soundgarden, Pearl Jam, Mudhoney, Screaming Trees, Tad, Nirvana e Alice in Chains facessero musica simile. Però nacquero tutti nello stesso posto e i testi delle loro canzoni riflettevano un certo malessere, una sensazione di sentirsi fuori luogo. Non è un caso che molti degli esponenti di questa corrente si suicidarono o morirono giovanissimi in seguito ad abusi di sostanze psicotrope (penso tra gli altri a Kurt Cobain, Andy Wood, Layne Staley, Mike Starr e, pur se un po’ più tardi, Chris Cornell e Mark Lanegan).
Curioso che i Soundgarden vengano visti come gli araldi del grunge quando già a fine anni Ottanta Chris Cornell saliva sul palco con una maglietta con scritto Grunge Is Dead, come a dire che, una volta diventati famosi, quei gruppi, tra cui il suo, avevano perso tutto ciò che li rendeva grunge!
Ma lasciatemi scrivere due parole sui Soundgarden e sulla loro musica. La voce di Chris Cornell credo non abbia bisogno di presentazioni: unica, potentissima, e che pur con una tecnica sopraffina era capace di trasmettere moltissime emozioni. Tra l’altro Cornell era anche un bravissimo chitarrista e nel gruppo accompagnava perfettamente la chitarra solista di Kim Thayil, uno di quei chitarristi poco appariscenti ma che in ogni canzone trovava soluzioni e arrangiamenti affatto banali. Alla batteria ecco Matt Cameron, ormai da anni motore ritmico dei Pearl Jam, ma che secondo me rendeva molto di più nei Soundgarden, quello che lui stesso ha sempre considerato come la sua vera band. Il basso fu l’unico strumento che cambiò mano visto che nel 1989 Hiro Yamamoto lasciò il posto prima a Jason Everman per qualche mese (ben prima che si desse alla carriera militare) e poi a Ben Shepherd fino al momento dello scioglimento.
Io, per motivi anagrafici, arrivai ai Soundgarden a giochi fatti, quando a metà anni Novanta mi scambiavo audiocassette con altri rockettari durante la ricreazione, alle superiori. Poi mi comprai il CD di Louder Than Love (1989), il loro secondo album che conteneva la splendida Jesus Christ Pose, mentre consumavo a più non posso l’album dei Temple of the Dog con Cornell alla voce e i Pearl Jam agli strumenti. Non tardai molto ad avere in CD anche Badmotorfinger (1991), Superunknown (1994) e il deludente Down on the Upside (1996). Una discografia molto limitata a cui si è aggiunto nel 2012, dopo l’inevitabile reunion, King Animal, album di cui apprezzo alcune canzoni ma il cui sound non mi convince per niente, risentendo purtroppo della Loudness War, piaga del mercato musicale che si fa sentire più o meno dal 2000 in avanti.
Da amante di Black Sabbath e Led Zeppelin ho sempre apprezzato tantissimo i Soundgarden, che forse più di ogni altro gruppo grunge sono debitori dello hard rock anni Settanta. Debitori in senso buono, naturalmente, si nota l’ispirazione ma la musica di Cornell e soci suona decisamente nuova ed innovativa. Ammetto che l’ascolto di un intero album mi ha sempre un po’ stancato, essendo i Soundgarden uno dei gruppi più pesanti e cupi tra quelli che ascolto regolarmente, ma ogni volta che ne ascolto le canzoni mi emoziona sentire come la voce unica di Chris si interseca con le chitarre di Thayil sopra al tappeto di batteria di Cameron. Curioso, o forse no, che due delle loro canzoni più conosciute siano quelle più leggere del loro repertorio: Spoonman e Black Hole Sun, entrambe splendide.
Nel 2012 ho avuto la fortuna di vederli dal vivo al Download Festival subito dopo i Megadeth e prima dei Black Sabbath (tutti i link delle canzoni che ho messo in questo post vengono proprio da quel concerto). Fu un concerto strepitoso con tutti e quattro i membri della band in formissima e con la voce di Cornell che impressionava per potenza e precisione. Non ero vicino al palco come mi sarebbe piaciuto, ma sentire dal vivo canzoni che adoravo già da una quindicina d’anni fu un momento veramente bello (qui ecco altri 18 minuti di quel concerto).
Ricordo che purtroppo il pubblico non fu molto responsivo, di certo molto diverso dalle folle che si scatenavano di fronte ai Soundgarden negli anni Ottanta e Novanta quando erano al massimo della loro popolarità. Ebbi anche una certa sensazione che Chris e i suoi non si stessero divertendo particolarmente a fare da juke box di vecchi successi, ma forse fu solo una mia impressione. Forse semplicemente erano molto concentrati per suonare al meglio. O forse interpretai solo in maniera troppo letterale le parole di Chris Cornell che un certo punto disse qualcosa come “Siamo felici di essere qui per poter vedere i Black Sabbath dal vivo“, come se del suo concerto gli importasse poco.
Quando invece lo vidi il 2 giugno 2003 a Bologna nel Flippaut Festival con gli Audioslave, cioè accompagnato dalla parte strumentale dei Rage Against the Machine (Tom Morello è spettacolare dal vivo!), mi sembrò molto più preso, cantando a torso nudo e muovendosi molto sul palco, e pure registrando su un piccolo registratore portatile le voci di noi pubblico in visibilio per la figlia (la prima, al tempo di tre anni – ne ha poi avuta una seconda nel 2004).
Ma queste non sono che impressioni personali che importano poco. Ho sempre sostenuto che le morti dei musicisti mi lasciano il segno più di quelle di registi e attori perché quei musicisti non potrò più vederli in concerto, mentre di registi e attori potrò continuare a vedere i film. E così quando seppi della morte di Chris Cornell mi intristitii sinceramente, ed è una magra consolazione averlo visto in due concerti che mi porto nel cuore: mi sarebbe piaciuto rivederlo ancora più e più volte… Ciao!
PS: I’m looking California, but feeling Minnesota… effettivamente Chris era bellissimo e bravissimo, ma dentro si sentiva troppo Minnesota, temo.
PPS: I biglietti dei concerti di cui sopra:


Quanto manca il vecchio Chris, il 18 maggio sarà sempre un giorno triste. Cheers
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Ci ripenso spesso, credo sia la morte musicale recente che mi ha più segnato…
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