
Continuiamo a festeggiare su vengonofuoridallefottutepareti i trentacinque anni di Lethal Weapon (Arma letale) insieme a Nick di matavitatau parlando del terzo film della saga (dopo aver parlato del primo e del secondo nelle scorse settimane)!
Ed eccoci al terzo capitolo della saga di Lethal Weapon, sempre con Richard Donner alla regia e Mel Gibson e Danny Glover protagonisti. Questo film uscì nel 1992, ufficialmente fuori dagli anni Ottanta, ma naturalmente non rinuncia ai cliché del genere (che i primi film hanno contribuito a creare): oltre agli immancabili one liner, si comincia infatti con Martaugh a una settimana dalla pensione (e immediatamente penso a McBain che urla Mendozaaaaaaa in un’indimenticabile puntata dei Simpsons)!
Che dire di questo terzo film? Jeffrey Boam torna alla sceneggiatura (stavolta insieme a Robert Mark Kamen), e secondo me non fa un gran lavoro (lo fece pure parecchie volte, si dice che ci siano state quaranta versioni del copione – pare ci abbia lavorato pure Carrie Fisher). La sensazione è che le singole scene siano ben pensate, ma non sono legate particolarmente bene tra di loro, visto che Martaugh e Riggs sono una specie di signora Fletcher: ovunque vadano, si imbattono sempre in crimini di vario tipo! La trama quindi non avanza in maniera organica, ma abbastanza forzatamente, con serie conseguenze sulla sospensione dell’incredulità.
Degli esempi? Martaugh e Riggs vengono degradati a poliziotti di pattuglia e subito sventano una rapina di due persone armate con armi speciali sequestrate dalla polizia e con proiettili capaci di penetrare giubbotti antiproiettili. E poi Martaugh uccide per legittima difesa un amico del figlio, pure lui armato in maniera sospettosa. E giusto mentre sono al deposito delle armi sequestrate il cattivissimo Jack Travis (Stuart Wilson) sta facendo rifornimento… Insomma, ci siamo capiti. E ci sono anche varie parti che sembrano fuori luogo e che sono dovute solo al costante lavoro di riscrittura della sceneggiatura, come per esempio i riferimenti ad una storia d’amore tra Riggs e la figlia maggiore di Martaugh (Traci Wolfe) che non è entrata nella versione finale.
La cosa fondamentale della trama è che Lorna Cole (Rene Russo) di Affari interni si unisce a Riggs e Martaugh ed è una donna forte di cui Riggs si innamora dopo una memorabile scena in cui fanno a gara a chi ha più cicatrici. Il resto è ciò che abbiamo già visto nei primi due film: degli antagonisti senza scrupoli che uccidono senza pensarci due volte e che quindi meritano solo di essere trucidati dai nostri eroi. Le scene d’azione sono tante e come sempre sono ben girate e coreografate, con esplosioni, sparatorie, e stunt impressionanti, in cui i venti minuti finali offrono di tutto e di più. Come dimenticare la partita di hockey, l’esplosione iniziale (l’edificio fatto brillare era il vecchio municipio di Orlando, Florida), o il combattimento finale nelle fiamme che ci avevano accolto già nei titoli iniziali?
Tra gli elementi meno riusciti del film ecco invece i dialoghi con la psicologa del dipartimento (Mary Ellen Trainor) che dovrebbero far ridere ma non lo fanno, Leo Getz (Joe Pesci) che risulta totalmente superfluo (e che aggiunge solamente momenti poco credibili alla storia, per esempio entrando a caso e riconoscendo il sospetto principale in un fermo immagine lì per caso), e i forzatissimi momenti tragici come la morte del giovane poliziotto (Jason Rainwater) o dell’amico del figlio di Martaugh. E poi a me non piace molto nemmeno il momento teoricamente comico in cui Riggs fa amicizia con un cane da guardia, ma magari è solo una cosa mia.
Per concludere, raramente il terzo film di una saga è il migliore, e questo non fa eccezione. Ha i suoi momenti, introduce lo splendido personaggio di Rene Russo, rispetta la natura dei protagonisti che sono più in forma che mai, ma allo stesso tempo ha una trama zoppicante e degli antagonisti monodimensionali e poco interessanti che agiscono in maniera quanto meno dubbiosa. Certo, ha una post-credit scene che non ti aspetti, oramai c’avevano preso gusto a far saltare in aria edifici interi!
Fondamentalmente, si nota un certo cambio di tono che vira verso il divertimento più leggero (nonostante ci siano momenti pesanti, ma senza grosse conseguenze sul tono del film) dopo i primi due film in cui invece si trattavano temi importanti come il suicidio, la dipendenza dalle droghe e addirittura l’apartheid. Qui si nota come Donner, Gibson, Glover, Pesci… avessero solo voglia di divertirsi e divertire, e non è necessariamente un male. Ciao!
PS: l’ho detto che la colonna sonora di David Sanborn, Eric Clapton e Michael Kamen suona tremendamente anni Ottanta?
Link esterni:
- Trailer del film su Youtube
- La pagina del film su Internet Movie DataBase
- Recensione del film su La bara volante
- Recensione del film su Il cinefilo insonne
Ho letto poco fa la recensione di matavitu e ora sono venuto qui. Diciamo che con Arma Letale mi sono proprio fermato a questo film anche perché non mi aveva convinto. Sicuramente si vede che non voleva essere pretenzioso o altro ma la trama pare quasi episodica e tutto ciò rompe il ritmo narrativo. Però non è un film orrendo.
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Non credo che Donner fosse capace di fare un film orrendo, però certamente questo ha dei difetti evidenti, accanto a cose invece più che godibili… :–)
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Sono molto più affezionato a questo film rispetto ai primi due perché è uscito “in diretta”, mentre gli altri li ho recuperati in seguito. I trailer erano dinamite pura – con Mel che si lanciava in quello che sembrava uno stunt impossibile, come farsi cadere da una strada senza uscita – la modalità “buddy cop movie” era ai massimi livelli, Danny Glover era il poliziotto superpiù di “Predator 2”, Gibson l’eroe per definizione, più giovane e “anni Novanta” rispetto ai muscolari Ottanta, insomma: era roba forte!
Poi una volta uscito non mi sembra di aver apprezzato la trama più di tanto, diciamo che questi film non li vedevo per la sceneggiatura: rimane però il fatto che era la Serie A plus dell’action, era la versione primi Novanta del “John Wick” di oggi, cioè quello che impostava la qualità tecnica che tutti gli altri dovevano avere, o fingere di avere 😛
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Assolutamente sì! Erano blockbuster d’azione ad alto budget, un genere che oggi sembra esistere soltanto per pochi titoli (penso ai Mission Impossible di Tom Cruise)… temo che nessuna sceneggiatura dei Lethal Weapon sia particolarmente a prova di proiettile, nonostante il bene che possiamo volere a Shane Black e compagni! X–D
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Beh sì, non all’altezza degli altri, eppure ugualmente vedibile.
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L’intera saga si fa sempre guardare volentieri, però questo oggettivamente non è proprio riuscitissimo…
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Diciamo che si nota un certo “disimpegno” rispetto ai due capitoli precedenti ma, nel complesso e con le sue (perdonabili) forzature, è senz’altro ancora più che vedibile. E poi c’è Stuart Wilson: io non mi fidavo di lui già da quando, nella seconda stagione di Spazio 1999, aveva tentato di trascinare con l’inganno l’intera popolazione della Base lunare Alpha in un mondo di antimateria per permettere ai suoi di prenderne il posto nell’universo originale… Con questi pesanti precedenti, vuoi che qui non ti facesse come minimo la parte di uno sbirro corrotto e assassino? 😉
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Alcuni attori sono nati per fare i cattivi, non c’è niente da fare! X–D
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E il terzo capitolo, il più redditizio, è quello meno apprezzato da tutti…
e noi ci avviamo, la settimana prossima, alla “series finale”!
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Che forte, è vero che pare il più criticato! Ha delle parti ottime, però non è coeso, forse è per questo che non piace tanto?
Comunque si, la prossima settimana chiudiamo con Lethal Weapon, anche se io avrò una coda lunga in salsa buddy cop, già che ci siamo lanciati… :–)
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