
“‘How do you get all those coins?’ asked Mort. IN PAIRS.”
(Come hai ottenuto tutte queste monete? A COPPIE.)
Mort è il quarto libro della saga del Mondo Disco di Terry Pratchett e primo del ciclo di Death, cioè Morte. Quest’ultimo è un personaggio ricorrente, di fatto è probabilmente l’unico che appare in quasi tutti i libri della saga (le uniche eccezioni sono The Wee Free Men e Snuff). E, lasciatemelo dire, è un personaggio meraviglioso che riesce a lasciare il segno anche con piccoli cameo qua e là. Sono leggendari i suoi incontri con Granny Weatherwax, e spesso la sua presenza dà adito a divertenti freddure macabre (e come potrebbe essere altrimenti?1).
Mort è il primo libro del ciclo che vede Death come protagonista, o almeno al centro dell’azione. Infatti il vero protagonista in questo caso è Mortimer, detto Mort, un giovane dinoccolato ed impacciato delle Ramtops che viene assunto da Death come apprendista2. Mort si trova così a vivere con Death nel suo dominio insieme al suo fedele servitore Albert e alla figlia adottata Ysabell. E c’è pure Binky, l’enorme cavallo con cui Death si muove per il mondo!
I libri del ciclo di Death sono pochi e, come spesso faceva Pratchett, partono tutti da un’idea simile. In questo caso, Death non solo assume Mort come apprendista, ma a un certo punto decide di lasciargli tutto il lavoro (e tutta la responsabilità!) per tentare di capire meglio la natura umana esplorandone prima i vizi della carne, in mancanza di un termine migliore, e poi trovando un lavoro ad Ankh Morpork. C’è un problema: questo fa sì che Mort diventi sempre più simile a Death e… viceversa.
In tutto questo, aggiungiamo un collasso della realtà causato da una nobile azione di Mort che decide di salvare dalla morte la bella principessa Keli da un intrigo di palazzo, cosa che però non impedisce al resto del mondo di crederla morta (tanto che a lei tocca assumere il giovane mago Cutwell come Royal Recognizer, cioè Riconoscitore Reale, per ricordare a chi la circonda della sua esistenza).
Mort si può probabilmente considerare il primo libro del Discworld in cui Pratchett è riuscito ad imbrigliare la sua straripante immaginazione in una struttura coerente dall’inizio alla fine, in cui si possono facilmente identificare i vari atti della storia. I personaggi principali qui sono ben delineati e hanno tutti degli story arc completi e soddisfacenti, fino ad arrivare ad un finale che è davvero perfetto nel non lasciare niente a metà3.
Certo, si nota come Mort sia uno dei primi libri del Discworld un po’ per il limitato numero di pagine, un po’ per la sua semplicità (detto senza alcuna accezione negativa), e un po’ per altri dettagli sparsi come, per esempio, il personaggio di Alberto Malich, abile mago che più di ogni altra cosa brama il potere (i maghi sono diventati sempre più moderati andando avanti nei libri del Discworld4). Un altro indizio che ci suggerisce che siamo di fronte ad uno dei primi lavori di Pratchett sono i riferimenti al mondo reale qua e là, tra autostrade, impianti stereo, cinema e Titanic e Lusitania, che sono assenti nei libri posteriori.
Allo stesso tempo si ha quasi l’impressione che il Discworld cominci qui (anche se il successivo Sourcery è secondo me un passo indietro da questo punto di vista), vista l’incredibile quantità di world building e la presenza di elementi filosofici che da qui in avanti non mancano quasi mai (anche in libri più leggeri come, per esempio, Eric). Sono infatti decisamente interessanti le considerazioni sulla morte, sul destino e sulla giustizia (o sull’assenza della stessa), che Pratchett ci regala grazie ai dialoghi tra Mort e Death. La Morte esiste solo per accompagnare le anime alla fine delle loro vite terrene, senza prendere posizione sull’eventuale giustizia delle circostanze che l’hanno determinata. E quando lo fa (o meglio, quando Mort lo fa), le conseguenze sono drammatiche.
E come non adorare il pezzo su Death che Neil Gaiman ha poi ripreso pari pari per una storia del suo Sandman, precisamente Facade? Eccolo: “He remembered being summoned into reluctant existence at the moment the first creature lived, in the certain knowledge that he would outlive life until the last being in the universe passed to its reward, when it would then be his job, figuratively speaking, to put the chairs on the tables and turn all the lights off.” (Ricordava di aver cominciato la sua esistenza controvoglia quando la prima creatura cominciò a vivere, e sapeva che sarebbe vissuto fino alla morte dell’ultimo essere nell’universo, quando sarebbe stato il suo compito mettere le sedie sul tavolo e spengere tutte le luci)
In effetti la solitudine della Morte è proprio il punto principale del libro, e per questo Mort offre tantissimo su cui pensare. Una scena particolarmente toccante è quella in cui Mort va dalla strega che è pronta a morire, e lo vuole fare serenamente. Toccante, dico, perché quando Pratchett è stato colpito dall’Alzheimer ha scelto di abbandonare questo mondo serenamente in maniera decisamente coerente col suo pensiero che si vedeva riflesso nelle parole di questo libro.
Certo, Mort è anche un libro divertente, ma probabilmente molto meno dei precedenti The Colour of Magic, The Light Fantastic e Equal Rites. È anche vero che normalmente tutti i cicli del Discworld sono andati migliorando con l’andare avanti nei libri, quindi forse è la mia conoscenza dei seguenti capitoli della storia di Death che mi fanno essere tiepido con questo libro? Non fraintendetemi: è un gran libro! Ci sono pure i soliti riferimenti shakespeariani che Pratchett amava tanto! Insomma… leggetelo, ciao!
1. …YOU MUST LEARN THE COMPASSION PROPER TO YOUR TRADE. ‘What’s that?’ A SHARP EDGE. (…DEVI IMPARARE LA COMPASSIONE NECESSARIA PER IL LAVORO. ‘E cioè?’ UNA LAMA AFFILATA)
2. ‘It would seem that you have no useful skill or talent whatsoever’, he said. ‘Have you thought of going into teaching?’ (‘Sembra che tu non abbia alcun talento o capacità’, disse. ‘Hai pensato di diventare un insegnante?’)
3. Non mancano battute, naturalmente, come quella che Granny Weatherwax non riesce a raccontare in Witches Abroad: ‘Alligator sandwich,’ he said. ‘And make it sna —’ (sarebbe snappy).
4. E i maghi fanno i fuochi d’artificio come quelli di Tolkien!
5. Uno che ho beccato (dal Sonetto XVIII) è “if Mort ever compared a girl to a summer’s day, it would be followed by a thoughtful explanation of what day he had in mind and whether it was raining at the time.” (se Mort avesse mai paragonato una ragazza a un giorno d’estate, aggiungerebbe una spiegazione convoluta di che giorno aveva in mente specificando se stava piovendo tutto il tempo), per non parlare delle tragedie amorose lette da Ysabell (e Death che cita il Macbeth: BEGONE, YOU BLACK AND MIDNIGHT HAG).
cmq la copertina è stupenda
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Tutte le copertine dei libri del Discworld sono fenomenali! :–)
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