Ringu 2: recensione del film

31 ottobre 2022, la notte di Halloween! E non si può non festeggiarla con un bel film horror. Io ho scelto Ringu 2, ma trovate altri post spaventosissimi da Lucius de Il Zinefilo, da Cassidy de La bara volante e da Arcangelo di Omniverso. Buon Halloween!

Ringu 2 (per l’Italia: Ring 2)di Hideo Nakata è il seguito uscito nel 1999 di Ringu (1998), diretto dallo stesso regista. In realtà si tratta del secondo tentativo di seguito dopo l’insuccesso di Spiral (Rasen, 1998), il seguito girato contemporaneamente al primo film e basato sugli scritti di Kôji Suzuki che però non incontrò il favore del pubblico. Così nel 1999 si richiamò il regista del primo film e gli si fece girare un altro seguito basato su una sceneggiatura originale di Hiroshi Takahashi.

Ringu 2 riprende la storia di Ringu pochi giorni dopo la fine degli eventi narrati in quel film. Lo zio di Sadako, Takashi (Yôichi Numata), va all’obitorio a vedere il cadavere della nipote e dei poliziotti gli dicono che la povera Sadako pare aver sopravvissuto 30 anni nel pozzo chiuso, visto che l’autopsia ha rivelato che la morte è avvenuta non più di uno o due anni fa. A pensarci bene, questa è la cosa più paurosa e sconcertante dell’intero film…

La protagonista di Ringu, Reiko (Nanaku Matsushima), è scomparsa insieme al figlio, mentre il suo ex marito Ryuji (Hiroyuki Sanada) è morto, e lo avevamo visto, così come il padre di lei. Infatti la protagonista di Ringu 2 è la bella Mai (Miki Nakatani), un’ex-assistente di Ryuji, che vuole saperne di più su cosa sia successo e si mette ad indagare così come il dottor Kawajiri (Fumiyo Kohinata) che ha in cura una delle sopravvissute della serie di incidenti di qualche settimana prima, Masami (Hitomi Satô).

Senza inoltrarmi troppo in territorio spoilerRingu 2 ricalca la struttura di Ringu fin troppo pedissequamente e ci tiene a riallacciarsi a tutti gli elementi del primo film come a dimostrare di aver fatto bene i compiti a casa. Mai indaga sugli strani fatti di sangue, ha un alleato (anzi, un paio, considerando anche il giornalista Ozazaki, Yûrei Yanagi), e alla fine va alla provincia di Izu dove la storia è cominciata e dove deve quindi terminare.

Purtroppo, però, questo film si dimentica della cosa più importante: che deve fare paura! Con la perdita dell’elemento terrorizzante della videocassetta che condannava a morte chi la guardava, in Ringu 2 non c’è la corsa contro il tempo per sopravvivere che funzionava tanto bene in Ringu. Inoltre il film scombina le carte in tavola dando quasi dei superpoteri al piccolo Yoichi (Rikiya Otaka) e cambiando la natura della maledizione in maniera un po’ confusionaria, almeno secondo me.

Questo non vuol dire che il film sia interamente da buttare via! Ci sono delle belle sequenze drammatiche come quella del rituale dello zio di Sadako che restituisce i resti della nipote all’acqua e la morte di Reiko, e il finale con il regno dei morti simbolizzato dal pozzo è molto poetico e fa anche abbastanza paura. Però tutta la prima metà del film l’ho trovata farraginosa e poco ispirata. Certo che con i suoi 90 minuti di durata non mi posso lamentare troppo, il film non è certo pesante da guardare, ma semplicemente mi è sembrato poco brillante e non all’altezza del primo. Ciao! 


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42 risposte a "Ringu 2: recensione del film"

  1. Ricordo che ho visto questo “Ringu 2” dopo il “Ring 2” americano, anche se all’epoca da noi arrivò tutto mischiato: l’unica cosa che ricordo è che mi è piaciuta la prima scena, ma nient’altro. All’epoca gli preferivo le versioni americane.
    Passando invece ai romanzi, vent’anni fa sono impazzito per Kôji Suzuki e mi sono letto tutto d’un fiato sia la trilogia di Ring che l’antologia “Dark Water”, in pratica tutto ciò che si trovava di lui in lingua italiana. “Spiral” lo ricordo un ottimo romanzo, anche se non bello come il primo, mentre il terzo “Loop” lo ricordo osceno per quant’era brutto, chiaramente l’ispirazione era finita.
    Però lo stile di Suzuki è troppo letterario, la paura che sapeva mettere per iscritto era impossibile da rendere in video, quindi il successo di “Ringu” è tutto di Hideo Nakata che ha saputo reinterpretare il testo. Anche se è innegabile che il romanzo metta mooooooooolta più paura del film 😛

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    1. mamma mia, ho vissuto Loop quasi come un tradimento personale da tanto è orrendo!
      La biblioteca che mi nutriva allora aveva tutti e quattro i suoi libri, ma non ho mai letto Dark Water; quasi quasi lo cerco, anche perché ho visto il film che credo sia stato tratto da una delle storie e mi è piaciuto veramente tanto!

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      1. Loop è così illeggibile che non mi stupirebbe scoprire l’abbia scritto qualcun altro, firmandosi Suzuki: c’è un abisso rispetto ai precedenti due, in ogni aspetto.
        Sono passati quasi vent’anni quindi non posso giurarlo, ma ricordo che “Dark Water” è un’ottima antologia, e il racconto da cui hanno tratto il film (anzi, i due film) sicuramente mi è piaciuto – con di nuovo l’acqua come psicopompo (“traghettatrice d’anime”) – ma mi è rimasto impresso anche il primo racconto, con protagonisti degli speleologi subacquei. Di sicuro è un libro che consiglio 😉

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          1. Credo sia la prima volta che mi capiti qualcuno che abbia letto la trilogia di Suzuki ^_^
            Sono passanti vent’anni e la memoria non mi aiuta, ricordo solo il fastidio della lettura: dopo i primi due romanzi non mi aspettavo proprio un crollo così verticale 😛

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            1. In realtà è difficile trovare persone che sappiamo che Ring nasca come trilogia di romanzi. Ricordo di aver trovato una persona convinta che nascessero dai fumetti (quando esistono due serie, poi, una basata sui romanzi e una sui film). Io avevo comprato il primo e i successivi presi in biblioteca. Ci sono dei frammenti molto lucidi nella mia memoria, tra cui il personaggio che poi incontriamo in Loop, il pezzo di gi

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            2. Maledizione, ho inviato prima di completare… Appunto il pezzo di giornale che spunta dall’autopsia o la storia di Sadako, molto diversa sia da quello americano, sia da Ring 0 e a mio avviso con molto più senso. Poi arriva il 3, la cui trama è basata su questo studente che conosce una madre con il figlio in ospedale e la relativa storia d’amore e sesso. E solo alla fine ricordandosi che dove a connettersi a una serie… Peccato, perché l’idea non era neanche malaccio, ma se invece di concentrarsi su quanto malato fosse fare sesso in ospedale mentre tuo figlio sta facendo la chemio, sarebbe stato interessante vedere più approfonditamente come è arrivato nel deserto dove ha scoperto i fatti di the ring e spiral. Perché in quel punto ho un vuoto totale.

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              1. Io sono infestato da gente convinta che l’intero universo nasca dai fumetti, qualsiasi sia l’argomento trovo sempre qualcuno che se ne esce con l’unico medium che conosce e TUTTO è nato prima a fumetti. Romanzi? e che roba sono? 😀

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                1. Per fortuna da me sono in pochi a pensarla così xD.
                  Io leggo entrambi, ma quando ero piccola ricordo un adulto (non ricordo chi) che mi disse che prima esce sempre il film e poi esce la serie animata o il fumetto.
                  Ogni tanto becchi quello che non sa nulla dell’argomento e pensa di avere la verità in tasca 😅.

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                    1. Sono introversa al punto che in certi casi mi viene mal di testa effettivo se c’è troppo caos (tipo al compleanno di un’amica l’altro giorno), di conseguenza evito troppo contatti sociali xD. Le persone con cui parlo di norma non se ne escono con assolutismi del genere, di conseguenza mi salvo xD. Tranne in fiera (lì ho imparato a estraniarmi per non stare male, specie se giro da sola), ed è lì che di norma sento la frase vagante…

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                  1. Oh mamma… Quante volte a spiegare che la differenza è nata tra fumetto che veniva pubblicato su giornale e quello invece che veniva pubblicato in libreria, mentre oggi questa differenza è venuta a mancare… Non so quante definizioni strampalate ho trovato in giro per giustificare la differenza.

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  2. Quando uscì il primo The Ring americano ero in piena fase otaku, per cui recuperai i film giapponesi (tranne Spiral, ma compreso di Ring 0), i romanzi, grazie a delle amiche i fumetti… Qualche anno fa volli fare un approfondimento e scoprii che non si erano fermati. È uscita pure una serie tv e un romanzo sulla storia di Sadako.
    Io mi fermai al terzo (Loop), dove la connessione (e la spiegazione) alla maledizione arriva solo negli ultimi capitoli, prima è tutta una storia d’amore tra due personaggi che (apparentemente) non sono legati alla vicenda principale.
    In realtà a quel tempo capii anche che l’horror giapponese non fa per me, è troppo lento per i miei gusti.

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    1. Io ho visto solo i due primi Ringu della saga, e questo secondo capitolo già non mi ha fatto impazzire.

      Capisco il tuo commento sullo horror giapponese, io il cinema asiatico lo apprezzo a piccole dosi, sicuramente ha ritmi diversi da quello a cui siamo più abituati. :–)

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      1. Quando lo dico, poco ci manca che mi dicano che non ne capisco nulla, quando dipende semplicemente da gusti personali. Tra l’altro, penso sia proprio l’horror giapponese, perché ne ho visti un paio tailandesi e coreani e lì è andata meglio, anche se non ricordo i titoli. Forse hanno ritmi più occidentali? Chissà.

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          1. Allora dev’esserci qualcosa di nipponico nel sottoscritto, perché invece io apprezzo assai questi ritmi lenti che fanno montare la tensione poco a poco e quindi perfetti per gli spettri del Sol Levante, facenti riferimento a un background soprannaturale che segue coordinate diverse dalle nostre (e proprio per questo ancora più terrificanti e minacciosi), privato della sua forza originaria quando viene “riadattato” nei remake destinati al pubblico occidentale. Questo, beninteso pure nei casi più riusciti (vedi “The Ring” di Gore Verbinski)… Io, comunque, ho apprezzato l’intera trilogia originale, compreso “Ringu 0 – Bāsudei” di Norio Tsuruta 😉

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            1. I film horror giapponesi sono molto apprezzati, ma io ho proprio il problema che non solo non mi fanno paura, ma neanche mi piacciono a livello tecnico (fotografia, musica, scelte cromatiche…). La paura è molto personale e come la rende il mondo nipponico, a me non piace. Si veda anche gli anime come Another, un manga come Vampire Princess Myu… Con i videogame andiamo un po’ meglio, ma li reputo comunque molto lenti, il che mi fa perdere l’ansia, che è ciò che mi fa paura per davvero. L’ansia non mi fa ragionare con lucidità e mi impedisce di vedere una soluzione facile, se c’è, mentre invece negli horror giapponesi c’è quasi calma e noia, perdo parte della mia paura personale. Mi si è salvato Hausu, ma quello rientra nelle horror commedia, più che in quello puro. Già Ring 0 l’ho apprezzato di più, perché oltre alla paura pura e semplice, c’è dietro una bella trama di bullismo a supporto. Almeno, per quel poco che ricordo, l’ho visto praticamente quando è uscito da noi, c’erano ancora i videonoleggi.

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              1. Ah, i videonoleggi, che bei ricordi 😉
                Tornando alla paura e al terrore resi secondo i canoni nipponici, credo non ci siano vie di mezzo: o li senti a livello profondo fin dal primo impatto, o non li senti del tutto…. Per il sottoscritto la sensazione principale è quella di rimanere intrappolati in una tela di ragno che ti si tesse attorno lentamente ma inesorabilmente, dalla quale non ti puoi liberare perché il suo disegno generale ti sfugge. Da occidentale, posso “comprendere” e affrontare uno spettro classico, ma contro qualcosa di estraneo al mio folklore come possono esserlo onryo, yurei e yokai non ho possibilità né di fuga né di difesa, come sosteneva a sua volta Ted Raimi a proposito del fin troppo sottovalutato remake USA del primo “Ju-On” (altro grande capostipite del genere, nonostante ci sia comunque chi l’ha trovato soporifero e francamente un po’ li invidio, se sono riusciti a dormire anche quando la spettrale Kayako Saeki ha fatto quella terrificante discesa dalle scale 😉)…

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                1. I film horror che prediligo sono quelli che toccano delle paure più realistiche, poi possono essere causate da un essere soprannaturale, ma in generale mi colpisce proprio la parte “umana” dietro gli horror, come Us o anche la serie TV Them. Quelli nipponici non mi attivano l’empatia, vedo i personaggi più come ruoli che come persone, penso stia lì il problema. Preferisco quando mi fanno riflettere su qualcosa (non per forza una riflessione seria, infatti mi piacciono le horror commedia). Infatti, se non propriamente horror, Alice in Borderland l’ho amato, al contrario di Squid Game che mi ha lasciata un po’ indifferente.

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                    1. Squid Game sa di già visto. Alice in Borderland è dello stesso genere battle royale, ma ha un approfondimento caratteriale maggiore dei personaggi, a me è parso pure fatto meglio dal manga da cui è ispirato. Dopo l’esplosione di una cometa, alcuni ragazzi si svegliano in una Tokyo desertica. Passano la giornata lì fin quando non scoprono che per poter rimanete in vita, devono superare una serie di prove e allungare il loro visto. Se il visto scade, si viene uccisi. In breve scoprono di non essere soli e che per prolungare il visto, devono giocare. La differenza con Squid Game sta che i protagonisti si conoscono da sempre, di conseguenza vediamo come si evolve il loro rapporto in una situazione in cui potenzialmente potresti dover ammazzare l’altro per sopravvivere. A livello di traumi si prende anche i suoi spazi per narrarli bene. Un particolare episodio mi ha anche fatto piangere dalla commozione, tanto ho sentito la disperazione provata dai ragazzi.

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  3. Ammetto, non so quanto colpevolmente, di preferire, in questo caso, il remake americano: nelle versioni originali non ho mai avvertito la stessa tensione. Non so se è un problema di relativismo culturale, per cui possono esserci cose che spaventano a morte i giapponesi e noi meno, o di abitudine al linguaggio, però altri horror orientali mi hanno tenuto incollato dall’inizio alla fine (il primo The Eye l’ho adorato, così come i vari Ju-On che ho visto). Ringu proprio non mi dice nulla, ed è assurdo perché anche il libro mi è piaciuto veramente tanto. Boh.

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    1. Non saprei dire, perché non ho visto i remake… A me il primo Ringu è sicuramente piaciuto più del secondo, e ci sono pure arrivato tardi quindi con una certa aspettativa! :–)

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  4. Il mio post di Halloween è spaventosamente scritto male XD
    Quanto a Ringu 2, non l’ho visto, ho visto solo il primo remake americano, però ora mi hai messo curiosità, soprattutto con Spiral, vedrò di approfondire l’argomento.

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