
Marauders (I predoni) è il sesto episodio della seconda stagione di Star Trek: Enterprise. Sin dall’inizio mi ha colpito la sontuositá delle scenografie, con la maggior parte delle scene girate in esterni, immagino nelle vicinanze delle solite Vazquez Rocks.
La premessa dell’episodio grida Mad Max 2 (1981) da ogni inquadratura: in un villaggio dove si estrae un materiale prezioso (qui è il deuterium, non il petrolio), una piccola comunità guidata da tale Tessic (Larry Cedar) è minacciata da dei predoni (Klingon, in questo caso, comandati da Korok, Robertson Dean, invece che Lord Humongous – Dean ha anche una piccola parte in Star Trek: Nemesis, 2002). Ecco Archer (il nostro Max) che ha bisogno pure lui di deuterium, e che dopo aver titubato un po’ si unisce alla comunità per provare ad organizzare una difesa contro i bulli Klingon. C’è pure un ragazzino (Jesse James Rutherford) che fa amicizia con Trip, come il feral kid del film di George Miller!
Naturalmente l’ispirazione più alta può essere considerata Shichinin no Samurai (I sette samurai, 1954), e ci sta tutta, perché l’impressione è che non si sia badato a spese per questo Marauders, se pensiamo anche all’alto numero di guest star e comparse, ai tanti effetti speciali (con combattimenti e esplosioni), e alle scene di combattimento corpo a corpo ben coreografate (la T’Pol che combatte non è Jolene Blalock, ma la stuntwoman Bridget Riley). Anche le musiche sono quelle delle grandi occasioni!
Ho adorato quattro quinti di questo Marauders, di cui mi ha deluso soltanto il finale davvero fiacco. Davvero possiamo credere a un gruppo di ingegneri e operai che tengono testa a dei guerrieri Klingon, pur se presi di sorpresema, soltanto grazie ad un trucco e a qualche arma poco minacciosa imparata ad usare in due o tre giorni?
E poi i Klingon non li hanno nemmeno feriti! T’Pol lo aveva detto chiaramente: a meno di non ucciderli, il problema di Tessic non avrebbe avuto soluzione. E qui ci si accontenta di spaventarli? Certo, il capitano Klingon dichiara che andrà a cercare il deuterium da qualche altra parte, ma sarebbe stato molto più naturale per loro tornare in forze e portare via tutto, magari dopo aver sterminato la comunità di estrattori e raffinatori.
E perché prima di andare via almeno non si prendono col teletrasporto tutti i litri di deuterium che gli erano stati promessi?
Insomma, qui è chiaro che la volontà di fare un prodotto adatto a tutti i tipi di pubblico abbia danneggiato la qualità del prodotto. Non dico che volessi un bagno di sangue, ma suppongo che in Deep Space Nine avremmo visto qualcosa di più significativo…
Rimane un episodio sicuramente interessante per i riferimenti cinematografici, le scenografie e le scene in esterni (cosa rara per Star Trek), e anche per continuare a mostrare una Flotta Stellare appena nata decisamente interventista che non ha ancora deciso di seguire la Prima Direttiva che invece i vulcaniani hanno già. Qui Archer rischia di inimicarsi i Klingon per difendere gente mai vista prima (e che presumibilmente mai rivedrà), anche se i suoi commilitoni riescono abbastanza bene a mimetizzarsi coi locali nella battaglia campale (uso questo aggettivo in maniera molto generosa). E T’Pol è sicuramente molto diversa dall’ufficiale vulcaniana che aveva cominciato la missione sull’Enterprise NX-01 un anno prima, praticamente è lei a suggerire di combattere i Klingon. Mi piace questo sviluppo del personaggio! Ciao!
PS: già che ci sono, uno dei Klingon è interpretato da Wayne King, apparso in Star Trek: First Contact (Primo contatto, 1996) nei panni di uno sfortunato Klingon assimilato dai Borg. E anche Larry Cedar e Bari Hochwald erano entrambi già apparsi in altri prodotti di Star Trek, sia Deep Space Nine che Voyager.
Episodio precedente: Una notte in infermeria
Episodio successivo: Il settimo
Ricordo questo episodio perché per la prima volta nella serie arrivavano le armi, praticamente assenti fino ad allora. Certo, la manifattura è decisamente carente, sembrano dei plasticoni giocattolo comprati in tabaccheria, ma se non altro appaiono per la prima volta i fucili che i nostri eroi useranno nei futuri episodi (quelli grigi con il manico nero).
Siamo d’accordo che storicamente Star Trek è una serie che cerca di ridurre al minimo l’uso di armi, ma dopo “DS9” e “VOY”, autentiche fucine di fanta-armi, è stata dura ritrovare in mano ai protagonisti dei pezzi di plastica grezza.
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Eh sí, eppure è strano perché ENT punta abbastanza sull’azione, ma chissà perché hanno curato così poco l’estetica di quelle prop!
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Si dev’essere riproposto il costante problema di rendere credibile dal punto di vista tecnologico una serie di Star Trek precedente di oltre un secolo la TOS: come crei degli strumenti, armi in questo caso, tali da non sembrare troppo moderni rispetto a quanto visto nella serie classica (successivamente rimasterizzata e parzialmente rimodernata per cercare di ridurre a sua volta questo tipo di incoerenze) ma nemmeno così “datati” da finire per stonare in ambienti comunque futuristici come quelli di “Enterprise”? Ecco, direi che trovare un compromesso accettabile qui debba essere stato piuttosto difficile, visti i risultati (a livello di estetica e di realismo nei dettagli)…
Per il resto sì, “Marauders” è un episodio che fa il suo dovere QUASI fino in fondo.
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Si, Enterprise aveva il compito impossibile di essere precedente a TOS con quel suo gusto anni Sessanta e allo stesso tempo futuribile per noi. Hanno fatto un buon lavoro, secondo me, nei limiti delle possibilità che avevano, però è vero che alcune prop son proprio brutte a vedersi (armi in primis)!
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