
Archer, Trip e T’Pol cenano insieme per festeggiare il primo anno a bordo dell’Enterprise della vulcaniana. Chiacchierando amabilmente, lei arriva a raccontare una storia sul primo contatto tra vulcaniani e terrestri, e non è quello che tutti conosciamo dopo il volo della Phoenix di Zefram Cochrane. Negli anni Cinquanta, una nave di osservatori vulcaniani in orbita terrestre per studiare la messa in orbita dello Sputnik (lanciato il 4 ottobre 1957) ebbe dei problemi e fu costretta ad un atterraggio d’emergenza. I tre sopravvissuti erano T’Mir, bisnonna di T’Pol (interpretata dalla stessa Jolene Blalock), Mestral (J. Paul Boehmer) e l’ingegnere Stron (Michael Krawic).
Costretti a passare mesi sulla Terra, per sopravvivere si installarono nella piccola cittadina mineraria di Carbon Creek, Pennsylvania. T’Pol si diverte a stupire Archer e Trip con una storia che essenzialmente riscrive la storia dei terrestri che ignorano il vero primo contatto con i vulcaniani (pur se in incognito). Mestral è il personaggio che più rimane affascinato dalla Terra, mentre Stron rimane ligio al protocollo. T’Mir inizialmente è come il secondo, ma poi in realtà si lascia prendere pure lei dalla situazione e chiude il suo soggiorno rendendo possibili gli studi universitari di un ragazzo particolarmente dotato. Di fatto mi aspettavo che ad un certo punto fosse rivelato il suo nome come uno dei grandi innovatori del nostro secolo, ma invece la cosa finisce lì.
Io ho apprezzato non poco questo episodio. La storia mi è parsa davvero ben bilanciata (la sceneggiatura è di Chris Black), con un ritmo appropriato che non prova a fare niente di esagerato ma che piano piano costruisce un’immagine realistica di tre alieni nella campagna statunitense. La cosa sarebbe potuta risultare facilmente ridicola se non sviluppata bene!
C’è anche un sacco di umorismo (non sguaiato) sia nelle scene della cena di Archer, Trip e T’Pol, sia in molte scene a Carbon Creek nel passato, anche grazie ai tre attori che nei panni dei vulcaniani privi di emozioni hanno fatto un gran lavoro. E la musica di Jay Chattaway qui fa anche un gran lavoro per sottolineare il mood della storia. Insomma, non ho altro che belle parole per questo episodio, sinceramente. E quante scene in esterni!
Ho anche apprezzato il chiarissimo il riferimento a The City on the Edge of Forever (Uccidere per amore) della serie classica, con T’Mir e Mestral che si vestono in modo da non essere visti come degli alieni. E anche stavolta non manca un momento sexy, con la Blalock (forse) nuda dietro un lenzuolo che si mette un vestito (due volte). Ciao!
PS: geniale che T’Mir brevetti l’invenzione del velcro fatto con nylon, un brevetto che fu registrato nel 1958 da… George de Mestral! E alla fine dell’episodio Mestral rimane sulla Terra, quindi… alla fine un qualche collegamento con personaggi realmente esistiti c’è in Carbon Creek.
PPS: da un certo punto di vista, l’episodio è simile a 11:59 di Star Trek: Voyager, ma per me è infinitamente superiore.
Episodio precedente: Onda d’urto (seconda parte)
Episodio successivo: Campo minato
Quando si torna indietro nel tempo Star Trek funziona sempre 😛
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Eh, di solito sì, in effetti! :–D
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Be’, fra quest’episodio di “Enterprise” e “11:59” io mi spingerei a dire che non c’è proprio paragone (io lo avvicinerei più a quell’avventura dei Ferengi a Roswell in DS9, “Little Green Men”) 😉
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Little Green Men è probabilmente il mio episodio Ferengi preferito!
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